Sud vs Nord e speranza di vita

redazione

Marsala

Sud vs Nord e speranza di vita

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mercoledì 21 Febbraio 2018 - 07:30

Il Gap tra Nord e Sud, in Italia, non è solo a livello di strutture o di mezzi. Ma riguarda anche la cosiddetta “speranza di vita”. Secondo l’Osservatorio Nazionale della Salute nelle Regioni Italiane, che ha realizzato un focus dedicato alle disuguaglianze di salute nel nostro Paese, nel freddo Trentino Alto Adige si vive meglio rispetto ad altre zone d’Italia. Qui la speranza di vita, in media, è di 81,6 anni per gli uomini e di 86,3 anni per le donne. Sempre secondo le stime dell’Osservatorio quindi, nel Nord est si vive meglio ed infatti a seguire ci sono città come Firenze, Monza o Treviso, gioielli italiani alquanto vivibili. A decretare questa sorta di qualità della vita sono tre fattori in particolare: sanità, scuola e territorio. In pratica la speranza di vita aumenta per chi ha accesso ad adeguate strutture sanitarie, per chi ha un titolo di studio più alto e per chi vive in città “a misura d’uomo”.

In base a ciò, in Campania gli uomini vivono mediamente 78,9 anni e le donne 83,3. Più in generale nel Nord-Est gli uomini vivono in media 81,2 anni e le donne 85,6; nel Mezzogiorno d’Italia, gli uomini hanno una speranza di vita di 79,8 anni e le donne di 84,1. Gli svantaggi più grandi vengono registrati a Caserta e Napoli – terra di contraddizioni e di “fuochi” tristemente riportati dalle cronache – e a Caltanissetta e Siracusa per quanto riguarda la Sicilia. E pensare che al Sud siamo tuttora convinti di vivere nella “Provincia denuclearizzata”! Come affermato dal direttore scientifico dell’Osservatorio Nazionale Alessandro Solipaca, “… il Servizio sanitario nazionale oltre che tutelare la salute, nasce con l’obiettivo di superare gli squilibri territoriali nelle condizioni socio-sanitarie del Paese. Ma su questo fronte i dati testimoniano il sostanziale fallimento delle politiche. Troppe e troppo marcate le differenze regionali e sociali, sia per quanto riguarda l’aspettativa di vita sia per la presenza di malattie croniche”. Più chiaro di così. Ed il nostro, non è neanche uno dei paesi europei in cui c’è un grande divario di disuguaglianza interna. Però bisogna tenere conto – e lo deve fare il prossimo imminente (si spera) nuovo Governo – di una serie di interventi che possono acuire le differenze sociali, anche se apparentemente passano per “la migliore soluzione” possibile.

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