Ragazzo mio

Claudia Marchetti

Marsala

Ragazzo mio

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sabato 28 Gennaio 2017 - 07:30

Come ieri, veniva a mancare Luigi Tenco. Era il 27 gennaio 1967. Da allora sono passati ben 50 anni. Oggi l’Italia lo celebra con diverse iniziative ed è strano, in verità, festeggiare una morte. Quindi preferisco onorarne il ricordo. Luigi morì proprio durante i giorni della sua partecipazione al Festival di Sanremo, con il brano “Ciao amore ciao” ed affiancato dalla sua donna, Dalida. Da quel giorno su Tenco si è detto tutto ed il contrario di tutto, ognuno si è arrogato il diritto di fornire una propria personale immagine di Tenco, una propria idea sulla sua fine, qualcuno ha fatto a gara dicendo di essere stato al suo funerale. Tenco si è suicidato? Tenco è stato ucciso? No… ma ognuno crede alle verità che vuole credere, in fin dei conti. Perché in realtà ci sono tanti indizi, ci sono documenti scritti, testimonianze nelle mani degli inquirenti, tali da poter indicare una sola verità. Ma tutte le falsità o mezze verità dette da 50 anni a questa parte hanno appannato tutto. Per me la verità è una e se vi va, potete leggerla tra le righe del libro “L’ultimo giorno di Luigi Tenco” di Ferdinando Molteni.

Mettiamola così e se non vi piace poco male: Tenco è stato esasperato da un sistema che già allora non funzionava,  un sistema che ha prodotto l’Italia di oggi. E questo non poteva accettarlo. In molti però hanno dimenticato che Tenco era un ragazzo di 29 anni, un ragazzo che si era fatto uomo troppo presto con le sue idee politiche, avanti anni luce. D’altronde si sa, i cantautori hanno sempre guardato avanti. E Tenco tuttora fornisce nelle sue canzoni, una lucidità, un’inquietudine, un amore disincantato… Tenco, “l’amico fragile” di De Andrè, cantava il mondo che stiamo vivendo e che lui non ha vissuto. “Mi sono innamorato di te perché non avevo niente da fare” è una delle sue frasi più famose e che spesso ci sfugge. Ma è la prova lampante dell’inquietudine del suo cuore, della drammaticità e della forza delle parole, di quanto spietato possa essere l’uomo. Tenco è la voce nuda e cruda che parla dell’amore e delle sue pene, dell’odierna società, della guerra, dei giovani. Come se il tempo si fosse fermato a Sanremo, nel ’67. E ciò è assolutamente incredibile. Per questo è impossibile pensare ad un Tenco oggi quasi 80enne. “Gli eroi son tutti giovani e belli, gli eroi son tutti giovani e belli…”

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