Più di 500 migranti al porto di Trapani a bordo della nave della ong Sos Mediterranèe

redazione

Più di 500 migranti al porto di Trapani a bordo della nave della ong Sos Mediterranèe

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lunedì 23 Aprile 2018 - 09:18
Sono 537 i migranti arrivati al porto di Trapani a bordo della nave Aquarius, noleggiata da Sos Mediterranèe e gestita in partnership con Medici Senza Frontiere. Si tratta di uomini, donne e bambini salvati nel Mediterraneo centrale dalla mattina di sabato in tre distinte operazioni mercoledì e sabato dove sono state tratte in salvo in totale 458 persone da imbarcazioni sovraffollate e non adatte alla navigazione in acque internazionali al largo della Libia. Inoltre, sabato sera la Aquarius ha accolto a bordo altre 79 persone, trasferite dalla Guardia costiera italiana. 164 persone sono state tratte in salvo da un gommone sovraffollato mercoledì 18 aprile nelle acque internazionali a est di Tripoli. L’operazione di salvataggio è stata condotta in cooperazione con la nave Seafuchs, della ONG Sea Eye, un elicottero della Marina militare italiana e il Centro di coordinamento del soccorso marittimo italiano (IMRCC). 222 persone sono state poi tratte in salvo dalla Aquarius da un barcone in legno sovraffollato nella mattina di sabato 21 aprile nelle acque internazionali a ovest di Tripoli. L’operazione è stata condotta in coordinamento con il centro di coordinamento del soccorso marittimo italiano. Successivamente, 72 persone sono state tratte in salvo da un gommone nella stessa zona, in collaborazione con la nave Astral della Ong ProActiva e l’aereo da pattugliamento Moonbird, della Ong Sea-Watch. Sabato sera, la nave Aquarius ha inoltre effettuato il trasferimento a bordo di 79 persone soccorse in precedenza da una nave della Guardia costiera italiana. Un totale di 537 uomini, donne e bambini a bordo dell’Aquarius, giunti al porto di Trapani.
La maggioranza dei sopravvissuti – tra cui molte donne e bambini – affermano di essere in fuga dalla Libia perché non è un posto sicuro. Alcuni testimoniano di molteplici e talvolta tragiche intercettazioni da parte della Guardia costiera libica.
«Due delle barche che abbiamo soccorso nei giorni scorsi erano decisamente sovraccariche. Sulla base della nostra esperienza, in media, sui gommoni vengono spinte da 120 a 140 persone. Mercoledì c’erano 164 persone, comprese donne e bambini, stipate su un gommone inaffidabile, il che è estremamente pericoloso. Un’onda avrebbe potuto rompere il fondo di legno in qualsiasi momento e sarebbe finita ancora una volta in un’altra tragedia nel Mediterraneo», ha detto Nick Romaniuk, coordinatore dei soccorsi di Sos Mediterranèe.
«Sabato mattina, abbiamo trovato 222 persone stipate in un vecchio barcone da pesca in legno. Questa è stata un’operazione complessa: qualunque reazione di panico avrebbe potuto provocare il capovolgimento della barca e non avrebbe lasciato alcuna possibilità alle decine di persone all’interno del barcone. Entrambe le situazioni non hanno consentito ritardi nell’intervento né confusione nel coordinamento del salvataggio. È solo grazie alla professionalità dei nostri team, al chiaro coordinamento dell’operazione di salvataggio da parte delle autorità competenti, nonché alla cooperazione con altre navi Ong, che è stata evitata la tragedia», ha aggiunto Romaniuk.
Tra i 537 sopravvissuti delle quattro operazioni di salvataggio ci sono 85 donne, di cui quattro incinte, tre neonati e 125 minori non accompagnati. Raccontano di fuggire dalla Libia a causa della crescente mancanza di sicurezza e dei maltrattamenti nei confronti dei migranti in Libia.
Un gruppo di 184 eritrei è stato tratto in salvo sabato dal barcone di legno. Un giovane di 22 anni ha dichiarato: «Sono stato in Libia per undici mesi. La prima volta ho pagato e sono andato in mare, ma mi hanno preso. Mi hanno chiesto soldi. Ma non-ho avuto soldi dai miei genitori, non abbiamo soldi perché nel nostro Paese le cose non vanno bene. La notte scorsa stavo dormendo, ma durante la notte sono venuti e hanno detto “fuori, fuori, alla nave piccola” e abbiamo preso la strada per il mare».
Un giovane nigeriano salvato mercoledì 18 aprile ha riferito di come era stato precedentemente intercettato dalla Guardia costiera libica:  «La Guardia costiera libica ci ha inseguiti, alcuni hanno cercato di saltare fuori dalla loro imbarcazione per fuggire. Alcuni sono annegati», ha detto a un volontario diSos Mediterranèe.
«Prima quando abbiamo visto la nave di salvataggio della Ong, tutti abbiamo pensato che fossero i libici. Eravamo tutti molto spaventati perché sappiamo cosa succede dopo. Quando ho capito che stavano venendo a salvarci, mi sono detto: dopo tutti questi anni tutte queste sofferenze, non sto tornando alle stesse sofferenze».

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