Vittime di Ustica, un tabellone in tilt da 37 anni

Chiara Putaggio

Vittime di Ustica, un tabellone in tilt da 37 anni

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venerdì 30 Giugno 2017 - 06:30

L’angoscia è un sentimento ricorrente per chi attende di sapere. È una morsa che serra lo stomaco. E quel tabellone informativo dell’aeroporto che segna il ritardo dell’arrivo va in tilt ad una velocità tale da essere superato soltanto dai battiti dei cuori di chi è lì, in quella sala d’attesa, da 37 anni. Sono decisamente troppi, 37 anni. Un’attesa che ha il sapore del supplizio, ma se a questa esigenza di sapere, si sovrappone la beffa della mancanza di strumenti normativi per pretendere la verità, il supplizio diventa pena. È qui che si consuma il paradosso. La pena, che per definizione dovrebbe essere inflitta a chi ha commesso un reato, diviene la condizione di vita di chi il male – il peggiore dei mali – lo ha subito.

Sabato scorso è stata inaugurata la mostra dal titolo “Ustica, per non dimenticare”. 83 scatti di una delle più tremende pagine di storia italiana sono stati disposti nella sala del Monumento ai Mille. L’evento è stato inscritto all’interno del IV Memorial per commemorare le vittime della strage, realizzato con il patrocinio del Comune di Marsala, che ha visto lavorare insieme: alcuni familiari delle vittime che fanno parte dell’ associazione “Ustica, il tempo passa ma il dolore rimane”, “Libera, associazioni, nomi e numeri contro le mafie”, Fiumara del Sossio, Società Canottieri Marsala, Il Vomere, Errea, le cooperative sociali Stella dei Venti, Peter Pan e Nuova Villa Royal. È stato aperto un dibattito e nonostante le lacrime di Fausta Parrinello, che ha perso il papà quando aveva soltanto 8 anni, in quel terribile giorno, le parole pronunciate sono state secche. Secche perché non ci può più essere fiato se si chiede da 37 anni aiuto, senza avere mai, mai una risposta piena. Chi è stato? Perché? Si è trattato di un errore? Di chi? Congetture, deduzioni, film, documentari sono stati prodotti, ma ancora manca una vera risposta.

“Non chiedermi la parola che mondi possa aprirti”, diceva il poeta, ma l’Italia, oggi, ieri, domani, di quella parola ha bisogno. Ne ha per cominciare daccapo. Per piangere davvero. Per asciugarsi le lacrime e credere ancora che ci sia un motivo valido per ricominciare. “È paradossale che nel nostro Paese un segreto di Stato rimanga tale per sempre – ha detto il coordinatore provinciale di Libera, Salvatore Inguì –. Da qui, da questa sala, da Marsala parte la proposta che si faccia una legge che consenta, dopo un ragionevole termine temporale, di sciogliere il segreto di Stato”. I familiari delle vittime sono con Libera, in questa richiesta che prenderà corpo nei prossimi mesi. Intanto la presenza, volontaria, del prefetto Giuseppe Priolo alla giornata finale del Memorial è una luce. È segno che qualcuno, che rappresenta questo Stato vuole esserci, con la sua faccia e stare dalla parte di chi ha subito la peggiore delle perdite. L’auspicio è che siano in tanti gli uomini di Stato che scelgano di stare con le vittime e quindi con la ricerca doverosa della verità. Se così non fosse, se tutto ancora una volta dovesse rimanere impunito, si replicherebbe il supplizio e il tabellone continuerebbe a segnare un ritardo senza termine, per tutto il nostro Paese.

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