Scommesse e Cosa Nostra: scatta l’operazione “Mafia bet”. Ecco tutti i dettagli

redazione

Scommesse e Cosa Nostra: scatta l’operazione “Mafia bet”. Ecco tutti i dettagli

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venerdì 22 Febbraio 2019 - 08:26

Ancora un’operazione di contrasto alla criminalità organizzata e alla rete di Matteo Messina Denaro nel territorio compreso tra Castelvetrano e Campobello. L’operazione “Mafia Bet” ha portato in mattinata all’esecuzione, da parte dei Carabinieri del Comando Provinciale di Trapani, della Compagnia di Mazara del Vallo e del ROS, del fermo di indiziato di delitto nei confronti di tre soggetti: gli imprenditori Calogero Jonn Luppino campobellese di 39 anni, Salvatore Giorgi, zio del predetto, 60 enne, anch’egli di Campobello di Mazara e Francesco Catalanotto, castelvetranese gestore di un centro scommesse a Campobello di Mazara. Sono accusati di associazione mafiosa, estorsione e altri reati. I provvedimenti sono stati emessi dalla Procura della Repubblica -DDA- di Palermo.

Le indagini dei Carabinieri, coordinati dal Procuratore Aggiunto Paolo Guido, e dai Sostituti Procuratori Gianluca De Leo e Francesca Dessì, hanno permesso di monitorare la rapidissima ascesa imprenditoriale di LUPPINO Calogero Jonn nel mondo delle scommesse e giochi on line.  Calogero Luppino dirigeva e controllava il settore economico dell’esercizio di giochi e scommesse affidando alcune delle relative agenzie ad altri associati mafiosi.

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La sua ascesa è stata favorita in tutto e per tutto dagli affiliati  ai mandamenti mafiosi di Castelvetrano e Mazara del Vallo che obbligavano i vari esercizi commerciali del trapanese ad istallare i device  delle società di Luppino e Giorgi, pena pesanti ritorsioni. Gli esercizi che invece accettavano il monopolio facente capo a Cosa Nostra, potevano godere della “protezione” dei mafiosi pronti a punire chi, tra la delinquenza comune, prendeva di mira quegli esercizi commerciali. Così accadeva con un bar di Petrosino, che aveva subito un furto proprio di macchinette per giochi riferibili alle società dei due. Cosa Nostra individuava il responsabile del furto e, tramite il referente mafioso di quel luogo, provvedeva alla punizione del presunto reo, colpevole di aver danneggiato un esercizio che già aveva pagato la protezione dell’associazione mafiosa.

Dal canto suo Luppino destinava parte dei proventi economici delle proprie attività imprenditoriali al sostentamento delle famiglie mafiose di Castelvetrano, di Campobello di Mazara e di Mazara del Vallo e garantiva il costante collegamento fra queste famiglie, i cui vertici sono stati tratti in arresto nell’operazione, sempre della DDA di Palermo, “Anno Zero” dello scorso mese di Aprile.  Inoltre l’uomo assicurava il sostentamento di singoli associati mafiosi detenuti e, in particolare, del boss Franco Luppino e di sua moglie Cataldo Lea; Salvatore Giorgi, che gestiva la cassa dell’associazione mafiosa in questo specifico settore imprenditoriale, manteneva costanti contatti con gli altri associati, contatti finalizzati alla pianificazione e realizzazione di numerose iniziative imprenditoriali poste in essere attraverso la forza di intimidazione dell’associazione Cosa nostra sul territorio di Mazara del Vallo, grazie all’appoggio e alla protezione di Dario Messina (reggente del mandamento mafioso di Mazara del Vallo). In quanto gestore della “cassa” provvedeva alla ripartizione degli utili in favore degli associati anche di altre famiglie mafiose, tra cui quella di Marsala.

Francesco Catalanotto rappresentava l’anello di congiunzione operativo tra Luppino e la famiglia mafiosa di Castelvetrano. Era egli che veicolava messaggi e informazioni fra i rispettivi componenti delle famiglie mafiose e organizzava incontri fra i sodali, salvaguardandone la riservatezza. Inoltre assumeva la gestione di un centro scommesse per conto di Calogero Jonn Luppino e consegnava somme di denaro ricavate dall’attività di raccolta delle scommesse al sostentamento delle famiglie mafiose. Catalanotto inoltre vantava una particolare vicinanza con Rosario Allegra, cognato del latitante Matteo Messina Denaro anch’egli tratto in arresto nell’aprile del 2018, il quale era uno dei primi destinatari, unitamente a Raffaele Urso e Dario Messina, dei finanziamenti di Luppino.

E’ indagato anche un deputato regionale per corruzione elettorale, l’avvocato marsalese Stefano Pellegrino (qui le dichiarazioni che ci ha rilasciato: http://www.itacanotizie.it/arresti-17/) a cui i Carabinieri hanno notificato l’invito a comparire per rendere interrogatorio innanzi ai PM. Luppino e soprattutto Giorgi, in ossequio alle disposizioni impartite dal carcere da Franco Luppino, supportavano la candidatura del politico locale alle elezioni regionali, promettendo e somministrando generi alimentari a cittadini del luogo in cambio della promessa di voto. I due non erano infatti disinteressati alle competizioni elettorali. Gli stessi erano esponenti di primo piano del movimento politico “Io amo Campobello” e Luppino in passato era stato anche consigliere comunale. Il sodalizio riusciva ad orientare, grazie all’ampio potere economico esercitato, la libera espressione della preferenza elettorale, in ciò realizzando proprio uno degli scopi dell’associazione mafiosa.

I Carabinieri hanno eseguito anche un ingente sequestro beni, finalizzato alla confisca e disposto dalla Procura di Palermo nei confronti di 8 società e imprese individuali, e relativo compendio societario, che gestivano non solo giochi on line, ma anche esercizi commerciali quali tabacchini, autonoleggi, bar, nonché società di servizi. Di fatto Luppino di recente aveva differenziato gli investimenti, nonché ampliatili acquistando anche società di scommesse sull’isola di Malta.  Il valore dei beni sequestrati si aggira intorno a 5 milioni di euro.

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