Salvatore Inguì: “Preoccupano più gli attacchi degli ultimi mesi che le parole di Riina”

Vincenzo Figlioli

Salvatore Inguì: “Preoccupano più gli attacchi degli ultimi mesi che le parole di Riina”

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mercoledì 03 Settembre 2014 - 12:37

Messaggi espliciti da far arrivare ai nuovi boss o strategie di destabilizzazione studiate da “menti raffinatissime”? Sono in molti a interrogarsi sull’interpretazione da dare alle ennesime intercettazioni diffuse in questi giorni dagli organi di stampa (ma risalenti allo scorso dicembre) in cui Totò Riina cita don Luigi Ciotti, auspicando per il sacerdote piemontese la stessa fine di padre Puglisi. Mentre nelle varie agorà (reali o virtuali) si confrontano pareri diversi, la famiglia di Libera si stringe naturalmente intorno al proprio fondatore, a partire dal coordinatore provinciale Salvatore Inguì.

Che idea vi siete fatti di questa vicenda?

Luigi Ciotti non è nuovo a questo genere di minacce, tant’è che cammina da tempo con la scorta. Adesso è stato rafforzato il sistema di vigilanza… Aver fatto trapelare queste notizie potrebbe essere un modo per far giungere il volere del “capo dei capi” all’esterno. Mi chiedo se questo genere di informazioni facciano bene o meno…

Inquietante, come le intercettazioni in cui si faceva cenno al magistrato Nino Di Matteo. Allora come adesso, sembrano dei messaggi che rientrano in una strategia di destabilizzazione…

Se sono al 41 bis, non posso comunicare con l’esterno…Se però, pur sapendo di essere intercettato, parlo con qualcuno di cose che poi arrivano fuori, è chiaro che il 41 bis perde efficacia… Tornando all’attività di Libera, è verosimile, sia per quel che riguarda l’educazione delle giovani generazioni sia per altre iniziative più articolate che attengono più a un piano politico, che le organizzazioni criminali si sentano disturbate. Tuttavia, è inquietante constatare che quello che dice Riina in merito ai beni confiscati lo sentiamo dire spessissimo da altri e per noi di Libera diventa spesso terreno di attacchi. Non è vero che Libera gestisce tutti i beni sequestrati e confiscati. Le cooperative che rientrano nel circuito Libera Terra Mediterraneo sono nove, e una decima , quella intestata a Rita Atria, sta per costituirsi a Castelvetrano. Non siamo una holding, una struttura di potere… Eppure sono in tanti a ripeterlo… Oggi, questo tentativo di buttare fango su Libera ci preoccupa più di un colpo di pistola.

Altra cosa, naturalmente, è ricordare come Libera sia stata la promotrice della storica legge 109 del 96 sul riutilizzo sociale dei beni confiscati alla mafia. A questo proposito, sul nostro territorio, ci sono state minacce o altri tentativi di ridimensionare il ruolo di Libera?

C’è un’attività che Libera sta seguendo negli ultimi anni con particolare attenzione a proposito dei beni confiscati e sequestrati. Assieme al Presidente della Sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Trapani stiamo cercando di studiare un modo per mettere a disposizione della collettività i beni della mafia fin dalla fase del sequestro, senza attendere la confisca. Tutto ciò per fare in modo che i tempi non siano troppo lunghi e magari i beni vadano in malora, dando argomenti a chi sostiene che le cose vanno bene finchè vengono gestite dalla mafia e vanno male quando passano allo Stato. Lo scorso anno abbiamo già fatto un primo esperimento con Libera, Libero Futuro e il Tribunale di Trapani, gestendo un terreno sequestrato e non confiscato. Abbiamo portato alcune persone a lavorare lì, a raccogliere le olive e a produrre l’olio, che abbiamo poi dedicato all’agente di polizia penitenziaria Giuseppe Montalto, ucciso dalla mafia. Questa, naturalmente, è un’attività che destabilizza e pare non abbia lasciato indifferenti alcuni soggetti. Non a caso abbiamo ricevuto dei segnali d’attenzione da parte di alcuni soggetti. Alcune minacce esplicite sono anche arrivate, ma naturalmente non aggiungo altro perché sono in corso attività di indagine da parte degli inquirenti. Altro tema a cui teniamo molto riguarda la campagna per fare in modo che il sequestro e la confisca vengano applicati non solo ai patrimoni dei mafiosi, ma anche a quelli degli amministratori pubblici corrotti. E anche questo, naturalmente, non ci espone alle simpatie di tutti…

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