Salviamoci

Gaspare De Blasi

Marsala

Salviamoci

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martedì 07 Marzo 2017 - 07:34

C’era una volta la schedina del Totocalcio a cui gli italiani affidavano il loro futuro, auspicandolo migliore. Si giocava moderatamente per, come diceva un nostro anziano vicino di casa, lasciare una “porta aperta”. Il riferimento era alla fortuna, hai visto mai che la dea bendata arriva e trova l’uscio di casa sbarrato? Oggi il gioco, divenuto sempre più di massa, è una piaga sociale ed una patologia. Lo combattono le Istituzioni, almeno parte di esse, visto che il gioco è ormai nelle mani dello Stato. Una breve cronistoria partendo dagli anni più vicino a noi. L’azzardo, nel decennio che va dal 1990 all’anno 2000 diventa progressivamente leva fiscale (governi Amato, Ciampi), per soddisfare i crescenti bisogni della spesa pubblica. Vengono meno le remore etico-politiche. Sembra un déjà vu con quanto avvenuto nell’Italia dei Comuni nel XIII secolo: prima si regola l’azzardo per tenerlo sotto controllo, poi con l’occasione lo si usa per far cassa. Subito dopo arriva al governo Berlusconi. L’azzardo cessa di essere una mera leva fiscale: si comincia a costruire un’economia basata sull’azzardo, per creare valore aziendale e crescono le grandi società concessionarie. Si decide di diffondere l’azzardo capillarmente, fuori dai precisi limiti di spazio e tempo. Inizia il boom, si diffondono centinaia di migliaia di slot machines e esordiscono i Gratta e Vinci. In tutto questo c’è la follia per cui le slot vengono considerate gioco lecito, in quanto giochi con abilità prevalente sul rischio. Come se non bastasse, follia nella follia, l’unico vincolo che hanno le slot è che non devono riprodurre i meccanismi del poker (e così i videopoker, che pure qualche minima scelta la consentivano, spariscono). Si lancia anche il ricavato sociale, noto come decreto l’Aquila, “Giocate e soldi andranno per la ricostruzione post terremoto”. L’Aquila non è stata ricostruita e vasti strati della società invece distrutti. Si arriva quasi ai nostri giorni, continua a infuriare la guerra fra la lobby dell’azzardo e crescenti strati di società che si oppongono. Si oppongono anche gli Enti Locali (di ogni parte politica) che vivono sulla loro pelle le drammatiche conseguenze. Per il futuro si parla di adeguare alle nuove tecnologie il gioco: “Giocate, da casa, è più anonimo…”. Noi naturalmente non ce l’abbiamo con i gestori dei locali, fanno il loro mestiere, ma una moderazione, anche per legge, perché no? Non farebbe male. E intanto ci andiamo a giocare un euro sulla sconfitta casalinga della Iuve in Champions, hai visto mai? Naturalmente gli amici iuventini tocchino ferro e quant’altro.

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