Operazione Visir: 14 arresti nel marsalese. Intervento di Messina Denaro per sedare le frizioni nella decina di Petrosino-Strasatti

redazione

Operazione Visir: 14 arresti nel marsalese. Intervento di Messina Denaro per sedare le frizioni nella decina di Petrosino-Strasatti

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mercoledì 10 Maggio 2017 - 07:49

11.40 – Si è conclusa la conferenza stampa sull’operazione “Visir”, che si è tenuta presso il Comando Provinciale dei Carabinieri di Trapani.

11.30 – Anche gli stupefacenti insieme al settore edilizio rappresentano un’attività in cui si registra l’interesse della famiglia mafiosa locale. Nelle perquisizioni di alcuni arrestati sono state trovate alcune quantità importanti di stupefacenti.

11.25 – Nel corso della conferenza stampa viene asserito che il boss latitante Matteo Messina Denaro avrebbe trovato rifugio a Marsala nel 2015.

Il Colonnello Russo evidenzia come i capi di cosa nostra in provincia abbiano continuato a mostrare negli ultimi anni la capacità di infiltrarsi nel tessuto economico locale attraverso le estorsioni, mentre gli appalti pubblici “continuano ad essere il core business delle associazioni mafiose”. “Avvieremo – sottolinea il colonnello Russo – una serie di riscontri in merito ad alcuni episodi sul settore delle estorsioni con imprenditori del posto che mi auguro siano in grado di chiarirci alcune dinamiche da approfondire”.

11.20 – Si passa poi a parlare della tentata estorsione ai danni di Francesco Billeci, imprenditore di Partinico, presidente della locale associazione antiracket. L’episodio fu denunciato dallo stesso Billeci. Michele Giacalone, vicino a Vincenzo Rallo, chiedeva di assumere determinate maestranze marsalesi e di rivolgersi a determinati fornitori. Billeci si rifiutò e a quel punto Giacalone gli fece capire che occorreva un contributo visto che operava nel loro territorio. In particolare si trattava dei lavori di rifacimento di piazza Matteotti. Billeci prese tempo, Giacalone gli fece capire che ci sarebbero state ripercussioni molto gravi, fino a dire a un suo dipendente “Ancora non è morto il tuo capo”. Le indagini dei carabinieri hanno inchiodato Giacalone e hanno portato all’arresto per tentata estorsione.

11.15 – Interviene il Comandante reparto anticrimine di Palermo, Giuseppe Arcidiacono: “L’oggetto dello scontro all’interno della famiglia mafiosa di Marsala nasceva dalle pretese di D’Aguanno di avere ruoli più importanti, anche divergenze di opinioni sulla gestione delle attività illecite e sulla gestione del traffico di calcestruzzi che vedeva Fabrizio Vinci, sponsorizzato dallo stesso D’Aguanno stesso. Dall’altro lato c’erano diversi imprenditori sponsorizzati da Vincenzo Rallo, il capo della famiglia”.

Poi si fa riferimento a un incontro tra Michele Lombardo e il mazarese Vito Gondola, avvenuto nel 2015. Dalle intercettazioni si sente Lombardo che racconta a D’Aguanno di aver avuto rassicurazioni dallo stesso Gondola, parlando di ritorsioni nei confronti di Sfraga. Dinamiche interprovinciali fra cosa nostra trapanese e palermitana che vedono protagonisti diversi esponenti dei mandamenti territoriali. Parla di unitarietà che contraddistingue cosa nostra regionale rispetto ad altre organizzazioni criminali. Fra gli interessi, anche un’opera pubblica di grande interesse, come il porto di Castellammare del golfo.

11.00 – E’ cominciata a Trapani la conferenza stampa presso il Comando Provinciale dei Carabinieri. Confermata l’importanza dell’operazione Visir, che ha visto l’impiego di 150 risorse dell’Arma, a cui va il ringraziamento del Comandante Stefano Fernando Russo. Il vice comandante del Ros Roberto Papetti afferma: “Le indagini hanno reso un quadro significativo delle regole e delle procedure di cosa nostra, le dinamiche del mandamento di Mazara e della famiglia di Marsala. Abbiamo conferma del permanere all’interno di cosa nostra di diverse articolazioni territoriali e di regole gerarchiche della struttura che vede muoversi la provincia, il capo mandamento e la decina”. Papetti fa riferimento a frizioni emerse tra la fine del 2014 e il 2015 in seno alla famiglia di Mazara, di cui fa parte anche la decina operante fra Strasatti e Petrosino.
“Vengono tradite le aspettative di Rallo nell’essere nominato capo decina, per questo nascono attriti con Sfraga che invece viene nominato in questo ruolo. Da lì sorgono anche problemi sulle ripartizioni dei proventi illeciti, soprattutto nel settore degli appalti (calcestruzzi, opere edili). Le indagini e le perquisizioni dei Carabinieri sventano inoltre gli intenti omicidiari dei malavitosi: durante le perquisizioni vengono infatti trovate delle armi. Nel Natale 2014 Sfrega dice nelle intercettazioni che Messina Denaro è intervenuto direttamente per sanare le frizioni, invitando a mettere da parte dissapori minacciando inoltre interventi risolutivi”.

Gli arrestati: Vito Vincenzo Rallo, Aleandro Rallo, Michele Giacalone, Michele Lombardo, Ignazio Lombardo, Vincenzo D’Aguanno, Alessandro D’Aguanno, Nicolò Sfraga, Calogero D’Antoni, Giuseppe Giovanni Gentile, Simone Licari, Andrea Antonino Alagna, Massimo Giglio, Fabrizio Vinci.


Aggiornamento ore 9.00 – Nei comuni di Marsala e Mazara del Vallo (TP), i Carabinieri del ROS e del Comando Provinciale di Trapani hanno dato esecuzione ad un fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura Distrettuale Antimafia di Palermo, diretta dal Francesco Lo Voi, nei confronti di 14 persone indagate per associazione di tipo mafioso, estorsione, ricettazione, detenzione illegale di armi e munizionamento, con l’aggravante del metodo e delle finalità mafiose. L’intervento costituisce un’ulteriore fase dell’articolata manovra investigativa sviluppata dal ROS, con il coordinamento della Procura di Palermo, per la cattura del latitante Matteo Messina Denaro, che ha già consentito dal 2009 l’esecuzione di 61 provvedimenti cautelari a carico della sua rete di fiancheggiatori.1
Al centro dell’odierno provvedimento il mandamento di Mazara del Vallo e la sua articolazione territoriale rappresentata dalla famiglia mafiosa di Marsala, capeggiata dall’uomo d’onore Vito Vincenzo Rallo ed operante, nel 2015, secondo le espresse direttive del latitante Matteo Messina Denaro.
Le indagini sull’aggregato mafioso marsalese – dirette dai sostituti procuratori Carlo Marzella, Pierluigi Padova e Gianluca De Leo – hanno permesso di individuarne gli assetti ordinativi e le gerarchie, evidenziando l’operatività di una decina radicata nella frazione marsalese di Strasatti e nel limitrofo comune di Petrosino.
In particolare, le investigazioni hanno consentito di accertare l’esistenza, in seno al sodalizio, di due sottogruppi di affiliati riferibili, il primo, a Nicolò Sfraga, uomo di stretta fiducia del capo famiglia marsalese, il secondo a Vincenzo D’Aguanno che, malgrado riconoscesse l’autorità di Vito Vincenzo Rallo, risultava insofferente alle ingerenze di Sfraga nella spartizione delle risorse economiche del territorio di competenza.
La frizione tra i due schieramenti ha generato criticità negli assetti associativi, con continue interlocuzioni tra gli indagati che hanno consentito di delineare progressivamente l’intera struttura dell’associazione criminale, permettendo di monitorare le fasi del processo di normalizzazione operato da Rallo nei momenti di forte tensione che, in alcuni frangenti, sembravano poter sfociare in un confronto violento tra le due fazioni.
In tale ambito i militari hanno acquisito, peraltro, risultanze di assoluto rilievo in ordine al ruolo attribuito al latitante Matteo Messina Denaro, cui è stato ricondotto, nel 2015, un intervento pacificatorio consistito nel richiamo al rispetto delle gerarchie interne alla famiglia di Marsala, rafforzato dalla minacciata eliminazione fisica dei responsabili di tali instabilità.
In particolare, le disposizioni del latitante venivano veicolate da Nicolò Sfraga al capo decina nel corso di una movimentata riunione nel gennaio 2015 quando, nel riferire le volontà di Messina Denaro, forniva importanti ed inediti elementi sia in ordine alla sua asserita presenza nel territorio della provincia di Trapani, sia in merito alle dinamiche di funzionamento di Cosa nostra marsalese.

L’indagine ha documentato anche il ruolo qualificato di Rallo nelle relazioni funzionali, di livello anche ultra provinciale, per la gestione di attività estorsive, in particolare con le articolazioni mandamentali di San Giuseppe Jato (PA).

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Dalle prime ore di questa mattina, i carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Trapani stanno eseguendo un provvedimento di fermo, emesso dalla procura distrettuale antimafia di Palermo, nei confronti di 14 persone indagate per associazione mafiosa, estorsione, detenzione illegale di armi e altri reati aggravati dalle finalità mafiose. L’operazione, denominata “Visir” (nome di fantasia che non ha alcun tipo di legame attività del territorio), vede al centro delle indagini del Ros la famiglia mafiosa di Marsala, di cui sono stati delineati gli assetti e le gerarchie. Documentate anche tensioni interne al sodalizio per la spartizione delle risorse finanziarie derivanti dalle attività illecite e l’intervento pacificatorio – nel 2015 – del latitante Matteo Messina Denaro a proposito di un contrasto che attraversava la famiglia mafiosa di Petrosino.

In tale quadro, le investigazioni hanno fornito inediti e importanti elementi, per l’epoca, in ordine alla operatività e alla possibile periodica presenza del latitante nella Sicilia occidentale.

I particolari dell’operazione saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che si terrà alle ore 10.30 odierne, presso la sede del Comando provinciale carabinieri di Trapani.

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