Ridateci i Pupi

Vincenzo Figlioli

Marsala

Ridateci i Pupi

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venerdì 14 Luglio 2017 - 06:29

In Sicilia ruota sempre tutto intorno al conflitto tra tradizione e cambiamento. E’ vero, avviene anche altrove. Ma l’impressione è che dalle nostre parti questo scontro sia ancora più dilaniante proprio perchè la Sicilia è, da ogni punto di vista, una terra che si alimenta di estremi che si collocano agli antipodi tra loro.

Da un lato dunque si prova a reinventare un’immagine di Sicilia come meta ideale per il turismo, dall’altro si assiste ogni estate al dramma degli incendi dolosi che devastano da Est a Ovest le località più belle (Erice e Castellammare sono solo gli ultimi esempi) fino al paradosso di costringere centinaia di turisti alla fuga, com’è avvenuto in questi giorni a Calampiso.

Da un lato si prova a costruire una nuova narrazione su mafia e antimafia, dall’altro ci ritroviamo a raccontare di statue di Giovanni Falcone fatte a pezzi o di scritte sui muri inneggianti a Matteo Messina Denaro, come se fossimo ancora negli anni ’80.

Da un lato ci gloriamo della nostra formidabile tradizione enogastronomica, dall’altro siamo incapaci di tutelare i nostri vini e non capiamo che il racconto di un territorio passa anche attraverso lo storytelling delle nostre pietanze (basta fare un giro in altre regioni per accorgersi della differenza).

La lotta, però, non è tra innovatori e custodi della tradizione. Perchè una terra ricca di storia come la Sicilia ha il dovere di far partire il cambiamento proprio da una capacità di prendere il meglio del proprio passato e di proporlo in una nuova veste: vale per le bellezze paesaggistiche, per il patrimonio storico-archeologico, per l’arte, per la letteratura, la musica, il cinema, il teatro.

La vera lotta, dunque, è contro chi vorrebbe custodire non tanto le tradizioni, quanto un’idea di società ancorata a retaggi medievali: in cui la mafia continua a condizionare la vita dei siciliani, la politica persevera nei rituali clientelari, continuando ad assumere forestali o ad alimentare il precariato.

Bisognerebbe riappropriarsi del coraggio e della furbizia dei protagonisti del Teatro dei Pupi che oggi vincerebbero per distacco un confronto con molti tra i protagonisti delle nostre cronache quotidiane.

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