La medicina amara

Gaspare De Blasi

Marsala

La medicina amara

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mercoledì 23 Gennaio 2019 - 07:08

Che la gente arrivi anche a non curarsi più per risparmiare o perché non ha i soldi per comprare i farmaci, lo avevamo scritto anche in passato in queste nostre note. E’ di questi giorni un rapporto della Federfarma che parte da tutta una serie di dati positivi che vi vogliamo appena accennare. In Italia, negli ultimi anni, il settore della produzione e distribuzione farmaceutica che conta decine di piccole e medie aziende, ha incrementato il volume d’affari (ci ammaliamo di più evidentemente) e di conseguenza ha assunto anche giovani e meno, per un totale di oltre il 5% in più della forza lavoro del settore. Bene penserete voi. E lo pensiamo anche noi. Ma a volere entrare nel merito e nello specifico questo incremento di vendita di farmaci lo paghiamo noi. Primo quando ci ammaliamo (e fin qui pazienza) poi attraverso i rimborsi del servizio sanitario nazionale (che sempre noi siamo) e infine attraverso i cosiddetti farmaci da banco che come è noto sono tutti a carico del paziente. Una legge del 2005, partorita dall’allora ministro della sanità Storace, prevede che un anno si ed uno no, con scadenza in quelli dispari, le case farmaceutiche possano aumentare, come si dice, loro sponte, i farmaci da banco. Pensate voi che il settore salti un di queste scadenze? Neppure per sogno. Così appena entrato l’anno solare 2019 (dispari), non ci hanno lasciato neppure il tempo di stappare lo spumante che subito sono arrivati gli aumenti. Antidolorifici, antidepressivi, colliri ed antistaminici, sono adesso acquistabili con ricetta ma a carico completo dei cittadini. I loro rincari sono in media del 5,7%. Sono circa 3.740, secondo fonti sempre di Federfarma, noi non si siamo messi a contare medicine, i farmaci di fascia C soggetti a prescrizione medica ma non rimborsabili dal Servizio Sanitario Nazionale. Si tratta di medicinali utilizzati per patologie non gravi, e per i quali gli italiani ogni anno spendono oltre 3 miliardi di euro. Si tratta, tra gli altri, di mucolitici contro il catarro, «pillole dell’amore», colliri e pomate a base di antibiotici per curare le congiuntiviti, ansiolitici e sonniferi, antidolorifici contro il mal di testa, antinfiammatori per i dolori muscolari, antistaminici contro asma e riniti allergiche. Tutte malattie di stagione come sappiamo in questi giorni di febbre e di tosse. Mentre il prezzo al pubblico dei medicinali senza obbligo di ricetta è liberamente fissato da ciascuna farmacia o parafarmacia, quello dei farmaci di classe C invece, è deciso dalle aziende farmaceutiche, che possono aumentarlo. E lo hanno subito fatto. Ora noi che siamo contenti che ci sia un settore, non so se ci capite, che tira e che assume, avremmo pensato che in questo dotto rapporto si fosse fatto un accenno che a pagare il tutto sono gli italiani con gli aumenti biennali. Invece nulla, solo tante grazie ad un settore “…dove ci sono imprenditori capaci …”, di aumentare sicuro.

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