Ricollocare, che brutta parola

Claudia Marchetti

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Ricollocare, che brutta parola

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martedì 08 Settembre 2015 - 17:13

Ci voleva il richiamo dell’Unione Europea per scuotere “l’Altra Europa”? Forse l’appellativo che per primo e con lungimiranza ha usato il leader greco Tsipras ha, adesso, una prospettiva diversa, attuale e incredibilmente vera. Ma quando eravamo noi a gridare aiuto nessuno ci sentiva. Adesso che l’emergenza non bussa più alle porte ma si è introdotta direttamente nella finestra dell’Est Europa, è scattato l’allarme “ricollocazione”. Che brutta parola! Ricollocare il personale per non licenziarlo, ricollocare un mobile vecchio per non buttarlo… ricollocare i migranti che nessuno vuole. Tranne il Sud Italia, s’intende. Noi siamo abituati ad un altro termine: accoglienza, forse perché secoli di dominazione ci hanno reso malleabili. Accoglienza, come ha detto Papa Francesco, di una famiglia per ogni Parrocchia d’Italia. Mi pare più che giusto. Se i preti sono i primi a dover insegnare ai propri fedeli di accogliere il prossimo, che diano finalmente un segno concreto alla loro comunità. Che si trasformino “preti da strada”, come diceva Don Gallo. Ma torniamo al “ricollocare”. Il Piano UE è pronto e sembra la soluzione del secolo. La Germania fa dietro front ed ha colto l’invito della Commissione Europea ed è pronta a far entrare 500mila migranti l’anno, spendendo 6 miliardi di euro; anche la Francia srotola le maniche, la stessa Francia che fino a qualche tempo fa andava sbandierando che di stranieri ne aveva già fin troppi. L’obiettivo in sostanza, è quello di ridistribuire 120mila persone dall’Italia, dalla Grecia (la Macedonia nei giorni scorsi aveva aperto le frontiere) e dall’Ungheria e lo si farà per quote obbligatorie. C’è chi, invece, tenta di risolversi il problema con soluzioni che ricordano qualcosa di già vissuto. Il premier ungherese Orban ad esempio, ha pensato bene di far costruire un muro anti-migranti al confine con la Serbia, una sorta di Muro di Berlino 2; c’è chi ha usato il metodo del timbro sul braccio che ricorda i Lager nazisti e c’è chi, come Salvini, afferma pubblicamente che l’immigrazione va regolamentata ma in Italia arrivano in maggioranza clandestini… e allora chiedetelo a Salvini chi e cosa intende regolamentare.

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