Speciale Ubud: “Gli scrittori raccontano le Isole”

Vincenzo Figlioli

Speciale Ubud: “Gli scrittori raccontano le Isole”

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martedì 07 Ottobre 2014 - 10:04

Il festival letterario di Ubud è stato inaugurato con tanto di gong presso il Puri Ubud Palace, di proprietà della famiglia reale, dalla direttrice del festival Janet DeNeefe. Alla sua 11a edizione, il festival si conferma un importante appuntamento per la letteratura Asiatica, e non solo. Il festival si è tenuto quest’anno negli stessi giorni delle celebrazioni per la santificazione dello storico tempio della città, il Pura Gunung Lebah.

Gli eventi in programma sono stati davvero tanti e si sono tenuti in 50 differenti luoghi in tutta Ubud, la città era letteralmente in festa. La selezione è stata piuttosto ardua, le tematiche trattate spaziavano dal microcosmo al macrocosmo, da memoir di viaggio alla scomparsa delle foreste Indonesiane, dal sistema delle caste in Indonesia e in India ai diritti umani dei rifugiati in tutto il mondo.

Ci siamo mai chiesti se Miti & Mitologie ci influenzano ancora in tempi moderni e se le nostre culture si sono sviluppate riadattandoli all’occorrenza? La modernità nell’avvicendarsi delle generazioni tende a relegare i miti delle varie culture ai nostri predecessori mettendone in discussione la validità alla luce di fatti indiscutibilmente storici. Che ruolo possono avere i miti e la mitologia nella vita della gente? Quando i progressi della tecnologia ci creano continuamente nuovi modelli di comunicazione, perché dovremmo tornare a guardare ai miti d’altri tempi, sepolti nella letteratura? Durante l’incontro dal titolo I Miti Che Ci Creiamo, lo scrittore Islandese Sjòn sostiene che “Si è in grado di spiegare la realtà attraverso ciò che si suppone sia irreale”. Krishna, scrittrice Indiana, commenta che la Mitologia ci dà un senso di speranza nel ricostruire la nostra identità. Ma c’è anche da chiedersi cosa significherebbe integrare i miti nella cultura di oggi? E ancora, i miti, la Storia e la religione sono inevitabilmente in contraddizione?

Robyn Davidson continua a essere un mito per la sua indimenticabile avventura, un viaggio nel deserto Australiano, 3000 km in compagnia di un cane e quattro cammelli. Ne scrisse un libro Tracks, pubblicato inItalia dalla Feltrinelli con il titolo Orme, e l’anno scorso il film ispirato al suo viaggio è stato presentato alla Mostra del Cinema di Venezia. Era il 1977 e il viaggio di Robyn durò 9 mesi. “Negli Anni ’70, quel viaggio aveva un significato più importante per le donne che erano pronte a sfidare certi limiti”, spiega Robyn. “Un viaggio si può intraprendere per dare un significato alla propria vita, ma non direi che il mio sia stato un viaggio “mistico”, parola spesso e volentieri fraintesa. Mi ha aiutata a acquisire una prospettiva diversa e una coscienza di me stessa”. E aggiunge: “Gli effetti del deserto sulle condizioni mentali non dipendono tanto dal deserto in quanto tale, ma dallo spazio con cui entri in contatto, dall’isolamento che ti ci circonda. La mente è soggetta a cambiare quando a cambiare è l’ambiente attorno a te.”

Quando scrittori emergenti Indonesiani e Australiani s’incontrano nell’evento Da isola a Isola si confrontano sul rapporto tra scrittori e pubblico, oggi sempre più digitalizzato. Quindi? La letteratura è online. Anche i formati si adeguano, e ai racconti brevi si affiancano quelli super brevi da 140 caratteri, un nuovo trend che giovani scrittori sperimentano per integrare tecnologia e linguaggi in letteratura. La sperimentazione porta a riflettere sulle tematiche delle storie e sulle lingue con cui raccontarle. Secondo la giovane scrittrice Ninda Daianti, non è tanto imparare un modo di scrivere creativo, quanto valorizzare la lettura. La lettura non deve essere solo un esercizio da praticare, piuttosto un modo per apprezzare il mezzo di comunicazione della scrittura stessa. Leggere e scrivere vanno a braccetto. Se sei uno scrittore che non ama leggere, quello che scrivi potrebbe non funzionare. Se sei uno scrittore alla ricerca di un pubblico di lettori, la prima domanda da porsi è “amo leggere ciò che scrivo?”

La giornalista Olandese Step Vaessen e la regista Canadese Sacha Stevenson vivono e lavorano in Indonesia da più di 10 anni. Nell’incontro Guardare Dentro Da Fuori raccontano le difficoltà di descrivere una realtà così complessa, i vantaggi e i limiti che incontrano nel vivere in un paese che chiamano ‘casa’ ma dove sono comunque delle ‘straniere’. Si confrontano su quanto il loro lavoro sia capace di rivelare verità invisibili agli occhi di altri. Indonesia Etc. è l’ultima fatica della ricercatrice-giornalista-poliglotta Inglese Elizabeth Pisani che ha viaggiato in lungo e largo l’Indonesia per documentare la natura e le dinamiche di un paese che esplora da più di 25 anni, “la mia relazione con l’Indonesia è come con un fidanzato, lo ami perché ti fa impazzire’. La Pisani, che ha un dottorato in Epidemiologia su malattie Infettive e lauree in Cinese Classico e Demografia Medica, è anche autrice del controverso La Saggezza delle prostitute. Burocrati, bordelli e il business dell’Aids, pubblicato in Italia da Isbn Edizioni.

Ultima nota: Il festival di stampo Internazionale ha richiamato 150 scrittori da 27 paesi, molti dei quali a forma di Isola o conglomerati di isole. Scrittori dall’Islanda, dalla Gran Bretagna, dall’Irlanda, dal Giappone, dalla Nuova Zelanda, dallo Sri Lanka, c’erano a celebrare Conoscenza & Saggezza. La presenza massiccia è stata quella di scrittori Indonesiani e Australiani che in Indonesia sono di casa. Il continente Australia? E se fosse solo un’isola gigante? All’appello mancava la Sicilia. E ancora, scrittori dal Bangladesh, dalla Cambogia, dal Canada, dalla Cina, dalla Finlandia, dalla Francia, dalla Germania, dall’India, dall’Iraq, dalla Malesia, dal Messico, da Myanmar, dall’Olanda, dalla Norvegia, dalla Polonia, dal Portogallo, da Singapore, dalla Spagna e dagli Stati Uniti erano a Ubud per raccontare la loro visione del mondo. All’appello mancava l’Italia. 

Maria A. Ruggieri

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