Quote tonno, la protesta della marineria marsalese

Gaspare De Blasi

Quote tonno, la protesta della marineria marsalese

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martedì 01 Agosto 2017 - 07:20

A decorrere dal 2018, con un decreto del Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, sono incluse nella ripartizione delle quote aggiuntive di pesca al tonno rosso nel mediterraneo previste per l’Italia, tutte le tonnare fisse. Ne parliamo con il comandante Marco Tramati rappresentante delle associazioni della pesca al tonno tramite il palangaro.

Secondo la vostra associazione questo emendamento aiuta la pesca siciliana?

“La questione è sempre la stessa. I politici si affidano poco o nulla agli operatori del settore. Non ci ascoltano, spesso neppure ci interpellano. Preferiscono“fidarsi” dei funzionari che conoscono i problemi per averli studiati soltanto nelle carte. Si finisce così per cercare di mettere assieme esigenze diverse che non affrontano la vera questione”.

Nel vostro caso di cosa si tratta?

“La ripartizione delle quote tonno tra i vari tipi di pesca ha finito per penalizzare quanti usano il palangaro per catturare il tonno. Poi c’è la famosa ripartizione della quantità del prodotto pescabile. Grazie ad una politica in parte giusta, il tonno nel mediterraneo è aumentato negli ultimi anni in maniera davvero notevole. La quota che spetta ad ogni barca che usa il palangaro però, a volte si esaurisce in una unica “calata”. In pratica il sistema adottato concede il 74% delle quote tonno alla circuizione, il 13% ai palangari, l’8% alle tonnare fisse e il restante 5% viene suddiviso tra pesca sportiva e accidentale. Fatta così, la ripartizione resta un’ingiustizia. Abbiamo più volte cercato di coinvolgere le istituzioni, ma si vede che politicamente, soprattutto nella nostra zona, valiamo poco. La rabbia è che abbiamo una grande risorsa a nostra disposizione e non ce la fanno utilizzare. Ma le spese degli armatori aumentano e non riusciamo più a fare fronte agli impegni. E l’occupazione nel settore intanto cala lasciando a casa ogni anno diversi padri di famiglia”.

Come lei ci diceva in una precedente intervista, le vostre barche sono attrezzate anche per la cattura del pescespada….

“Questa è la dimostrazione che i burocrati e i politici non sanno di cosa parlano. La pesca al pescespada va fatta con un palangaro più leggero. Noi che pratichiamo questo tipo di pesca, ci atteniamo alle norme. Ma queste non tengono presente che il mar Mediterraneo è ormai popolato da una grande quantità di tonno rosso, e che gli stessi animali spesso vengono catturati anche con il palangaro “armato” per la pesca del pescespada. Ma le nostre barche, per quello che avevo detto prima, hanno già superato la quota del pescato”.

E a questo punto che accade?

Che se il tonno è ancora vivo lo dobbiamo ributtare in mare. Se il pesce invece è morto lo trasportiamo in banchina dove avviamo la pratica per darlo in beneficenza. Ma c’è un problema. La barca che ha catturato il tonno, se ha superato la quota assegnata, viene multata per averla superata”.

Dalle sue parole traspare un certo sconforto

“Non getteremo di certo la spugna. Si tratta della nostra vita e del nostro lavoro. Occorre però che la deputazione della nostra provincia, i sindaci e quanti hanno responsabilità a vari livelli ci stiano a sentire”.

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