Prosegue la caccia a Messina Denaro: sequestrati beni e immobili a Salvatore Angelo e Antonino Nastasi

Vincenzo Figlioli

Prosegue la caccia a Messina Denaro: sequestrati beni e immobili a Salvatore Angelo e Antonino Nastasi

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venerdì 16 Gennaio 2015 - 11:55

Otto beni aziendali, 132 beni immobili, 7 autoveicoli e circa 22 tra rapporti bancari e finanziari, per una somma complessiva pari a 18,5 milioni di euro. Questi i numeri del nuovo colpo inferto al mandamento mafioso di Castelvetrano, capeggiato dal boss latitante Matteo Messina Denaro.
In mattinata i carabinieri del Ros e del Comando Provinciale di Trapani hanno dato esecuzione a provvedimento di sequestro, emesso dalla sezione misure di prevenzione del tribunale di Trapani. I destinatari sono l’imprenditore Salvatore Angelo e Antonino Nastasi, già condannati nell’ambito dell’operazione “Mandamento”, per associazione mafiosa e intestazione fittizia di beni. I provvedimenti, richiesti dal pool coordinato dal procuratore aggiunto Teresa Principato, scaturiscono dalle indagini su Matteo Messina Denaro che, dopo aver portato – con le due operazioni “Eden” – all’arresto degli esponenti di vertice del mandamento di Castelvetrano, inseriti a vario titolo nella struttura di supporto economico al latitante castelvetranese, hanno individuato l’ingente patrimonio accumulato da questi, per un valore complessivo di 18,5 milioni di euro.
“L’indagine patrimoniale – si legge in una nota – ha confermato come l’organizzazione capeggiata dal latitante trapanese Messina Denaro fosse in grado di intervenire nell’esecuzione di importanti lavori nel settore delle energie rinnovabili, con una fitta rete di società controllate, in modo diretto e indiretto, dall’imprenditore Salvatore Angelo di Salemi. Quest’ultimo è risultato la pedina fondamentale intorno a cui ruotava il sistema societario con cui l’organizzazione mafiosa si è infiltrata direttamente nel circuito produttivo e, in particolare, nei progetti di realizzazione dei parchi eolici di San Calogero di Sciacca, Eufemia di Santa Margherita Belice e Contessa Entellina”.
Attraverso accertamenti bancari e’ stato possibile riscontrare come una percentuale dei proventi venisse destinata all’associazione mafiosa, ed in parte al supporto della latitanza di Matteo Messina Denaro.

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