Rapine e furti per finanziare il traffico di droga: la Polizia arresta sei pregiudicati a Trapani

redazione

Rapine e furti per finanziare il traffico di droga: la Polizia arresta sei pregiudicati a Trapani

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mercoledì 08 Giugno 2016 - 09:59

Sei pregiudicati trapanesi sono stati arrestati dagli uomini della Squadra Mobile di Trapani, con le accuse di furto aggravato, detenzione, porto e alterazione di armi da fuoco e spari in luogo pubblico. L’operazione, scattata all’alba di oggi, è stata effettuata in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP di Trapani.

La banda progettava rapine e furti per autofinanziare il traffico e lo spaccio di droga. In carcere sono finiti Massimiliano Voi, 41 anni, di Trapani; Annibale Baiata, 32 anni, di Erice; Giuseppe Barraco, 39 anni, di Trapani; Francesco Paolo Salerno, 33 anni, di Trapani; Claudio Viviani, 43 anni, di Trapani; tutti pregiudicati. E’ stato invece accompagnato agli arresti domiciliari, con obbligo del braccialetto elettronico, il figlio di Massimiliano Voi, Antonio, di 20 anni.
Le indagini degli uomini della Sezione Antidroga della Squadra Mobile di Trapani hanno accertato che gli indagati erano dediti alla commissione di reati di varia natura, in particolare allo spaccio di droga (cocaina e hashish), alla detenzione illecita e porto di armi da fuoco e a reati contro il patrimonio.
Dopo aver fatto prove di sparo per controllarne l’efficienza, le armi venivano utilizzate nella commissione di furti e di rapine. Gli arrestati erano sistematicamente dediti a compiere reati contro il patrimonio, che consumavano e pianificavano con determinazione e fredda lucidità, per autofinanziare l’acquisto d’ingenti quantitativi di stupefacenti. A conferma di ciò, il 5 febbraio 2016, Massimiliano Voi e Francesco Paolo Salerno furono arrestati in flagranza dalla Squadra Mobile, perché trovati in possesso di oltre 5 kg di hashish di ottima qualità e di diverse cartucce per pistola e fucile.

La disponibilità di armi da fuoco da parte degli indagati era essenziale per compiere furti e rapine, che erano organizzate attraverso meticolosi e ripetuti sopralluoghi. Obiettivi della “banda” erano attività commerciali di Trapani ma anche abitazioni private di facoltosi anziani e di persone che vivevano da sole. Gli indagati, come emerge con chiarezza dal tenore delle conversazioni intercettate dalla Polizia, erano spregiudicati nell’individuare le potenziali vittime e si preoccupavano “solo” della presenza di apparati di videosorveglianza e di allarme o delle pattuglie delle Forze dell’Ordine e della Vigilanza Privata, che avrebbero potuto rendere difficile il “colpo”. Studiavano gli obiettivi con estrema attenzione e si adoperavano per procurarsi gli strumenti da scasso necessari per perpetrare i furti, prevedendo anche soluzioni complicate per entrare all’interno dei luoghi da derubare: come ad esempio calarsi dal tetto, dopo avervi praticato un buco, o scendere da un lucernario.
Abili nel maneggio di pistole e fucili, Massimiliano Voi, il figlio Antonio e Annibale Baiata, si esercitavano nel tiro non solo in campagna ma anche sul tetto dell’abitazione del Voi, nel centro della città, sparando ripetutamente anche durante le festività di Capodanno.
Il gruppo criminale disponeva di un fucile a canne mozze e di una pistola, che spesso venivano trasportati a bordo delle autovetture che gli arrestati utilizzavano per mettere a segno i “colpi”.
Voi padre e figlio e Baiata potevano fare affidamento anche su altre armi e lo stesso Massimiliano Voi racconta, nel corso di una conversazione con Baiata intercettata dalla Polizia, di averne pulita una che era completamente arrugginita. Illustra, poi, ai suoi complici le conseguenze penali alle quali sarebbero potuti andare incontro se fossero stati fermati dalla Polizia e trovati in possesso delle armi. E’ sempre Voi a spiegare quanto sia micidiale sparare con un fucile a canne mozze: “altro che pistola! …Fa una rosata che ne prendi quattro!”. Massimiliano Voi era preoccupato, inoltre, di non rimanere mai senza un’arma a disposizione; dice, infatti, rivolto a un suo complice: “…basta che una pistola, una cosa l’abbiamo…senza armi non ci dobbiamo stare mai…
Le indagini della Mobile trapanese hanno dimostrato la responsabilità di Antonio Voi e di Annibale Baiata per il furto consumato all’Ufficio Postale di Erice l’11 gennaio 2016. Quel giorno i due arrestati, in concorso con altri malviventi rimasti al momento non identificati, entrarono nelle Poste di Erice e riuscirono a sottrarre valori bollati per 2.200 euro e 365 euro in contanti. In quell’occasione, dall’ufficio del direttore, fu portata via anche la cassaforte, che, tuttavia, nelle fasi della concitata fuga dei malviventi, cadde dall’autovettura sulla quale era stata caricata.
Dalle intercettazioni è emerso anche il pieno coinvolgimento di Massimiliano Voi, Baiata, Salerno e Barraco nel furto perpetrato al negozio di abbigliamento “Bugatti Station” di Trapani, dal quale, il 17 gennaio 2016, dopo aver sfondato la vetrata, avevano rubato 4.300 euro custoditi in una cassaforte.
L’attività della Squadra Mobile ha documentato anche il sopralluogo fatto dalla banda all’agenzia di viaggi “Egatour” di Trapani e a un tabacchino del centro storico. I furti però erano “saltati” perché vi erano troppe telecamere intorno alle due attività commerciali. La “continua escalation di condotte delinquenziali” degli arrestati – così la definisce il GIP nell’ordinanza di custodia cautelare – emerge anche dalla condotta di Giuseppe Barraco che, come riferiscono i suoi stessi complici durante una conversazione intercettata dalla Polizia di Stato, gestiva un gruppo di persone, perlopiù giovani, ben organizzato e dedito alla commissione di reati contro il patrimonio in questo capoluogo”.
Gli arrestati sono stati condotti nel carcere di San Giuliano.

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