Qualcosa di sinistra

Vincenzo Figlioli

Marsala

Qualcosa di sinistra

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martedì 22 Gennaio 2019 - 06:45

La campagna elettorale per le prossime europee è di fatto già iniziata e i primi movimenti si stanno già notando. Abbiamo già raccontato in questi giorni dell’attivismo della Lega, che sta cercando di allargare quanto più possibile i propri confini al Sud con l’obiettivo di operare il sorpasso nei confronti del Movimento 5 Stelle e di contribuire a un cambio di rotta al Parlamento europeo, facendo gruppo con le altre forze sovraniste. Più attendisti appaiono i pentastellati che in questa fase sembrano non voler scoprire le proprie carte. Lo stesso Ignazio Corrao, eletto all’Europarlamento cinque anni fa con una messe di voti, non ha ancora confermato di voler tentare il bis. Poco più che folkloristico appare il ritorno sulla scena di Silvio Berlusconi, che per recuperare qualche titolo sui giornali è dovuto ricorrere nel week end alle solite battute grevi a doppio senso, sperando di frenare l’emorragia di consensi a beneficio di Salvini.

C’è poi quel che un tempo si chiamava centrosinistra e che adesso non si sa bene cosa sia o cosa voglia essere. L’appello europeista dell’ex Ministro Calenda ha trovato solo parziali consensi, ma la confusione che si registra nel Pd non aiuta. Il conflitto tra renziani ed antirenziani sta dilaniando ogni giorno di più i democratici e condiziona anche le mosse di quelli che, teoricamente, starebbero a sinistra del Partito Democratico e che appena un anno fa avevano dato vita a LeU, rivelatosi infine solo un cartello elettorale privo di progettualità condivise, esattamente come era avvenuto cinque anni fa con la Lista Tsipras e tante altre volte nella storia della sinistra. Eppure, mai come in queste settimane, si è vista nell’opinione pubblica una crescente “voglia di sinistra”, cresciuta intorno al dissenso sull’azione del governo Conte. E’ un pezzo importante della società, poco rappresentata nei partiti, ma presente nella società civile, che non ama il reddito di cittadinanza ma non firmerebbe mai per un referendum che lo abrogasse; che crede nella laicità dello Stato ma apprezza l’operato di Papa Francesco; che critica gli eccessi della globalizzazione ma considera la cultura e la scienza beni preziosi da tutelare dalle minacce oscurantiste; che non si arrende all’idea che la crisi economica in cui versano tanti italiani si superi chiudendo i porti, respingendo i migranti o calpestando i diritti umani. Difficile immaginarla maggioritaria, in questa fase: tuttavia è una fascia dell’elettorato che esiste e resiste, anche all’incapacità dei suoi leader e che non vuole arrendersi all’astensionismo, auspicando che dalle attuali ceneri possa risorgere un progetto politico di sinistra in cui potersi riconoscere.

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