Sentenze storiche

Claudia Marchetti

Marsala

Sentenze storiche

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venerdì 21 Aprile 2017 - 07:30

Qualche anno fa in Italia era stata emessa una sentenza storica, coniando per la verità gli Stati Uniti, che puniva un’azienda produttrice di sigarette a risarcire un accanito fumatore deceduto per un cancro. La prima sezione civile della Corte di Appello di Roma, aveva condannato l’Ente tabacchi italiani (Eti) a versare 200mila euro ai familiari di Mario Stalteri, morto nel 1991, per le omissioni legate alla mancata informazione ai consumatori dei pericoli derivanti dal fumo. Poco tempo fa un altro caso made in USA.

Un Tribunale del Missouri ha condannato la nota multinazionale americana “Johnson & Johnson” a pagare un risarcimento di 72 milioni di dollari alla famiglia di una donna morta di cancro alle ovaie per l’uso prolungato del borotalco “Baby Powder” per l’igiene intima. Ieri invece, su questo fronte, un’altra sentenza storica: il Tribunale di Ivrea ha condannato l’Inail a corrispondere una rendita vitalizia da malattia professionale al dipendente dell’azienda Telecom cui è stato diagnosticato il tumore. L’uomo, che ha potuto assistere al suo riconoscimento, per 15 anni ha usato il cellulare per più di tre ore al giorno senza protezioni. Se concretamente ce ne fossero. Lo studio del suo legale, l’avvocato Stefano Bertone, ha anche aperto un sito consultabile da tutti (www.neurinomi.info) dove gli utenti possono trovare consigli sull’utilizzo corretto del telefonino. A ben vedere però, un’altra cosa salta all’occhio.

Per la giurisprudenza appare chiaro che si va verso il largo riconoscimento – come spesso ribadito con forza da diversi medici e luminari come Veronesi – che un tumore può essere causato da “agenti esterni” che fanno male alla salute. Che sia una sigaretta, un deodorante con sostanze cancerogene, anche le onde magnetiche, le antenne, il cibo che si mangia, l’acqua con cui ci si lava, l’amianto. Allora forse sarebbe bene iniziare a parlare di una legge che riconosca legalmente queste cause e che tuteli non solo il soggetto affetto dalla malattia ma anche i suoi familiari. Purtroppo sono patologie sempre più frequenti.

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