Pensionati “Social”

Claudia Marchetti

Marsala

Pensionati “Social”

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giovedì 25 Maggio 2017 - 07:30

I prossimi pensionati, quelli che hanno visto la macchina da scrivere ed il computer, quelli che sono passati dal citofonare in casa a fare uno squillo – sì, anche loro non meno dei loro figli – parleranno sempre più “Social”. Facebook però, c’entra poco e c’entra molto invece la nuova manovra di Governo, considerato che il Premier Gentiloni ha già firmato il decreto. L’Ape Social, che non è un aperitivo con gli amici, è l’anticipo pensionistico che verrà riconosciuto anche a chi ha 30 anni di contribuzione anziché 36. Questo “sconto” però, solo a determinate condizioni come a chi svolge dei mestieri considerati usuranti, gli operai ad esempio.

Prima il pensionamento anticipato non incentivava molto il lavoratore perché avrebbe dovuto ricorrere a prestiti bancari o a premi assicurativi, oggi invece, con le nuove disposizioni, sarebbe lo Stato a farsi carico dell’ammortizzatore sociale, ma solo per quei lavoratori in difficoltà economiche che presentano determinate caratteristiche. Tra queste: l’aver compiuto 63 anni, non godere di coperture sociali, essere disabili o persone che assistono un familiare ma con 30 anni di contributi alle spalle, svolgere lavori usuranti o gravosi,  percepire 8mila euro l’anno per i redditi da lavoro dipendenti e 4.800 euro per quelli da lavoro autonomo. Sarà poi l’Inps a erogare “l’assegno”. Certo, la cerchia potrebbe essere ristretta ma almeno lo Stato cerca di compiere la sua funzione Welfare senza sentir parlare di “voucher”, lavori socialmente utili, prestiti e elemosine varie.

La manovra dovrebbe correggere anche la cosiddetta “Quota 41”, in riferimento ai 41 anni di servizio con la a dir poco discutibile Legge Fornero. In questa fascia ne rientra però una cerchia selettiva, con la speranza che, nei successivi emendamenti, si possa far rientrare altre categorie come i lavoratori agricoli disoccupati da almeno 3 mesi. In Aula sono già pronti al palleggiamento e i sindacati – che sono sempre meno abituè delle piazze – hanno fatto le loro proposte. Perché ormai il tempo del dialogo sociale e della concertazione è finita all’incirca nel 2001… oggi viviamo tempi ibridi… così come si può ridare dignità al lavoro e ai lavoratori?

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