Sequestrati beni per 25 milioni di euro. Coinvolto il vicepresidente regionale dell’Ance Sicilia

Vincenzo Figlioli

Sequestrati beni per 25 milioni di euro. Coinvolto il vicepresidente regionale dell’Ance Sicilia

Condividi su:

martedì 05 Agosto 2014 - 08:14

GUARDA IL VIDEO 

11.30 – Nel corso della conferenza stampa tenutasi presso la Questura di Trapani è stato spiegato come l’odierno sequestro preventivo “evidenzia la vocazione imprenditoriale di Cosa Nostra e il suo perdurante potere ben più esteso del territorio provinciale trapanese, distribuito, piuttosto, in gran parte del territorio regionale attraverso la costituzione di un reticolo imprenditoriale per il condizionamento illecito della fase di aggiudicazione della gestione dei lavori e delle forniture concernenti la realizzazione di opere pubbliche appaltate”.

Dalle indagini, che comprendono un arco temporale che va dalla metà degli anni ’90 fino ai nostri giorni, emergono infatti i contatti tra la famiglia dei due imprenditori e i mandamenti mafiosi di Mazara e Trapani. Rispetto alla città del Satiro, come dichiarato anche dal collaboratore di giustizia Vincenzo Sinacori (in passato alla guida del mandamento mafioso di Mazara del Vallo) Domenico Funaro  sarebbe stato in contatto con l’imprenditore edile Michele Accomando, a sua volta organico alla mafia mazarese.

Rispetto al capoluogo, invece, i nomi dei Funaro si trovano nell’informativa di reato  “Progetto Mafia – Appalti Trapani fase III” del 2007, così come nelle indagini “Progetto Mafia Appalti I” del 2004 e nelle successive ordinanze di custodia cautelare per le operazioni “Mafia Appalti fase I” e “Mafia Appalti fase II”. Ed è qui che emergono i rapporti di Domenico e Pietro Funaro con Tommaso Coppola e Nino Birrittella, noti imprenditori locali e principali referenti operativi di Francesco Pace. Proprio Birrittella ha parlato in una delle sue dichiarazioni confessiorie della  “strutturazione di un comitato d’affari volto alla gestione illecita degli appalti,spiegando come tutte le attività di turbativa d’asta, falso e corruzione, relative al controllo occulto sugli appalti, venivano poste in essere, tra gli altri, dal Domenico e Pietro Funaro”. Tutto ciò, come si legge nella nota inviata dalla squadra mobile di Trapani alla stampa, confermerebbe “il loro ruolo centrale nel condizionamento delle procedure di aggiudicazione degli appalti posto in essere da Cosa Nostra sul territorio trapanese, a seguito di una specifica autorizzazione rilasciata dal reggente del mandamento Francesco Pace per delega di questi da Tommaso Coppola o dallo stesso Birrittella”.

Nel corso della conferenza stampa è stato inoltre spiegato come le aziende della famiglia Funaro dessero sempre grandi garanzie in termini di disponibilità economica e ciò consentiva loro di monopolizzare, di fatto, il mercato delle grandi commesse in provincia di Trapani. E nel 90% dei casi – come emerso in conferenza stampa – si trattava di appalti apparentemente regolari, come quello riguardante i lavori per il Parco Archeologico di Marsala. Altri, come quelli per l’aeroporto di Birgi o il completamento di una galleria di Favignana sono invece finiti sotto osservazione, alla luce delle dichiarazioni di Birrittella, che ha fatto riferimento agli imprenditori Tarantolo, Mannina e Funaro, e in particolare agli accordi intercorsi con Pace per i lavori relativi all’aeroporto militare di Birgi. Un appalto risalte al 2002 per la realizzazione di opere per un importo a base d’asta di oltre 13 milioni di euro aggiudicati dalla Funaro Costruzioni in A.T.I. con la Cogeta di Vito Tarantolo e con altre due aziende pugliesi e una veneta (la Sud Montaggi srl di Modugno, la Dec Spa di Bari e Secaim spa di Venezia).

Molto interessante anche quanto si legge nella nota stampa in merito all’ostracismo delle imprese trapanesi legate alla mafia nei confronti della Calcestruzzi Ericina: “A ulteriore conferma di come Domenico e Pietro Funaro fossero inseriti nel novero degli imprenditori asserviti e beneficiati dal sistema di condizionamento mafioso del settore degli appalti pubblici, voluto dal vertice trapanese di cosa nostra, si rileva il loro coinvolgimento nella vicenda relativa alla Calcestruzzi Ericina, impresa sequestrata perché riconducibile al boss mafioso Vincenzo Virga, nello specifico con riferimento a quella precisa volontà del sodalizio mafioso trapanese di abbattere il volume di affari della Calcestruzzi Ericina, al fine di permetterne l’acquisto da parte di imprenditori collegati a Pace ad un prezzo molto più basso di quello reale”.

Sempre con riferimento alla Funaro Costruzionis.r.l., nell’ambito del Progetto Mafia Appalti, dalle intercettazioni effettuate presso gli uffici di Coppola, sono stati ricavati ulteriori elementi utili alle indagini e che portano gli investigatori a ritenere “come i due Funaro fossero imprenditori inseriti nell’occulto cartello asservito alle strategie della cosca mafiosa di Trapani, ed operanti in un contesto ben più esteso del territorio provinciale trapanese per la sistematica individuazione di incanti pubblici indetti in varie zone della Regione, onde pilotarne la spartizione, sia con forme di illecita aggiudicazione, sia con accordi mirati a controllare gli indotti per la distribuzione di forniture e servizi relativi ad ogni singola opera pubblica controllata, in guisa tale da alterare ed amplificare, nell’interesse economico della singola azienda e dei vari cartelli occulti, le normali capacità di concorrenza sul mercato e di competizione negli incanti pubblici”. Viene citata a proposito anche una conversazione intercettata del 21.12.2003 tra Tommaso Coppola e l’avvocato Carmelo Castelli, nel corso della quale i due si soffermavano sulle vicende giudiziarie che, un mese prima, avevano portato all’arresto di alcuni funzionari della Provincia Regionale di Trapani; durante il colloquio, Castelli spiegava che vi erano molti imprenditori che erano preoccupati in ragione di alcuni incanti che si erano aggiudicati verosimilmente artatamente. Inoltre, in occasione di un’ulteriore intercettazione ambientale del 31.08.2001, sempre Coppola fa riferimento ad un procedimento penale  incardinato presso la Procura della Repubblica di Patti (per fatti avvenuti alla fine degli anni ’90), che vedeva coinvolto anche Pietro Funaro. Nello specifico si trattava di una costante e programmata attività di turbativa di gare d’appalto pubbliche indette da svariati comuni del territorio messinese che inquadravano la Funaro Costruzioni tra le imprese protagoniste di questo occulto sistema di spartizione illecita degli incanti.

Per quanto riguarda, invece, le più recenti acquisizioni, le figure di Pietro e Domenico Funaro sono emerse anche nell’ambito delle attività di indagini patrimoniali e societarie riguardanti un altro imprenditore del territorio Vito Tarantolo, con cui risulta che i due abbiano avuto rapporti di illecita cointeressenza caratterizzati sia dalla compartecipazione in appalti pubblici, che, soprattutto, dalla costituzione comune di società in cui il Pietro Funaro ha operato “nella piena consapevolezza del ruolo assunto in esse da Vito Tarantolo attraverso la interposizione fittizia di prestanome” (come nel caso della ELIMI COSTRUZIONI s.r.l.).

9.00 – Pietro Funaro, originario di Santa Ninfa, non è un nome tra tanti nel mondo dell’imprenditoria trapanese. E’ infatti il vicepresidente regionale dell’Ance, l’associazione dei costruttori edili e fino a qualche tempo fa ha ricoperto anche il ruolo di presidente provinciale della stessa associazione. L’ordinanza di sequestro riguarda 3 beni immobili, 38 beni mobili (autovetture, furgoni, mezzi meccanici), 11 imprese (capitali sociali e pertinenti complessi aziendali), 22 partecipazioni in altre società, tra cui l’emittente televisiva Telesud 3 di Trapani, e infine 82 tra conti correnti e rapporti bancari di altra natura, per un valore complessivo, stimato, di circa 25 milioni di euro.

8.00 – Nuovo blitz della Guardia di Finanza che coinvolge diversi comuni della provincia di Trapani. Beni per un valore di circa 25 milioni di euro sono stati posti sotto sequestro ai fini della confisca fra il capoluogo, Campobello di Mazara, Santa Ninfa, Alcamo, Castellammare del Golfo e Santa Venerina. Coinvolti nell’operazione Domenico e Pietro Funaro (84 e 53 anni), imprenditori da anni operanti nel trapanese, soprattutto nel settore degli appalti pubblici. Il provvedimento nei confronti dei due soggetti, accusati di associazione mafiosa, è stato emesso dal Tribunale di Trapani. Le indagini sono state condotte congiuntamente dalla Divisione Anticrimine della Squadra Mobile e dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza.

Condividi su:

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Commenta