Contro la corruzione, nel nome di Pio La Torre

Vincenzo Figlioli

Marsala

Contro la corruzione, nel nome di Pio La Torre

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giovedì 27 Aprile 2017 - 06:30

La storia recente della Sicilia, ormai è noto, è un rosario di ricorrenze dedicate alla memoria di stragi o omicidi di mafia. Nei prossimi giorni, esattamente domenica, ricorre il 35esimo anniversario dell’omicidio del segretario regionale del Pci Pio La Torre e di Rosario Di Salvo.

Tra i più autorevoli esponenti della sinistra italiana, La Torre dedicò gran parte della sua esperienza politica alla lotta alla criminalità organizzata, proponendo l’istituzione del reato di associazione mafiosa e la confisca dei beni ai clan. Proposte che trovarono attuazione solo dopo l’omicidio di La Torre, sancendo importanti passi avanti nella guerra che lo Stato (o almeno una parte di esso) ha combattuto contro le mafie. Proprio nel ricordo di Pio La Torre, l’ex magistrato Antonio Ingroia ha lanciato una proposta di legge che verrà presentato a Palermo venerdì 28 aprile.

L’idea è di estendere i principi previsti dalle proposte del compianto parlamentare comunista anche ai colletti bianchi che si macchino dei reati di corruzione e concussione. Il principio di fondo è che mafia e corruzione siano due lati della stessa medaglia e che lo Stato debba combattere entrambe colpendole sul piano economico e finanziario. Difficile non essere d’accordo. Le organizzazioni criminali sono riuscite a mettere assieme fatturati paragonabili a quelli delle più grandi multinazionali grazie alla collaborazione dei politici, dei burocrati o dei liberi professionisti che per tornaconto personale si sono dimostrati corruttibili.

In questi anni abbiamo raccontato di appalti truccati, concessioni anomale, voti di scambio e attestazioni false che hanno permesso l’accesso a cospicui finanziamenti europei. E in tutto questo si sono inserite anche storie farcite da ricatti e depistaggi di vario genere. Ben venga dunque una norma come quella proposta da Ingroia, che al di là di qualche passaggio discutibile e criticabile resta un uomo che la lotta alla mafia l’ha fatta davvero e che conosce bene i meccanismi perversi di cui si alimenta la corruzione. Accanto alle norme, però, come ha ricordato recentemente il garante dell’Authority Anticorruzione Raffaele Cantone, occorrono i valori. E su questo siamo ancora un Paese spaccato, tra chi rispetta coscienziosamente le regole e chi le viola con sfacciataggine, pensando di farla sempre franca.

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