Concluso il progetto scavi a Mozia, restauro e ritrovamenti con il lavoro di ricercatori e migranti

redazione

Concluso il progetto scavi a Mozia, restauro e ritrovamenti con il lavoro di ricercatori e migranti

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venerdì 07 Luglio 2017 - 15:52

L’impiego di alcuni rifugiati politici, ospiti del centro Sprar di Marsala, ha caratterizzato anche questa nuova campagna di scavi a Mozia. I due mesi di lavoro, appena conclusi, sono stati illustrati dal professor Gioacchino Falsone, a capo della missione che l’Università di Palermo conduce nell’isola fenicia da ben 40anni. Così, archeologi, antropologi, laureandi, studenti e migranti si sono trovati gomito a gomito per un lavoro di ricerca encomiabile che ha anche una valenza sociale. Un’iniziativa promossa dall’Amministrazione comunale che – lo scorso anno – ha sottoscritto un Protocollo d’Intesa con l’Università di Palermo e la Soprintendenza di Trapani, con partner il Consorzio “Solidalia” che si occupa di accoglienza ai richiedenti asilo.

E a Mozia, alla presentazione dei risultati raggiunti erano in tanti, a cominciare dai migranti provenienti da Ghana, Costa d’Avorio, Iran, Mali, Pakistan e Guinea: giovani sotto i 30anni, con un buon grado di istruzione (uno è ingegnere meccanico) e qualcuno parla pure due lingue oltre quella del Paese d’origine. Dopo gli apprezzamenti del sindaco Alberto Di Girolamo, della dottoressa Rossella Giglio (Soprintendenza di Trapani) e dell’assessore Clara Ruggieri, sono stati ringraziati gli altri partner che sostengono la campagna di scavi: Fondazione Whitaker di Palermo, ARS, Polo Didattico di Agrigento, Consorzio “Solidalia”. Il prof. Falsone – la cui umana professionalità è stata da tutti sottolineata – nel ringraziare la sua equipe e gli altri ricercatori che lo hanno coadiuvato, ha pure evidenziato che il progetto archeologico e sociale di Mozia è stato recentemente riconosciuto quale esempio di “buona prassi” a livello nazionale.

Poi la visita agli scavi guidati dalle archeologhe Caterina Ferro (area J, luogo interessato all’attacco sferrato da Dionisio di Siracusa nel 397 a.C., con frammenti di terrecotte figurate e ceramica arcaica) e Paola Sconzo (necropoli arcaica con inumazioni e cremazioni soprattutto di bambini). Illustrati anche i ritrovamenti dell’archeologa Rossana De Simone e dell’antropologo Luca Sineo, nonché i lavori di restauro dell’arch. Isabella Finzi Contini. Come ha sottolineato la stessa d.ssa Giglio, l’auspicio è che si possa giungere presto alla pubblicazione di questa ricerca di alto valore scientifico.

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