Processo Perricone: sentita una dirigente dell’assessorato della Regione Sicilia

redazione

Processo Perricone: sentita una dirigente dell’assessorato della Regione Sicilia

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sabato 10 Marzo 2018 - 19:56

Nel corso del procedimento giudiziario a carico dell’ex vicesindaco di Alcamo, Pasquale Perricone, oltre ad essere stata ascoltata la responsabile delle Infrastrutture marittime e portuali della Regione, è stato chiesto dal pubblico ministero, la dottoressa Rossana Penna, l’accompagnamento coattivo del direttore tecnico del Consorzio Veneto che dovrà deporre in occasione della prossima udienza fissata a fine marzo.

Si è tenuta nell’aula intitolata al magistrato Giangiacomo Ciaccio Montalto, presso il tribunale di Trapani, l’udienza del processo a carico di Pasquale Perricone, l’ex vicesindaco e assessore all’urbanistica di Alcamo, e di altri tre coimputati: Girolama Maria Lucia Perricone, Marianna Cottone, Emanuele Asta. Nell’ambito del procedimento giudiziario, scaturito dall’indagine denominata “Affari Sporchi”, che nel maggio del 2016 ha condotto all’arresto dello storico esponente del PSI alcamese, accusato di diversi reati, tra cui la bancarotta fraudolenta, si stanno avvicendando diversi testimoni. Ieri mattina, è stata la volta dell’interrogatorio dell’architetto Carmen Lo Cascio che ha deposto davanti al collegio dei giudici formato dal presidente, il giudice Piero Grillo.

La dirigente regionale, preposta presso il Servizio 8 Infrastrutture marittime e portuali della Regione Sicilia è stata esaminata dal pubblico ministero, la dottoressa Rossana Penna, e successivamente dal difensore di Girolama Perricone, detta Mary, l’avvocato Giovanni Lentini. L’esame, duratocirca un’ora, ha avuto come oggetto il pagamento del 13° SAL (stato avanzamento lavori), concernente l’opera di ampliamento del porto di Castellammare del Golfo, appaltata nel 2006 ad un’ATI (associazione temporanea di imprese) per 24 milioni di euro, l’unica offerta pervenuta al comune della costa meridionale del Mar Tirreno. Capofila dell’ATI costituitasi ad hoc per partecipare al bando pubblicato nel 2005 dal municipio castellammarese, finanziato dall’assessorato ai lavori pubblici della Regione Sicilia, è stato il Coveco, il Consorzio Veneto al quale nel 2004 si era associata la CEA, una società amministrata da Pasquale Perricone fino al 1996 e, successivamente, da Rosario Agnello, considerato dagli inquirenti una “testa di legno” dell’ex vicesindaco. I lavori di potenziamento del porto di Castellammare sono stati fermati a seguito dell’indagine della guardia di finanza di Trapani e della tenenza di Alcamo per frode fiscale in forniture pubbliche che ha, poi, condotto al sequestro del cantiere nel maggio del 2010. Successivamente a tale evento è fallita la società Nettuno, formata nel 2007 dalle imprese dell’ATI: Cogem, Comesi e Cea, (quest’ultima operava in quanto associata di Coveco). Secondo l’accusa, come riportato dalla nostra testata in altre occasioni, la Nettuno, unico centro di imputazione dei costi relativi all’esecuzione di tutte le opere, non disponendo né di patrimonio né di redditività, sarebbe stata artatamente fatta fallire proprio dall’ex vicesindaco di Alcamo, Pasquale Perricone, aiutato nella regia di questo progetto principalmente dalla cugina, Mary Perricone. Nel cantiere del porto operavano altri sodali dell’ex esponente del PSI alcamese: Domenico Parisi (ex consigliere comunale di Alcamo) e Mario Giardina, il quale ha patteggiato la pena. La compagine sociale della Nettuno, invece, era composta: dal presidente del consiglio di amministrazione, Rosario Agnello (già amministratore della CEA come suddetto); dal vicepresidente, Vito Emmolo della Cogem; e dai membri: Francesco Taormina della Comesi, Vincenzo Mancuso della Cea, e Franco Morbiolo, presidente del COVECO ( che verrà in seguito sostituito da Antonino Russo della Cea). Dunque, compito del consorzio Nettuno era quello di occuparsi dell’impiego della manodopera, dell’acquisto delle materie prime e di servizi da una pluralità di fornitori. Quindi, la società aveva operato fino al 2009 mediante un sistema di ribaltamento dei costi: la stazione appaltante emetteva dei certificati di pagamento alle imprese dell’ATI e queste a loro volta le dovevano riversare alla Nettuno, la quale fatturava i lavori che andavano avanti. Tra il 2009 e il 2010, però, è stata registrata una patologica mancata fatturazione della stessa. Nello stesso tempo, inoltre, le imprese che si erano aggiudicate l’appalto non riversavano in toto sulla Nettuno quanto ricevuto dalla stazione appaltante. In particolare, secondo quanto sostenuto dai consulenti tecnici della procura nel corso delle precedenti udienze, la Comesi avrebbe pagato alla Nettuno solamente due SAL (http://www.itacanotizie.it/processo-perricone-i-consulenti-tecnici-della-procura/). Inoltre, secondo la ricostruzione dei consulenti contabili, il fiume di denaro pubblico affluito e fuoriuscito in contanti dai conti correnti della CEA, specialmente da quello aperto presso la Banca Don Rizzo di Alcamo, sarebbe stato disperso e non affluito nelle casse della Nettuno. Nello specifico, erano legittimati ad operare su questo conto Rosario Agnello e Domenico Parisi. Tra il 2009 e il 2010 sarebbero stati prelevati in contanti oltre 500 mila euro. Nonostante, infatti, la Cea avesse un’importante disponibilità di cassa, procedeva sistematicamente a prelevare contanti per effettuare pagamenti a favore di terzi, evitando la tracciabilità dei flussi finanziari. Anche il Coveco ha bloccato delle somme non riversandole alla Cea. Esattamente, ha trattenuto il 13° stato di avanzamento lavori per crediti vantati da quest’ultima almeno dal 2006. Il rapporto tra Coveco e Cea potrebbe essere chiarito ulteriormente in occasione delle prossime udienze: nonostante nel 2004 la Cea navigasse in cattive acque, è riuscita ad associarsi al Consorzio Veneto. Con il Coveco ha condiviso l’accaparramento di quasi una decina di appalti pubblici.

Nel corso dell’udienza di ieri, oltre alla dirigente regionale, avrebbero dovuto essere sentiti come testimoni proprio il presidente del Consorzio Veneto, Franco Morbiolo, e Mauro Gnech, direttore tecnico dello stesso. In particolare, per il secondo è stato chiesto dal pubblico ministero l’accompagnamento coattivo alla prossima udienza che è stata fissata il 28 marzo.

Linda Ferrara

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