Un anno alla guida dell’anticorruzione ad Alcamo: Vito Bonanno traccia un bilancio della sua attività

redazione

Un anno alla guida dell’anticorruzione ad Alcamo: Vito Bonanno traccia un bilancio della sua attività

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martedì 27 Febbraio 2018 - 12:41

A più di un anno dall’incarico assunto presso l’ente, abbiamo incontrato il responsabile dell’anticorruzione del Comune di Alcamo, il dottore Vito Bonanno. Tra le questioni affrontate nell’intervista: il sistema dei controlli interni, il report sugli appalti 2017, il Piano anticorruzione e la questione sul ritardo del salario accessorio 2016, sollevato dal rappresentante sindacale della Uil di Trapani, Giorgio Macaddino.

Il segretario della Uil di Trapani, Giorgio Macaddino, di recente, ha criticato il ritardo del salario accessorio del 2016 per i dipendenti comunali, tirando in ballo lei e il sindaco per fare pressione sui dirigenti di questo ente.

La materia della gestione del rapporto di lavoro con i dipendenti appartiene esclusivamente alla competenza dirigenziale. Il segretario comunale è preposto, ovviamente, alla sovraintendenza, al coordinamento. L’appello della UIL è un appello assolutamente giusto, pone una questione seria, cioè chi lavora ed ha diritto ad avere il salario accessorio, che è una voce della retribuzione: per una parte legata al merito, alla premialità, al raggiungimento degli obiettivi; per un’altra alle attività che si svolgono nell’ente, che sono attività che fanno assumere determinate responsabilità, attività disagiate, attività a rischio. Un altro pezzo, il salario accessorio va a riguardare l’apporto concreto che il singolo dipendente ha dato al raggiungimento degli obiettivi che l’amministrazione all’inizio dell’anno ha fissato tramite gli atti di programmazione come il bilancio e il Peg. Quindi, è assolutamente corretto che questi dipendenti vengano tempestivamente pagati. Indipendentemente dall’appello della Uil, ho già sollecitato ed ho adottato delle misure organizzative perché in realtà il ritardo non riguarda questo anno. Questa è una prassi costante nel Comune di Alcamo. Gli accordi con le organizzazioni sindacali per ripartire questo salario accessorio, sono accordi annuali. Di anno in anno si stabiliscono i criteri di riparto. Io ho trovato che i contratti decentrati che, solitamente, avvenivano non ad inizio anno, ma alla fine dell’anno di riferimento. Quindi, su questo salario quantomeno c’è un anno di ritardo nella fase della contrattazione. Questa è una prassi storica. Quello che io posso dire è che anche nel 2017 noi siamo riusciti a chiudere l’accordo con i sindacati a dicembre. Siamo andati nella stessa prassi che l’ente aveva. Non siamo riusciti nel mio primo anno di attività ad Alcamo ad invertirla. Perché? Perché io mi sono dovuto rendere conto di come era costituito il fondo, se era costituito correttamente, se no era costituito correttamente, se le norme stabilite per attribuire i criteri, il salario accessorio erano coerenti con le regole che non prevedono assolutamente una erogazione a pioggia, ma vanno a selezionare determinati soggetti e, soprattutto, determinate attività. Quindi, questo lavoro l’ho fatto guidando l’ufficio del personale che non solo ha un nuovo dirigente, ma anche un nuovo istruttore in questa materia. Noi abbiamo perso il dirigente e l’istruttore storico di questo settore. Il dottore Cascio è andato in pensione e lo ha sostituito la dottoressa Mistretta; la dottoressa Chirchirillo è passata all’ambiente ed è stata sostituita da Dara. Quindi, eravamo tre “neofiti” che si sono voluti assolutamente rendere conto e, poi, siamo riusciti a chiudere un accordo all’unanimità con il contributo anche positivo delle organizzazioni sindacali nel mese di dicembre. Cosa posso dire? Posso dire che la scorsa settimana abbiamo già approvato il fondo del 2018 ed entro il 10 marzo convocherò le organizzazioni sindacali. Non lo faccio in questo periodo elettorale perché ho rispetto assolutamente di quelle che sono le dinamiche. Quindi, subito dopo il risultato elettorale, dal 10, ci siederemo con i sindacati per ripartire il fondo 2018. Sostanzialmente, la risposta migliore che posso dare da segretario comunale alla Uil, non per dire che il problema di accelerare il salario del 2016, quello c’è e cercherò di sensibilizzare i dirigenti e penso che nei prossimi giorni la questione si possa chiudere, ma la risposta strutturale ad un problema è quella di avere invertito la rotta. Adesso che abbiamo tutto chiaro, come ufficio del personale lavoreremo perché i contratti decentrati si sottoscrivano, l’accordo annuale si faccia all’inizio dell’anno. Ognuno sa quanto è il fondo, ognuno sa quanto è il budget assegnato, e quali obiettivi assegnare. Quindi, si lavora serenamente sapendo che sono a disposizione queste risorse che verranno stabilite con questi criteri, perché arrivare a fine anno a ripartire il fondo significa che fai dei criteri postumi all’attività gestionale. Mentre, i criteri di riparto della premialità debbono essere da tutti conosciuti all’inizio dell’anno. Così, il dipendente sa che se si impegnerà su questi temi, se porterà avanti questi obiettivi, se farà quello che è previsto dall’accordo decentrato parteciperà alla ripartizione di una somma “x”. Quindi, ha un’aspettativa e lavora più motivato. Mi pare questa una risposta strutturata.

È trascorso più di un anno dall’assunzione del suo ruolo in quest’ente. Uno dei suoi primi atti è stato quello del sistema dei controlli interni. Un sistema esistente era stato criticato nelle ultime delibere della Corte dei Conti. Che cosa è cambiato fondamentalmente con questo nuovo provvedimento?

Quando mi sono insediato una delle prime richieste che ho fatto, in quanto al mio insediamento non ho avuto un passaggio di consegne perché la sede era già vacante, a chi ha svolto le funzioni di vice-segretario, se avesse dei documenti da potermi consegnare in materia di attività di controllo. Ho chiesto anche ai collaboratori qui in segreteria, ma non c’erano delle carte che ho potuto consultare. Comunque, non mi sono state date, non mi sono state assolutamente trovate. Qualche giorno dopo il mio insediamento, è stata notificata la delibera della Corte dei Conti, era proprio il dicembre 2016, con la quale “stroncava”, questa è la parola che io posso utilizzare, e tra l’altro prima questi atti non erano nemmeno pubblicati, il sistema dei controlli interni complessivo del Comune di Alcamo, segnalando che non aveva attivato alcuna forma di controllo strategico, che non c’erano report sul controllo di gestione, che non esisteva un controllo sulla qualità dei servizi, che il controllo sull’equilibrio di bilancio non veniva fatto anche perché il bilancio si approvava alla fine dell’anno e durante l’anno non si monitoravano gli equilibri e, praticamente, il controllo, quello più tipico del segretario comunale, il controllo della regolarità amministrativa era criticato dalla Corte perché non c’erano delle tecniche di campionamento degli atti, non c’erano dei report. E questo si legge nella delibera della Corte dei Conti. Io anziché adottare misure correttive, rispetto ad un sistema di regolamento che l’ente aveva approvato nel 2013, ho preferito sottoporre al Consiglio Comunale un regolamento nuovo, cioè riscrivere completamente le regole del controllo interno puntando su due aspetti: da un lato, per quanto riguarda il controllo sui singoli atti, prevedere le cadenze del controllo, quindi, avvicinandole ai tempi della gestione, in modo tale che se dal controllo emergono delle criticità, queste possono essere corrette se le procedure sono ancora in corso. Se una procedura è già conclusa, ci sono state e vengono evidenziate criticità, è molto più difficile andare a correggerla. Quindi, questo è un primo aspetto che riguarda fare i controlli tempestivamente; l’altro aspetto che ho introdotto è innanzitutto quello di legare le tecniche di campionamento degli atti, cioè quali atti si sottopongono a controllo, a meccanismi di estrazione a sorte, ma che non sono casuali, perché un meccanismo di estrazione a sorte casuale potrebbe far sfuggire alla sfera del controllo determinate categorie di atti o determinati atti che, invece, hanno delle criticità. Io ho individuato delle tecniche di campionamento che consentono di controllare, in maniera molto approfondita, tutti quegli atti che riguardano settori a rischio censiti nel Piano anticorruzione. Quindi, ecco il collegamento tra il sistema del controllo della regolarità amministrativa e il Piano anticorruzione. Se nel Piano anticorruzione abbiamo censito, abbiamo valutato che un procedimento è particolarmente sottoposto a rischio corruzione è evidente che gli atti che vengono prodotti in questo procedimento devono avere una particolare attenzione nel ciclo del controllo interno in modo tale che si possa, da parte del segretario comunale, valutare non soltanto se il dirigente ha adottato le misure di prevenzione della corruzione previste dal Piano per quella tipologia di atto, ma, in concreto, se l’atto risponde ai canoni della correttezza, del rispetto della legge, dell’efficacia, dell’efficienza, dell’economicità e quant’altro. A questo fine, uno dei temi più delicati, sostanzialmente, è stato quello degli appalti e, soprattutto, dell’elevato numero di procedure di affidamenti sotto soglia dal quale poi è scaturito tutto un sistema che nel tempo, durante il primo anno, ho messo su: di monitoraggio, di reportistica con dei files excel che mi consentono di incrociare una serie di dati e alla fine di pubblicare un rapporto del lavoro che si è fatto. Abbiamo puntato su un sistema di reportistica che passa sia dalla giunta sia dal Consiglio comunale. Cioè, abbiamo previsto, come ci impone la Corte dei Conti, che i risultati dei monitoraggi, i report di questo controllo, vengano non soltanto fatti ed effettuati e, quindi, siano degli atti a consumo ed uso interno della dirigenza, ossia ci parliamo tra di noi, ma siano dei documenti articolati che vengono portati all’attenzione della giunta e, soprattutto per quanto riguarda il controllo strategico, del Consiglio comunale, in modo tale che gli organi che hanno approvato il bilancio, che hanno dato delle indicazioni possono, durante la gestione, controllare, verificare, come si sta andando, a che punto si sta andando e se ci sono delle variazioni da fare, delle misure correttive da prendere e quant’altro. Cioè, il controllo non è mai fine a se stesso. Il controllo ha la finalità, durante la gestione, durante l’attuazione dei programmi, di dare informazioni all’organo che detiene il potere di programmazione, macro il Consiglio comunale, micro di programmazione attuativa la giunta; di restituire tutta una mole di informazioni che attengono all’andamento degli impegni di spesa, allo stato di attuazione dei programmi, a criticità che si sono verificate durante l’attuazione del programma, eventuali ricorsi presentati dai cittadini rispetto all’attuazione dei regolamenti eccetera, in modo tale che, nelle sedi opportune, che sono quelle della giunta e del Consiglio comunale, si possa prendere atto delle criticità della gestione e intervenire con misure organizzative che possano consentire di superare queste criticità. Perché è vero che esiste il principio, ed è un principio sacrosanto, di distinzione tra competenze di indirizzo politico e controllo e di gestione. È assolutamente vero che la politica deve stare fuori dalla gestione, non deve dare direttive puntuali sulla gestione, perché è per legge competenza dei dirigenti. Ma è anche vero che la politica ha non solo il diritto. Io ritengo il dovere per legge di controllare la gestione non alla fine dell’anno, quando si approva il consuntivo, perché alla fine dell’anno tutto è chiuso, si può prendere atto solo se si è fatto bene o si è fatto male. Dunque, controllare durante l’anno. È un controllo concomitante alla gestione quello della politica che va a misurare gli indicatori di efficacia, efficienza, economicità e, quindi, va a vedere se le somme sono state previste, sono state spese, vengono spese correttamente, se bastano, se non bastano, se il costo preventivato di un servizio era corretto, se stiamo sforando dei budget e, quindi, capire sostanzialmente se si stanno rispettando i principi di efficacia, efficienza, economicità. Il controllo di qualità prevede dei report che vengono fatti attraverso la “customer satisfaction”, cioè su questionari che si somministrano ai cittadini che usufruiscono dei servizi. Quest’anno abbiamo fatto un controllo, ed è stato il primo anno, sul servizio biblioteca. Adesso, nel 2018, a giorni saranno diffusi questi dati, lo vorremmo estendere ad altri servizi. Mi pare che la giunta è indirizzata, in quanto è lei che decide quali servizi si sottopongono al controllo di qualità, verso altri essenziali servizi pubblici molto più sensibili. Molto probabilmente il servizio dei rifiuti e anche il servizio idrico integrato, dopo che ci saremo dotati di un piano finanziario sui costi del secondo. Invece, il controllo strategico restituisce al Consiglio comunale, il massimo organo, l’andamento dei programmi. Cioè, se io ho deliberato un piano triennale delle opere pubbliche che prevedeva di realizzare una determinata opera, che entro l’anno 2017 deve essere non soltanto appaltata, ma bensì proprio realizzata, il controllo strategico mi va a misurare nel tempo, durante l’anno 2017. Serve a restituire al Consiglio comunale le informazioni. Per esempio, nel mese di maggio, verifichiamo, se questo lavoro lo dobbiamo finire entro dicembre, a che punto è la gara, se è stata bandita quantomeno, se il bando è stato fatto o non è stato fatto. Se non è stato fatto, qual è il motivo? Come si giustifica il dirigente? E, quindi, intervenire su questo tipo di criticità. La relazione sui controlli 2016 è stata più positiva. È arrivata una delibera della Corte dei Conti nel mese di dicembre 2017 e devo dire che la Corte, alla quale abbiamo inviato ovviamente il nuovo regolamento e una serie di atti adottati nel corso del 2017, ha dato atto che effettivamente il nuovo sistema lascia presupporre che si possano superare le criticità che negli ultimi anni la stessa ha evidenziato. Noi stiamo lavorando, ce la mettiamo tutta, anche perché io credo che il ruolo del segretario comunale da un punto di vista organizzativo serve appunto a questo.

La magistratura contabile siciliana, nelle delibere del 2016, ha anche evidenziato la mancanza di atti importanti in quest’ente, come il registro del contenzioso che è stato da poco introdotto. L’assenza di questi provvedimenti così importanti cosa significa per un Comune?

In generale, in Sicilia, c’è stata una sottovalutazione dal punto di vista, intanto, culturale della straordinaria occasione che il nuovo sistema contabile armonizzato dava ai comuni: fare chiarezza su tutti i propri conti del passato e ripartire daccapo. Questa sottovalutazione culturale, l’opportunità che il nuovo sistema armonizzato contabilizzato ci dava, certamente, è un fatto negativo. Per cui, il riaccertamento straordinario dei residui, cioè quell’adempimento che serviva a fare tabula rasa di un sistema del passato e ripartire con chiarezza, trasparenza e verità dei conti per il futuro, adempimento che i comuni hanno fatto nell’anno 2015, purtroppo, questa mancanza di consapevolezza dell’importanza dell’adempimento ha fatto sì che il risultato di amministrazione, rappresentato dopo il primo riaccertamento straordinario, non sia totalmente conforme ai nuovi principi contabili, a quello che ci si aspettava. Tutto questo che io dico, certamente, riguarda anche Alcamo. Sono delle cose che sono state scritte dalla Corte dei Conti, sezione autonomie, che ha fatto già due rapporti evidenziando come i comuni in generale non hanno compreso la portata storica di questa occasione che gli veniva data. Quindi, la Corte dei Conti nella delibera del dicembre 2017 dove ha controllato il rendiconto 2015 e l’operazione di accertamento ha segnalato tutta una serie di criticità che hanno riguardato il corretto approccio alle nuove regole segnalando, per esempio, quello che lei ha menzionato. Ma questa è solo una delle cose che la Corte ha segnalato. La Corte ha detto “Il Comune di Alcamo ha un contenzioso enorme. A fronte di questo contenzioso il comune non lo ha monitorato, non ha fatto un registro, non ha valutato, quindi, in concreto, causa per causa, qual è il rischio possibile di soccombenza e, quindi, come ha fatto ad appostare delle risorse in accantonamento che serviranno se il comune sarà in futuro condannato in tutte queste cause? Ad averle nel cassettino di riserva ( si chiamano fondi di accantonamento) ? Come ha fatto a mettere da parte queste risorse da cui poi attingere se arriva la sentenza di condanna e pagare? Perché se tu non hai queste risorse accantonate, quando ti arriva la sentenza di condanna, hai problemi di equilibro di bilancio. Vuol dire che se ti arriva una sentenza di condanna 2018 per una causa di 10 anni fa, se non hai accantonato nulla dovrai prendere risorse fresche, del 2018, sottrarle ai servizi che dai ai cittadini e andare a pagare la sentenza, cioè il contenzioso. Se, invece, tu negli anni ti sei accantonato un bel gruzzoletto, e lo hai fatto in maniera ponderata, in maniera congrua, se vieni condannato, in questo gruzzoletto hai le risorse, le pigli, le applichi al bilancio e, quindi, non sottrai ai cittadini soldi delle tasse 2018 che sono destinate ai servizi di quell’anno e, quindi, pagherai il debito derivante da sentenza con quello che hai risparmiato nel passato, in modo tale che il cittadino non avrà assolutamente da questa tua scorretta prassi contabile alcun danno”. Questa è la contestazione della Corte. Il registro non c’era effettivamente. È una delle prime cose alle quali ho lavorato. Nell’anno 2017 lo abbiamo costituito, ci siamo creati dei criteri di trasparenza per valutare il rischio di soccombenza, criteri che saranno resi pubblici nei prossimi giorni perché, adesso, abbiamo costruito una determina con l’avvocatura che li rende trasparenti. Perché il problema non è solamente stimare il contenzioso e fare il registro. Questo l’abbiamo fatto, e abbiamo adeguato l’accantonamento. Nello scorso consuntivo abbiamo portato l’accantonamento da 1 milione e 900 mila euro a 2 milioni e 900 mila euro, quindi, abbiamo aumentato le riserve di ben un milione di euro. È molto più robusto questo accantonamento a garanzia di eventuali rischi di soccombenza per il futuro. Ma quello che noi abbiamo fatto, stiamo facendo, e vogliamo fare è quello di rendere trasparente il modo attraverso il quale noi stimiamo il rischio soccombenza. Cosa intendo dire? Tutto questo è previsto nel Piano anticorruzione, perché se io non mi do delle regole trasparenti che, quindi, seguirò di volta in volta, regole che mi sono dato a monte, ex ante, e mi arriva un contenzioso molto complesso e di valore molto elevato, probabilmente, laddove ho problemi di bilancio, non avendo delle regole di base, generali, astratte, pubbliche, che tutti possono controllare, ci potrebbe essere il rischio che, onde evitare impatti sul bilancio, si stima il rischio basso. Per esempio, sul rischio che potrebbe essere 80, accantono 20, quando poi mi arriva la sentenza che mi condanna a 60, io avevo solo 20 e 40 li devo pigliare dal bilancio. Se noi, oltre al registro che l’abbiamo già fatto, rendiamo trasparenti i criteri di valutazione del rischio soccombenza e, quindi, diciamo “Questi sono i criteri per valutare un rischio alto. Al rischio alto corrisponde un accantonamento del 80%. Questi sono i criteri per valutare un rischio medio e al rischio medio corrisponde un accantonamento del 40 %. Questi sono i criteri per valutare un rischio basso, poco elevato e comunque poco influente e se ininfluente io accantono il 10%. In questo modo, io non soltanto mi sono fatto il registro, ma avendo questi criteri trasparenti, posso consentire a chiunque, a partire dall’organo di revisione contabile ( la Corte ha tirato le orecchie al precedente organo di revisione contabile perché ha detto che non si è mai espresso sulla congruità dell’accantonamento ), ai consiglieri comunali, che per prima sono chiamati a votare il bilancio ed approvare il consuntivo, e devono stare sereni nel momento in cui votano, devono dare un voto consapevole, ma, soprattutto, ai cittadini che poi controllano i conti, di potere valutare come si è arrivati ad un determinato accantonamento piuttosto che ad un altro. Io, nel mio ruolo di segretario comunale, mi sono sempre sforzato, e spero di poterlo fare anche ad Alcamo, di mettere a disposizione dei consiglieri comunali tutte le informazioni possibili, perché a me piace che il consigliere comunale esprima un voto consapevole. Questo si può fare in maniera seria solo se si è reso tracciabile e preventivamente resi pubblici i criteri in base ai quali stimi il rischio soccombenza. Questa era una delle criticità della Corte. L’altra criticità seria che per esempio ha rilevato è quella dell’eccessiva condanne per buche stradali. Questo è un tema sul quale la Corte ha acceso un faro e, sostanzialmente, dice “Voi mi dovete adottare misure correttive”. Io di questo ne parlo dal 7 gennaio 2017, dopo un mese che mi sono insediato, ho fatto diverse direttive, osservazioni, eccetera. Entro la prossima settimana finalmente la giunta potrà approvare un sistema di linee guida, che io auspicavo, e fa tre cose: da un lato, istituisce un sistema di monitoraggio permanente della sicurezza e della manutenzione delle sedi viarie e attraverso un database il comune verrà diviso in zone. C’è una squadra, ci sono i responsabili di queste squadre, e ogni mese ciascuna zona verrà revisionata: strade e marciapiedi. Laddove c’è una buca, verrà fotografata e inserita nel database e partirà una squadra con un pronto intervento. Se ci sono situazioni di pronto intervento vengono fatte nel giro di 24-48 ore. Se non sono di pronto intervento, perché non c’è un pericolo imminente, si interverrà con manutenzione ordinaria e dove ci vuole straordinaria. Nel momento in cui l’intervento è fatto, verrà scattata la foto con la data che verrà inserita in un database, in modo tale che noi sappiamo quando c’era la buca, quando è stata segnalata e quando l’abbiamo riparata. Il mese successivo ripassiamo e vediamo cosa è successo. Il database verrà aggiornato anche su segnalazioni che i cittadini potranno farci tramite l’URP. Quindi, se un cittadino mi dice “C’è una buca in questa via”, la comunicazione si fa all’URP. Arriva subito a chi gestisce il database che verrà aggiornato e si dirà “Il cittadino x ha detto che c’è una buca qua”. Questo aggiornamento del database fa scattare subito la squadra di pronto intervento che deve andare a verificare. Quindi, abbiamo questo rapporto dinamico anche con la città. Dopodiché le linee guida dicono anche un’altra cosa. Se tu cittadino hai un incidente e ti succede qualcosa sul marciapiede, sulla strada, mentre cammini da pedone o da utente della strada con un’automobile, un ciclomotore, hai un dovere che devi assumere nei miei confronti, perché adesso sono trasparente e si è creato questo sistema di monitoraggio: devi collaborare. Cioè, devi segnalare entro 24 ore dove sei caduto, il punto preciso, in modo tale che io posso fare partire la mia squadra di pronto intervento e andare a verificare se tu mi ha detto la verità o no. Prevedendo questo sistema di monitoraggio, noi lo vogliamo presentare alla città, agli avvocati, eccetera. Abbiamo preparato una scheda precisa da compilare quando il cittadino vuole segnalare che ha avuto un incidente con la documentazione che ci deve dare, in modo tale che noi facciamo la nostra parte di monitoraggio, di pronto intervento. Se qualcosa c’è sfuggita e si è verificato un incidente, il cittadino ci segnala il danno. Noi lo andiamo subito a verificare ed evitiamo delle cause che fanno aumentare solo le spese legali. Se noi abbiamo torto dobbiamo pagare. È inutile che resistiamo in maniera strumentale in giudizio e lievita sempre questo gruzzolo di spese legali che paghiamo agli avvocati di Alcamo. Il Comune di Alcamo è diventato una sorta di bancomat per i cittadini e per alcuni studi legali. Questo non è assolutamente corretto: sono soldi pubblici che noi dobbiamo spendere per dare migliori servizi ai cittadini. Quindi, questo sistema speriamo ci potrà aiutare come misura correttiva che ci chiedeva la Corte. L’attueremo e speriamo possiamo invertire la tendenza.

In questo mese è stato pubblicato anche il report sugli appalti 2017. Ciò che salta all’occhio è il fatto che zero sono le somme urgenza. Come può essere letto questo dato?

È un dato assolutamente asettico, nel senso che vuol dire che non si sono verificati fenomeni di somma urgenza. Non è che uno si deve scandalizzare perché non ci sono state procedure di somma urgenza. Il problema è diverso. Dovevamo andare ad attenzionare, laddove c’erano state procedure di somma urgenza, se effettivamente c’erano i requisiti per attuarle. Il nuovo codice dei contratti, che è un ottimo codice, chiarisce che le somme urgenze possono farsi soltanto in particolarissime situazioni: veramente non preventivabili, non programmabili, che sono legate ad eventi atmosferici naturali, eccetera. Quindi, il fatto che qui non si siano fatte procedure di somma urgenza vuol dire che non ci sono stati i presupposti perché si potessero fare affidamenti in tal senso. È il contrario, non è un dato negativo, è un dato positivo a mio modo di vedere.

Febbraio è stato caratterizzato anche per i due eventi di formazione professionale per i dipendenti comunali: il primo sull’armonizzazione contabile e il secondo sul Piano anticorruzione che lei ha adottato. Questi incontri di aggiornamento sono stati utili rispetto ad una preparazione che avevano?

La formazione è un diritto del lavoratore. In tutti gli enti dove lavoro dico che il dipendente deve pretendere di essere formato. Lo deve pretendere laddove l’amministrazione non investe in formazione. Il dipendente deve rivendicare il diritto alla formazione. Durante la fase di istruttoria del Piano anticorruzione ho chiesto a tutti i dirigenti di relazionarmi sull’attuazione delle misure dei piani che erano stati approvati e aggiornati negli anni. Un dato che mi ha molto preoccupato, che è stato sottoscritto e attestato dai dirigenti, è che da almeno cinque, sei anni, il Comune di Alcamo non aveva fatto formazione. Questa attestazione dei dirigenti, che io ho riversato nell’istruttoria dell’analisi di contesto del mio Piano, mi ha lasciato veramente perplesso perché, al di là del fatto che la formazione è un diritto, il contratto nazionale prevede che i comuni devono destinare alla formazione l’1% del monte salari, quindi, una somma enorme perché la formazione è fondamentale. Il dipendente deve sapere cosa deve fare, quali sono le cose, le tecniche più innovative, più corrette per potere dare risposte efficaci ai cittadini, per darle tempestivamente e in maniera corretta. Poi, perché lui si deve tutelare, non può andare alla cieca, deve sapere come si fanno le cose in quanto è responsabile delle cose che fa. Quindi, ha il diritto ad essere formato. Il diritto-dovere a formarsi. Se c’è un corso di formazione deve partecipare. Non può esimersi dal partecipare. E se l’amministrazione non gli organizza la formazione si deve lamentare e si deve ribellare. Io ho verificato che su questo dovevamo invertire la rotta. Ho chiesto ai dipendenti di fare un’analisi dei fabbisogni formativi e dal 2018 la formazione deve diventare non un fatto episodico, deve diventare un fatto che accompagna l’attività lavorativa. Avremo degli incontri con importanti relatori su argomenti di carattere generale e trasversale che riguardano tutti, ma la mia idea è quella di fare la formazione anche in house, attraverso incontri ristretti con i responsabili di procedimento, con le posizioni organizzative per materia, con la presenza dei dirigenti, con la mia, dove insieme possiamo valutare di fare focus sui problemi degli atti di liquidazione ad esempio. E allora tutti insieme ci lavoriamo come già abbiamo fatto. Questi tavoli li abbiamo fatti nel 2017 e, per esempio, dal punto di vista della tempestività dei pagamenti, abbiamo messo su un sistema che ha portato a una riduzione del 25 % del tempo medio di pagamento delle fatture emesse dal Comune di Alcamo. Questo è un dato che io rivendico e ritengo fondamentale perché il rispetto della tempestività dei pagamenti rende l’ente più credibile nei confronti delle imprese, dei cittadini e, assolutamente, ci fa apparire con occhi diversi. Non sono contento dei risultati. Nel 2017 avrei voluto fare di più. Purtroppo ci sono stati due fatti che mi hanno impedito di farlo: da un lato, il mio senso di responsabilità nell’avere detto sì all’amministrazione che mi ha affidato la dirigenza ad interim dell’ufficio urbanistica per nove mesi che mi è costata tantissimo in termini di impegno, sacrificio e responsabilità. Ma responsabilmente non potevo dire assolutamente “No” perché era un settore delicato che per tanti anni non aveva avuto una guida, ed era corretto che ci fosse una guida unitaria e non tanti responsabili che autonomamente si muovevano accompagnando la procedura che poi ha portato ad avere un dirigente nuovo. Quindi, questo mi ha sottratto assolutamente tempo. La seconda vicenda è stata quella che purtroppo mi sono dovuto trovare a rispondere a tantissimi documentati, puntuali e dotti esposti spesso anonimi su vicende del passato che mi hanno sottratto tempo e risorse a potere meglio fare il mio lavoro attuale di segretario comunale, di organizzazione dell’ente e di controllo dei processi organizzativi e gestionali, che è quello che mi piace fare e che so fare e sul quale vorrei essere messo alla prova e valutato alla fine della mia presenza ad Alcamo.

Linda Ferrara

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