Vincenzo Abate (Diventerà Bellissima): “Offro soltanto una cosa: la serietà nell’impegno”

redazione

Vincenzo Abate (Diventerà Bellissima): “Offro soltanto una cosa: la serietà nell’impegno”

Condividi su:

lunedì 23 Ottobre 2017 - 18:32

La candidatura del giovane avvocato è la novità della campagna elettorale in corso che ad Alcamo vede sfidarsi sei contendenti al seggio dell’Assemblea Regionale Siciliana. Abbiamo contattato il legale alcamese, presente nella lista a sostegno di Nello Musemeci come candidato alla presidenza della Regione, per farci raccontare come sta affrontando questa prima esperienza politica di fronte ad avversari noti all’elettorato in provincia di Trapani.

Questa è la sua prima esperienza politica. Come sta affrontando questa sfida a sei?

Con l’entusiasmo del neofita, se così possiamo dire. Con la passione di chi, per la prima volta, si appresta ad affrontare una campagna elettorale così impegnativa, ma allo stesso tempo avvincente. L’essere candidato per la prima volta alle regionali, una competizione così importante, che mi vede fare la spola tra i 24 comuni della provincia di Trapani, sta rappresentando per me un impegno umano anche positivo, perché il neofita non ha l’esperienza, ma ha l’entusiasmo e l’incoscienza di andare dovunque e bussare qualsiasi porta in quanto non ho scheletri nell’armadio, non sono stato mai manchevole nei confronti di nessuno. Offro soltanto una cosa: la serietà nell’impegno.

Come mai ha scelto questo appuntamento elettorale, visto che proprio ad Alcamo si è ad un anno quasi e mezzo dalle amministrative?

Perché a me piacciono le sfide difficili, sarebbe la risposta più bella da dare. In realtà, nel percorso umano, professionale di ciascuno di noi, probabilmente, la chiamata arriva in un momento diverso. Io non avevo intenzione di scendere in campo in prima persona, però, alla soglia del mio 37esimo compleanno, ho avuto la mia seconda figlia, Giuliana, un anno e mezzo fa. Adesso, mi sentivo più maturo. C’è stata questa possibilità con questa lista di sostegno al presidente Musumeci. Per tanti anni mi sono lamentato della politica, c’era quel vecchio detto che diceva “La politica la si fa o la si subisce”, nel mio caso, più che subirla, vorrei farla in modo positivo, in modo costruttivo per il benessere di quella che è la comunità trapanese. La serietà del progetto, lo stimolo, è venuto anche dal tessuto produttivo del territorio. Ci sono quelle persone che sono abituate a fare, alzarsi e rimboccarsi le maniche per creare qualcosa di positivo per questa terra. E la chiamata che arriva dalla politica, non intesa tout court, ma da quell’espressione che io trovo più sana del nostro territorio, di quelle persone che producono, creano ricchezza e che, evidentemente, si distribuisce attraverso l’indotto, attraverso i dipendenti, gli impiegati è arrivata adesso. Certi treni passano. Io ho pensato che fosse il treno giusto su cui salire, perché è un progetto che ho sentito mio, degli obiettievi che ho ritenuto assolutamente condivisibili, come la tutela dell’ambiente che per me è un aspetto fondamentale. Quindi, la tutela del territorio, l’opportunità di poter valorizzare contestualmente le nostre matrici ambientali, che sono uniche al mondo, magari anche sotto l’accezione più imprenditoriale o volta al turismo. Per cui, una serie di fattori concomitanti hanno fatto sì che io entrassi nel mondo della politica per queste elezioni regionali e non per un’altra competizione.

Ad Alcamo a sostenere Nello Musumeci, candidato alla presidenza della Regione, siete in tre. Da un lato ciò vi rafforza, nel senso che le altre liste sostengono ognuna un unico candidato, dall’altro invece costituisce una sfida interna al centro-destra e l’elettorato deve trovare chi lo rappresenta all’interno di questo orientamento politico.

Assolutamente sì. Ha ragione, è una lettura corretta. Dal mio punto di vista, io rappresentò un’alternativa ad entrambi. Spero che le persone che voteranno Vincenzo Abate alle regionali siano sì dell’elettorato di centro-destra, ma anche dell’elettorato di centro-sinistra, nel senso che non mi prefiggo di poter intercettare la preferenza soltanto ed esclusivamente di quello che può essere il mondo del centro-destra. La lista Diventerà Bellissima è una lista che ha una collocazione evidentemente a sostegno del centro-destra, ma è una lista moderata, ha al suo interno delle espressioni comunque di diversa provenienza. Io sono una persona moderata nella vita e conto molto sul voto delle persone moderate. Queste persone moderate non appartengono assolutamente al mondo del centro-destra, ma rappresentano la maggioranza dell’elettorato. Quindi, possono avere anche un’espressione di sinistra. In questi giorni, in cui sono sceso in strada, ho incontrato aziende, ho visto tante persone anche a casa, nei vari incontri che abbiamo avuto. Mi stanno dando fiducia a prescindere da qual era il suo substrato politico, perché vedono nella mia candidatura la possibilità di trovare un nuovo riferimento. E le persone per bene, secondo me, devono essere il nuovo riferimento. L’idea di partito, di coalizione è importante nell’ottica di governare, ma l’elettore ha bisogno di un riferimento. L’elettore ha bisogno di una persona di cui si possa fidare, una persona che può guardare negli occhi e capire di poter trovare un nuovo rifrimento. Per cui, siamo in tre, però, fondamentalmente, secondo me c’è un grande spazio che non è limitato sclusivamente all’area di centro-destra. Poi, sono sicuro che chi ha intenzione di votare per gli altri due candidati, difficilmente voterà per me, perché appartiende ad un background o, comunque, ad un orientamento ben definito. Io punto molto sul voto dei giovani, anche se forse non sono tanto più giovane io. Però, in questa tornata elettorale sono il più giovane, quindi, riesco ancora ad avere un minimo di presa su quella fascia di elettorato. Io punto sul voto libero, sul voto delle persone perbene che non si identificano in nessuno dei candidati, che non si rispecchiano in nessuno dei candidati e possono, quindi, vedere in me una nuova opportunità di voto.

I suoi avversari ad Alcamo e in provincia sono personaggi noti. Che difficoltà sta incontrando visto che lei in quanto giovane, per l’appunto, è meno conosciuto?

La sfida in provincia evidentemente è più complessa. È più complessa perché il parterre dei candidati si allarga. Mentre ad Alcamo, fondamentalmente, le persone hanno già un’idea chiara di quale siano le opzioni per votare, in ambito provinciale, in questo caso diventa più complesso. Ed è assolutamente fisiologico che io paghi lo scotto di non avere una struttura politica o di riferimento. In questi giorni, abbiamo girato la provincia con la consapevolezza non di trovare necessariamente un riferimento, ma un riferimento giusto. Una persona che possa rispecchiare i valori del nostro progetto. Abbiamo trovato dei riferimenti, delle persone, magari, non organizzate, ma piccoli gruppi di soggetti. Sa, quando c’è la stima, quando si condividono valori di fondo che ti accomunano, io penso sia un buon punto di partenza. Sono consapevole che per me sarà ancora più arduo riuscire a captare le preferenze al di fuori del mio comune, in cui evidentemente sono più conosciuto, al di fuori del contesto di Castellammare e di Calatafimi. A Trapani ho un solo vantaggio, nel senso che dopo 12 anni di libera professione evidentemente anche con il tessuto trapanese si è creato ormai un rapporto simbiotico. Anche a Trapani sono conosciuto e ho fatto riferimento ai miei colleghi con cui ho fatto battaglie in tribunale, battaglie di giustizia, che adesso si trovano al mio fianco a fare questa battaglia politica, ma non cambia la matrice che è quella della tutela dei diritti, in questo caso degli elettori e non dei nostri clienti.

Lei ha affermato che ha a cuore il tema dell’ambiente. È stato anche collaboratore di un suo avversario, Massimo Fundarò, quando era deputato.

Non è proprio così. Io faccio un’esperienza univeristaria a Palermo. Poi, vinco una borsa di studio alla Bocconi di Milano, il Master in Economia e Management ambientale. Lì faccio una selezione per il Ministero dell’ambiente e mi trovo catapultato da Milano a Roma. Catapultato, forse, è la parola giusta perché un giovane laureato dell’Università di Palermo si trova nello staff del direttore generale all’epoca al ministero dell’Ambiente, il dottor Mascazzini. In quel periodo Massimo Fundarò era deputato. Quindi, ci trovammo due alcamesi al ministero dell’Ambiente, e da questo punto di vista con Massimo si è creato un rapporto che c’è ancora tutt’oggi e certamente non sarà incrinato da queste elezioni. Quindi, abbiamo collaborato perché avevamo entrambi a cuore le tematiche care al nostro territorio. Ci siamo ritovati a Roma, per motivi diversi. Lui con Pecoraro Scanio e io dalla Bocconi. Non sapevamo neanche della presenza dell’altro. Quando c’è stata la possibilità abbiamo collaborato per il bene della nostra terra. Lo dico e l’ho detto in campagna elettorale intervistato da un’altra emittente. Mi hanno chiesto “Se salirà Cancelleri e lei diventa deputato cosa succederà?”. Non succederà niente perché quando le persone portano avanti le idee buone, quando le persone vogliono fare cose fatte bene, quando c’è l’interesse della propria comunità al primo posto, non puoi anteporre logiche di partito, devi pensare alle persone, non puoi pensare al tuo tornaconto politico personale. Io sono una persona che guarda al di là degli schieramenti, se questo, evidentemente, è finalizzato al benessere della collettività. Altrimenti, facciamo sempre la storia degli ultimi 25 anni. Ognuno si coltiva il proprio orticello politico personale nell’ottica della prossima tornata elettorale. Io sono uno, invece, convinto che le idee buone vadano supportate a prescindere da chi le porta.

Gli ultimi sondaggi danno un testa a testa Musumeci-Cancelleri. Pensa che anche ad Alcamo possa profilarsi questa sfida?

Alcamo è stata definita la capitale grillina d’Italia. Quindi, da questo punto di vista non mi aspetto una débâcle del Movimento 5 Stelle. La posizione di Micari è abbastanza defilata in questo momento. Prenderà dei consensi la lista di Cento Passi, ma fondamentalmente anche ad Alcamo la battaglia sarà fra questi due candidati alla presidenza. Sì, sono convinto che anche qui sarà un testa a testa.

Quali altri temi porterà avanti, oltre all’ambiente, che siano importanti per la provincia di Trapani?

Innanzitutto, la tutela del territorio intesa anche come prevenzione di frane, eventi calamitosi, alluvioni. Anche noi ad Alcamo qualche anno fa abbiamo avuto un problema di esondazione del fiume che ha causato anche un morto. Quando è possibile creare una sinergia fra tutela dell’ambiente e opportunità di sviluppo, io penso sia la cosa migliore del mondo. Noi viviamo in un contesto territoriale come quello siciliano in cui ci sono sette siti patrimonio dell’UNESCO. E viviamo pure in un contesto come la provincia di Messina in cui i paesi franano, in cui le nostre città arroccate in dei cucuzzoli meravigliosi, tutto ad un tratto, rimangono isolati. In Sicilia, occorrerebbero circa 962 interventi di recupero teso alla salvaguardia della vita delle persone e alla tutela dell’ambiente. Deve diventare una priorità perché attraverso la tutela dell’ambiente, del territorio, si perseguono obiettivi ancora più grandi e cioè la vita delle persone e il rilancio dell’economia all’interno delle attività produttive siciliane. Tutto ciò deve passare evidentemente attraverso un risanamento del bilancio regionale. Veniamo da una stagione terribile. La politica del governo Crocetta è stata la peggiore degli ultimi 50 anni. Il bilancio regionale del 2016, che addirittura è stato impugnato davanti alla Corte dei Conti. Un governo che non ha saputo dare impulso ai settori nevralgici, quelli della salute, del lavoro, dell’istruzione. Bisogna rimettere mano al bilancio regionale, rimettere i conti in ordine e fare scelte chiare, puntare su determinati settori, perché fare politica significa anche scontentare le persone. Però, l’immobilismo che c’è stato in questi anni, penso che sia ancora più grave. Alla fine del mandato ti giudicheranno per i risultati che hai raggiunto, ma se non hai perseguito alcun tipo di obiettivo come ti devono giudicare? Necessariamente male. Almeno punti su due, tre settori chiave, lo fai in modo convinto per quello che può essere l’idea di fondo del partito e devi costruire qualcosa di solido. Bisogna semplificare la macchina amministrativa. Io spesso ho a che fare con gli imprenditori. Alcuni che vengono anche dall’estero. Si trovano in difficoltà a doversi relazionare con una serie di lacci e lacciuoli, perché per l’entusiasmo di determinati investimenti occorrerebbe una sorta di foiregner offices, degli uffici che possano effettivamente semplificare nel rispetto assoluto delle norme di tutti i principi, laddove è possibile semplificare. Perché intercettare capitali dall’estero per noi vale il doppio: attraiamo investimenti che ricadono sul territorio. Bisogna ripartire dalla salute. Questo fenomeno del pendolarismo, delle persone che vanno via da casa, che si allontanano dai propri affetti, dalla propria terra per cercare il miraggio della speranza fuori, in nord Italia o in altri centri di eccellenza…Abbiamo medici fantastici qui. Medici che vanno in Ignhilterra, a Londra, a fare il primario perché qui non hanno spazio. Bisogna cercare dei centri di eccellenza, dei poli in cui concentrare le risorse. Mi riallaccio a quello che dicevo, di fare scelte chiare. Concentrare risorse anche su pochi centri, ma d’eccellenza, per garantire ai malati siciliani la possibilità di farsi curare qui, a pochi kilometri di distanza.

Lei ha affermato di voler sostenere Nello Musumeci per la sua storia di coerenza politica. Dopo la questione dei cosiddetti impresentabili nelle liste a suo sostegno non ha avuto dubbi?

Lui da presidente della commmissione antimafia all’ARS ha lanciato un segnale chiaro. Anche quando è venuto qui, ci siamo confrontati su questa tematica. È stato estremamente chiaro. Da lui è arrivato un segnale, un monito: attenzione a chi mettiamo nelle liste, perché lo pagheremo in termini di consenso elettorale, perché pagheremo lo scotto di una esposizione, evidentemente, negativa. Ed ha, però, trasmesso questa responsabilità ai responsabili dei partiti, delle liste, perché lui è capo della coalizione e dà indicazioni, ma all’interno di ciascuna lista i responsabili hanno reclamato questa famosa indipendenza. Per quanto riguarda la lista di Nello Musumeci, che è quella a cui appartengo io, siamo stati estremamente attenti a quella che è stata la scelta dei candidati, garantendo alle persone che decideranno di votare per la lista Diventerà Bellissima una sola cosa: la massima trasparenza. Io e tutti e cinque i candidati siamo inappuntabili. Io per la professione che svolgo, per l’impegno che ho sempre in termini di legalità e quant’altro, ho fatto una scelta consapevole puntando su un presidente, su una lista che non aveva nessuna criticità.

Lei è stato rappresentante d’istituto alle superiori. Di quell’esperienza, cosa porta con sé?

Porto un’esperienza bellissima perché ancora oggi qualcuno ricorda con piacere quegli anni in cui abbiamo tentato, come corpo scolastico, di gestire le piccole crisi. Ricordo l’istanza della palestra, quando scendemmo con forza in piazza per reclamare la definizione delle opere dell’istituto tecnico-commerciale. Ricordi bellissimi perché, come oggi, mi accomuna a quell’esperienza l’entusiasmo. Sono passati 20 anni, ma quell’entusiasmo in me non si è assopito, anzi continua ad ardere forte. Quella era una piccola comunità di cui mi sono preso cura ler quattro anni. In questo tour mi hanno fermato dicendomi “ Mi assicuri che farai il deputato regionale bene come hai fatto il rappresentante d’istituto?”, e io ho detto “Ci proverò! Metterò tutto me stesso in questo impegno”. Quindi, qualcosa di buono l’abbiamo lasciata. Evidentemente, non cureremo più gli interessi di 1000 persone, 1000 studenti. La platea delle persone che ti guardano e che si aspettano da te si allarga notevolmente, a dismisura. Però, se hai dei valori di fondo, che sono l’attenzione delle istanze che vengono dall’ultimo dei tuoi elettori, se hai la consapevolezza di rivestire una funzione pubblica, intesa come spenderti per il prossimo, per le esigenze vere del territorio, e non per scopi assolutamente personali, penso che quell’esperienza mi serve da questo punto di vista, perché cambia il numero delle persone, ma i valori che accomunano non cambiano.

Linda Ferrara

Condividi su: