L’inno e il tetto

Gaspare De Blasi

Marsala

L’inno e il tetto

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venerdì 25 Maggio 2018 - 07:30

Il presidente della Camera dei Deputati Roberto Fico, come da programma, ha partecipato alle celebrazioni relative al giorno in cui ricorre l’anniversario della strage di Capaci. Abbiamo cercato notizie sull’intervento dell’inquilino di Montecitorio, nulla. Sembrava che il suo discorso non fosse stato previsto e che si dovesse limitare alla sola presenza fisica. Un aspetto però è stato abbondantemente riportato dalla stampa: il presidente Fico durante l’esecuzione dell’inno di Mameli ha tenuto, solo per un breve periodo ha sottolineato il Tg3 (una vero giornale obiettivo…), le mani in tasca e come sottolineato dal “Giornale” anche la giacca sbottonata. Un comportamento non proprio adatto al luogo a ella carica che ricopre è stato il commento della stampa più liberal. Altre testate invece hanno riportato le dichiarazioni di leader politici come Giorgia Meloni (“indegno”), e di Ignazio La Russa (“non rispetta la Patria”) e via cosi argomentando. Ora noi avvertiamo una certa tensione istituzionale in talune occasioni (l’inno, l’alzabandiera, alzarsi quando in un luogo coperto entra un alto rappresentante delle istituzioni ecc…) e riteniamo che bene avrebbe fatto il presidente Fico a “collocare” le mani fuori dalle tasche mentre suonavano l’inno nazionale. Ma a farne diventare un caso ce ne passa. I politici devono dare risposte, se lo fanno mantenendo anche un certo aplomb meglio, altrimenti basta che facciano quello per cui sono stati votati. Ora noi di uomini politici impeccabili ma inutili, ne abbiamo visti tantissimi. Negli ultimi anni, mutata giustamente la rappresentanza, abbiamo assistito a ministre “educatamente” vestite, ma totalmente incapaci. Vicino al presidente della Camera c’era la, ancora per pochissimo, ministra della pubblica istruzione Valeria Fedeli. Era compita e si vedeva che prima era passata dalla parrucchiera. Benissimo, ma nel frattempo le scuole, per citare soltanto un problema del suo dicastero, crollano. Prima a Fermo e poi a Livorno. Nel capoluogo marchigiano è collassato un tetto di un istituto superiore, poco prima che iniziassero le lezioni. “Meno male che in classe non c’era nessuno”, avrà pensato la ministra Fedeli mentre si pettinava prima di recarsi computamente al ministero. Nella città toscana un insegnante è caduto da una voragine che si è aperta sul tetto di cartongesso. “C’erano dei lavori in corso” ha detto la ministra della pubblica istruzione pensando che i fondi arrivavano dagli stanziamenti della cosiddetta “buona scuola”. Potremmo continuare e consegnare al nuovo governo una serie di problemi irrisolti ai quali se non metterà mano subito, sarà bollato come tutti gli altri. Intanto ai tetti che crollano, lo diciamo senza retorica, preferiamo le mani in tasca. Se poi, ma chiediamo molto lo comprendiamo, ci fossero scuole a norma e politici educati sarebbe meglio. Via le mani dalle tasche durante l’inno.

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