Vertenza artisti – Ovadia, interviene Nuccio: “Il male della nostra terra è il provincialismo”

redazione

Vertenza artisti – Ovadia, interviene Nuccio: “Il male della nostra terra è il provincialismo”

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venerdì 27 Gennaio 2017 - 16:25

Tanto si sta scrivendo in questi giorni sul confronto in atto tra amministrazione comunale, artisti marsalesi e la nuova direzione artistica dei contenitori culturali della città. Un ulteriore contributo al dibattito arriva adesso da un comunicato stampa del consigliere comunale Daniele Nuccio (Cambiamo Marsala), che fin da quest’estate ha avuto un ruolo di mediazione tra la giunta e gli artisti.

A seguire il testo che riportiamo integralmente:

Ormai è chiaro, le vicissitudini legate alle scelte adottate dall’amministrazione comunale in tema di teatro sono destinate a far discutere ancora.

Una storia che se ci pensate ha dell’assurdo.

A tratti è risulta grottesca l’intera evoluzione della vicenda.

Com’è noto in un dato momento, riconoscendo l’autorevolezza di alcuni “contestatori” del metodo e della scelta di affidare la direzione artistica a Moni Ovadia (non proprio l’ultimo arrivato sulla scena culturale italiana), ho pensato bene di dare il mio modesto contributo affinché si avviasse un confronto laico sulla questione.

Bene, posto questo tuttavia viene un momento in cui è necessario tirare una linea di demarcazione, volta a fare chiarezza sul perché si è arrivati a questo livello.

Vedete, a mio avviso uno dei mali della nostra terra rimane il provincialismo.

Fatte le debite distinzioni, che per fortuna ci sono, fra gli operatori e quanti hanno preso parte a questa infinita querelle vorrei insieme a voi cercare di ricondurre il dibattito pubblico entro un campo di ragionevolezza attraverso la quale, perché no, riaprire il dialogo bruscamente interrotto.

Tuttavia non posso non denunciare pubblicamente il mio personale rammarico per aver visto una serie di “scrocconi seriali”, più o meno alfabetizzati, ergersi a paladini della difesa degli interessi degli operatori culturali del territorio.

Di quei personaggi buoni per tutte le stagioni, che per anni hanno ingrossato le proprie tasche attraverso le complicità di certa politica, che per lungo tempo ha confuso lo sviluppo progettuale della cultura con il ritorno affaristico-elettorale.

Quei personaggi che alla fine della fiera non hanno fatto altro che delegittimare le, talvolta sacrosante, critiche degli “altri”.

Quelli che di Arte vivono.

Che da anni contribuiscono ad arginare col proprio lavoro, la propria abnegazione e la passione, la deriva verso l’imbarbarimento che il nostro tempo a tratti sembra imporci.

Quelle ragazze e quei ragazzi che negli anni hanno manifestato con forza il proprio talento in giro per l’Italia e per il mondo, con il teatro, la musica, la fantasia che, parafrasando Boltzman, rimane anche per me “la più scientifica delle facoltà”.

Perché in tutta questa strana vicenda ad essere calpestato è stato un principio importante: il merito.

Tutti sullo stesso piano a contestare ciecamente, chi legittimamente, chi per interesse, chi per delusione di un aspettativa.

Bene, la critica deve sempre avere diritto di cittadinanza purché questa sia mossa da chi ha davvero a cuore le sorti dello sviluppo della nostra comunità.

La politica, a prescindere dalla retorica d’accatto profusa da mesi attraverso i social dagli “opinion leader” di bassa lega, deve avere al centro della sua azione l’elevazione del livello culturale degli amministrati.

E’ uno dei principi cardine dell’azione di un buon governo, deve essere così.

Parole quali “boicottaggio”, lo sfottò continuo, la mancata selezione nel coro della protesta non portano a nulla.

O forse no, forse mi sbaglio, portano dritti dritti ad un altro metodo.

Il metodo utilizzato prima del nostro insediamento.

Quando con la “cultura” si faceva il business, quando si sperperava denaro pubblico in favore di pochi ma andava bene a tutti (o a tanti per lo meno) perché di fatto…

Queste brevi righe sono rivolte a quanti hanno davvero interesse ad avviare un rapporto costruttivo, nell’ottica della collaborazione, della programmazione partecipata.

E’ a loro che rivolgo questo appello.

Ma questo non può che essere fatto attraverso un nuovo approccio da parte di chi ha giustamente pensato di mettere in campo il “collettivo\cantiere” e penso in qualche modo di aver contribuito a questa linea in funzione del fatto che insieme davvero possiamo cambiare le cose.

Diversamente saremo destinati al cortile, al provincialismo che ha la meglio sempre e comunque perché si rivolge ad una platea certamente più ampia.

Facciamo in modo che questo confronto, seppure serrato, non scada nella banalità, nell’atteggiamento stucchevole.

Dove a farla da padrone è l’astio, la faziosità.

L’esasperare il dibattito a chi può servire?

Forse soltanto a quanti fra il fare ed il non fare preferiscono la seconda opzione.

Quelli del “ci vorrebbe ben altro”.

Ma anche a quanti vivono nella propria torre d’avorio, nella propria nicchia fatta di autoreferenzialità e smania di protagonismo.

Da amministratore di questa Città i miei obiettivi rimangono l’interesse esclusivo dell’ente e la crescita della mia comunità.

Vorrei poter dire un giorno di aver contribuito al cambiamento quando sono stato chiamato a questo ruolo.

Per raggiungere questo reputo di fondamentale importanza la lealtà nel confronto con quanti vorranno esserci d’aiuto, oltre gli schieramenti, le prove di forza ed i protagonismi.

Costruiamo un argine alla volgare, provinciale banalità.

Daniele Nuccio

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