Salvatore Inguì: “Sconvolto da quanto sta accadendo. L’Europa dovrebbe vergognarsi”

Vincenzo Figlioli

Salvatore Inguì: “Sconvolto da quanto sta accadendo. L’Europa dovrebbe vergognarsi”

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mercoledì 09 Agosto 2017 - 07:00

“Aiutarli a casa loro” e indagare sulle attività di soccorso delle Ong. Queste le due direzioni in cui si sta muovendo la politica italiana in queste settimane sul delicato fronte dell’immigrazione. Un cambiamento di rotta che segna un atteggiamento di chiusura rispetto al recente passato in cui l’Italia aveva chiesto all’Unione Europea un maggiore sostegno nella gestione dei flussi migratori e dell’accoglienza. In totale disaccordo con le nuove scelte del governo Gentiloni si definisce il coordinatore provinciale di Libera Salvatore Inguì, che in questi anni è stato protagonista di diversi progetti e attività con i richiedenti asilo e i minori non accompagnati, per favorirne l’integrazione con la comunità autoctona.

Cosa pensa delle indagini sulle Ong e sulla svolta rigorista di chi, come Renzi, adesso dice “aiutiamoli a casa loro”?

Sono sconvolto dalla mancanza di conoscenza di quanto sta accadendo dall’altra parte del Mediterraneo ma anche della storia dei Paesi africani rispetto a quelli europei. Chi va in Africa oggi trova ancora segni di quello che abbiamo fatto. Molti dei mali di oggi sono effetto dei danni fatti da noi in passato e di quelli che continuiamo a fare. Il decolonialismo si basa su contratti capestro che hanno vincolato a una sorta di dipendenza i Paesi africani, che continuando così non vedranno mai luce. Proprio per questo penso anche che non possiamo continuare a parlare di accoglienza dei “figli della guerra”, dimenticando i migranti economici o climatici. Se dunque, come dicono Renzi e la destra, vogliamo “aiutarli a casa loro”, dovremmo rivedere le politiche che hanno determinato la povertà di queste comunità, che sono ricchissime di materie prime eppure vivono in condizioni miserrime mentre le multinazionali continuano a depredarle e ad arricchirsi a loro spese. Dovremmo restituire il maltolto, denunciare i traffici di armi e delle multinazionali, consentire loro di vivere delle proprie risorse.

La Procura di Trapani è stata in prima linea nelle indagini sulle Ong. Che idea si è fatto?

La magistratura fa il suo lavoro e merita il massimo rispetto. Diversa la valutazione su come i media stiano concentrando le attenzioni su queste indagini, che non riguardano tutte le Ong, ma alcune persone di alcune Ong. Di fronte a determinati fatti, la magistratura ha l’obbligo dell’azione penale. Trovo ipocrita l’atteggiamento dei Paesi europei che stanno facendo valere la loro linea nei confronti dell’Italia allo scopo di non farle accogliere più nessuno. Non si capisce il senso di mandare due pattugliatori in Libia, dove non c’è un governo unitario ma un’accozzaglia di gente che gestisce il potere. Stiamo rendendo leciti, legali, quasi amorevoli quei luoghi in cui vengono trattenuti i migranti in Libia e che adesso finanziamo dimenticando che lì si consumano da anni violenze, stupri e omicidi. Sono stato più volte presente agli sbarchi: vedo scendere gente derelitta, che non si regge in piedi, piena di ferite. Donne con segni post traumatici troppo evidenti e che difficilmente riescono a raccontare quello che è avvenuto.

Sui traffici nel Mediterraneo la mafia è stata spesso in prima fila: sia quando si parlava di droga, che quando si parlava di armi. Possibile che non emerga niente su possibili legami tra scafisti e Cosa Nostra?

Anche noi abbiamo pensato che non può non esserci la mano della mafia, ma al momento non è emerso nulla. Non c’è dubbio che ci siano legami con altre forme di criminalità organizzata africana. La mafia potrebbe entrare in gioco in un secondo momento, attraverso l’utilizzo di manodopera a basso prezzo che alimenta la logica del caporalato. E poi c’è un fenomeno visibilissimo che mi meraviglio sia stato finora sottovalutato: quello della prostituzione. Nel tratto di strada tra Campobello e Mazara si vedono ogni giorno nigeriane, a volte anche minori, che si sistemano ai margini della carreggiata in attesa che arrivino i “clienti”. Raramente sento di operazioni che al di là della repressione del fenomeno cerchino anche di ricostruire la filiera. Possibile che con gli strumenti che abbiamo non si riesca ad avere informazioni? A mio parere è proprio partendo da qui che potremmo avere notizie sui rapporti tra organizzazioni criminali e mafia locale.

Nel frattempo sui social network fioccano i luoghi comuni: “vengono a rubarci il lavoro”, “prendono 35 € al giorno senza fare niente”, “sono tutti palestrati”, “fanno parte dell’Isis”…

Queste convinzioni sono frutto del lavaggio del cervello politico e mediatico a cui siamo ogni giorno sottoposti. C’è chi addirittura è convinto che sia in corso un’invasione che mira alla distruzione della nostra cultura e alla sostituzione della nostra razza. Ci sono pagine e pagine sui social network in cui si trovano tanti sostenitori di questa teoria. A chi parla di invasione rispondo che stiamo parlando di 120 mila persone a frontre di 60 milioni di italiani. E poi mi chiedo: ma noi quando andavamo a fare i colonizzatori chiedevamo il permesso?

Tra tre mesi si va a votare per il rinnovo dell’Ars. Che atteggiamento dovrebbe avere il prossimo governo regionale rispetto al fenomeno dell’immigrazione?

Prima di tutto serve un’operazione politico-culturale di sganciamento dalle politiche dell’Ue. Chi ha una guerra in casa o muore di fame non può essere costretto a restare nel proprio Paese. Serve una nuova politica dell’accoglienza. Sono certo che il tema dell’immigrazione sarà al centro del dibattito elettorale, ma temo che alcune forze politiche lo utilizzeranno lasciando intendere che sopprimendo l’immigrazione ci saranno lavoro e salute per tutti, facendo confluire sul fenomeno migratorio tutti i mali della società.

A Marsala che clima c’è nei confronti dei migranti ultimamente?

Ci sono stati alcuni episodi di cronaca che hanno visto il coinvolgimento di persone di provenienza africana: ma si tratta di percentuali così basse da apparire insignificanti. Tuttavia, molti si sono lasciati condizionare, come se fosse un fenomeno generale. Si è insistito molto su alcuni episodi avvenuti nella zona di Porta Nuova, di cui in realtà è stato protagonista un unico individuo, affetto da problemi mentali. Non escludono che possano verificarsene altri. Ma io mi occupo di giustizia minorile e posso assicurare, dati alla mano, che negli ultimi 4-5 anni i minori non accompagnati denunciati sono stati 3-4. Altri soggetti che sono balzati agli onori delle cronache per spaccio di stupefacenti non provengono da sbarchi, ma magari fanno parte delle seconde generazioni. In questi mesi, con la Libera Palestra Popolare che abbiamo avviato al centro di Sappusi ci sono stati diversi momenti di incontro tra giovani marsalesi e questi ragazzi che raccontano le loro storie e quelle dei loro Paesi, di cui conosciamo poco: bisogna trattenersi per non piangere. Eppure continuiamo a trattare la questione senza interessarci se i migranti trattenuti in Turchia o Libia vengono chiusi in veri e propri lager. E noi paghiamo per far sì che queste persone vengano segregate. Finiremo per pagare il prezzo di questa situazione libica: ci stiamo infilando in un imbuto, trattando con una fazione che è riconosciuta solo dagli europei. Bruxelles si dovrebbe vergognare.

Che si può fare dunque qui a Marsala?

Si possono fare tante cose. Quella più importante è fare incontrare gli studenti con i minori delle comunità nelle scuole. Fare ascoltare le loro storie: serve a imparare qualcosa sui loro Paesi e consente di avere una visione differente. E’ la conoscenza l’antidoto all’ignoranza. Qualche giorno fa ho letto sui social alcuni commenti in calce a una foto in cui c’erano quattro ragazzi neri che giocavano in spiaggia: il messaggio di fondo era “ecco come sprechiamo i nostri soldi”. Vogliamo negare anche il diritto allo svago a questi ragazzi? Vorrei che la gente di Marsala entrasse più in relazione con chi viene dall’Africa.

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