Il petrosileno Alessandro Paladino racconta la sua vita dopo la diagnosi della sclerosi multipla

redazione

Il petrosileno Alessandro Paladino racconta la sua vita dopo la diagnosi della sclerosi multipla

Condividi su:

giovedì 23 Aprile 2015 - 17:44

La storia di Alessandro Paladino è ricca di valori ed è un inno alla speranza per tutte quelle persone che come lui devono affrontare ogni giorno il dramma di una malattia. Alessandro ha 43 anni ed è originario di Petrosino, all’età di 26 anni i medici gli hanno diagnosticato la sclerosi multipla e da quel giorno la sua vita è cambiata totalmente, i suoi obiettivi e le sue priorità si sono dovuti adeguare alla sua nuova condizione, ma la sua malattia non ha mai rappresentato un limite, anzi – come Alessandro stesso afferma: “Non mi domando mai cosa avrei potuto fare se fossi stato bene, penso invece a quello che posso fare ora. Non vivo la mia condizione come un limite, ma come una ricchezza”. Alessandro non ha mai perso la sua voglia di vivere, una testimonianza di ciò è che si sta laureando in musicoterapica, deve sostenere soltanto tre esami e il suo percorso di studi si completerà. Una grande rivincita personale che va oltre il titolo di studi che a breve conseguirà. “Ho la musica nel cuore da quando avevo cinque anni – racconta Alessandro Paladino -. Quando è sopraggiunta la malattia mi avevano pronosticato che avrei dovuto interrompere gli studi al Conservatorio e invece adesso devo sostenere solo tre esami per arrivare alla laurea. A nessuna persona può essere impedito di raggiungere i propri sogni e di coltivare le proprie passioni, anche se la malattia può cambiare il modi di vedere le cose”. Ogni anno Alessandro si reca a Venezia, all’Istituto San Camillo degli Alberini, per la riabilitazione, un periodo di circa due mesi in cui lavora tanto sul suo corpo, sulla muscolatura con tantissime attività, tra cui ad esempio l’ippoterapia. Durante questi lunghi periodi di ricovero, l’organista petrosileno è riuscito ad instaurare rapporti di amicizia con tanti pazienti e operatori del San Camillo: “Oltre alle cure e alle terapie mediche, noi pazienti abbiamo anche bisogno di vivere momenti di aggregazione. Durante l’ultimo ricovero – conclude Alessandro -, insieme ad altri ammalati, abbiamo preparato e messo in scena uno spettacolo musicale. Ho composto anche un inno di ringraziamento dedicato ai medici, agli operatori, ai terapisti e agli infermieri del quarto piano del Padiglione B, i nostri angeli custodi che si occupano di seguirci”.

Condividi su:

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Commenta