Processo “Eden”, depone il nipote di una presunta vittima di tentata estorsione

Chiara Putaggio

Processo “Eden”, depone il nipote di una presunta vittima di tentata estorsione

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giovedì 10 Luglio 2014 - 19:27

“Mio zio mi confidò che Francesco Guttadauro gli disse che visto che sua sorella non voleva dare la sua parte di eredità, doveva farlo lui”

Nuova udienza del processo scaturito dall’operazione antimafia “Eden” che vede imputati: Anna Patrizia Messina Denaro, sorella di Matteo, ritenuto il capo di Cosa Nostra, Francesco Guttadauro, nipote del superlatitante e Antonino Lo Sciuto, ai quali è contestato il reato di associazione mafiosa, Vincenzo Torino, accusato di intestazione fittizia di beni e Girolama La Cascia, ritenuta parte lesa, ma accusata di false dichiarazioni al pm.  Ieri in Tribunale sono stati sentiti due testi della lista del pm: Vincenzo Campagna – che, secondo l’accusa, insieme alla sorella Rosetta, avrebbe subito una tentata estorsione da parte di Anna Patrizia Messina Denaro e da Francesco Guttadauro. La vicenda riguarda l’eredità di Maria Caterina Bonagiuso, morta il 23 febbraio 2011, all’età di 86 anni – e Alessandro Montalbano. In particolare Vincenzo Campagna (che nella precedente udienza aveva risposto ai pm) ora ha risposto all’avvocato Cardinale, difensore di Anna Patrizia Messina Denaro e ha  confermato tutto quanto già affermato, senza vacillare, in merito alle richieste di quote di eredità da parte di Anna Patrizia Messina Denaro e poi da parte di Francesco Guttadauro (che ha assistito in videoconferenza dal carcere di Novara). In merito alla frase pronunciata dall’imputato “Mi hanno detto di dirti che quello che deve dare tua sorella, lo devi dare tu”, Francesco Guttadauro “aveva l’atteggiamento tipico dell’ambasciatore non porta pena – ha chiarito Vincenzo Campagna –. Ho pensato che parlasse per conto degli zii Anna Patrizia e Matteo. Era chiaro che si trattava di una quota dell’eredità, anche se non fu quantificata”. Con il consenso delle parti sono poi state acquisite le testimonianze rese agli investigatori da Valentina Pacino, collaboratrice di Vincenzo Campagna, rese alla dia. Il secondo teste è stato Alessandro Montalbano.  “Vincenzo Campagna è mio zio, io sono dipendente del frantoio – ha detto ai pm Marzella e Guido –. Mio zio mi confidò che dopo la morte della Bonagiuso (anziana possidente), verso aprile 2011, di pomeriggio, da lui andò Francesco Guttadauro e gli disse che, visto che sua sorella Rosetta non voleva dare la sua parte di eredità, doveva farla lui. Mio zio era agitato e preoccupato. Il fatto era accaduto uno o due giorni prima. Io gli consigliai di parlare con un legale amico di famiglia. Ne abbiamo parlato per un quarto d’ora”. Poi Vincenzo Campagna denunciò i fatti alla Dda.

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