Chi a piedi, chi a digiuno

Gaspare De Blasi

Io la penso così

Chi a piedi, chi a digiuno

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mercoledì 08 Ottobre 2014 - 16:54

Vi abbiamo raccontato la cronaca relativa alla vicenda, complessa e paradossale, degli scuolabus a  Marsala. Non riepilogheremo i fatti che iniziano con una rescissione del contratto tra Marsala Schola e al ditta che gestiva il servizio, transitano attraverso procedure del tipo, appalto rescisso, nuovo appalto bandito, asta deserta e incarico diretto tramite voucher. Quest’ultimi gli utenti li avrebbero dovuto comprare e spendere per il trasporto tramite contatto diretto con varie aziende del settore. Infine si è arrivati ad un “bando di gara con procedura negoziata per il trasporto scolastico”, (testualmente postato nell’Albo Pretorio del comune di Marsala). Ci avete capito qualcosa? Bene, noi poco, ma non conta. Importa invece sapere che nella migliore delle ipotesi i nostri figli andranno a scuola a piedi fino al prossimo 22 ottobre giorno dell’aggiudicazione della gara. Occorre anche specificare che la durata dell’incarico arriverà fino al 23 dicembre. Poi, come si usa dire dalle nostre parti, dopo le feste di Natale si vedrà. Cosa hanno fatto all’Istituzione e al Comune nei mesi estivi, oltre a godere delle sacrosante ferie, non si sa. O meglio erano impegnati nelle rescissioni, bandi, aste deserte, ecc. ecc… Mentre c’è chi va a piedi, c’è chi rischia il digiuno. Sono i lavoratori degli scuolabus. Perduti tra graduatorie, ore di lavoro fluttuanti di anno in anno, licenziamenti e riassunzioni, vivono da anni una vita difficile che in questo momento li ha portati al licenziamento e alla disoccupazione. Poi magari (lo auguriamo a tutti) verranno assunti dalla nuova ditta che si aggiudicherà la gara, perché titolari di diritti di precedenza acquisiti, oltre che dei requisiti richiesti. La conclusione  è sempre la stessa: che bisogno c’era di fare manifestare i lavoratori e di scatenare il malcontento delle famiglie? Non potevate pensarci in tempo? Sempre dall’Albo Pretorio apprendiamo che l’appalto per due mesi costerà alla collettività 310mila euro. Ripetiamo, tanto valeva visto che i soldi si dovevano spendere lo stesso, pensarci prima

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