Vizio di forma

Vincenzo Figlioli

Vizio di forma

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martedì 17 Marzo 2015 - 11:04

Moto panekeiku, moto panekeiku… MOTO PANEKEIKU”

L’ultimo film di P.T. Anderson è la lettura ironicamente pop di un noir, dove non mancano intrecci, misteri, un investigatore privato, la sua nemesi e, naturalmente, una femme fatale… ma essendo una rilettura pop, tutto ciò non sarà convenzionale.

Siamo alle soglie degli anni ’70 a Gordita Beach, Los Angeles, un istrionico Joaquin Phoenix interpreta Larry Doc Sportello, uno stralunato e soprattutto strafatto detective privato, ingaggiato dalla non convenzionale femme fatale, nonché ex, Shasta Fay per salvare il suo amante, il “palazzinaro” miliardario Mickey Wolfmann, dall’essere internato… questa è solo la punta dell’iceberg che P.T. ha in serbo per noi!

In un caleidoscopio di personaggi assurdi interpretati da un cast d’eccezione, Anderson ci avviluppa per due ore e mezzo in un intreccio fittissimo, carico di indizi utili, di indizi inutili e/o secondari che sono lì a distrarti dal corpo centrale del film e che lui giostra con grande maestria, come un torero esperto nel duello con quel toro imprevedibile che è il suo film.

Joaquin Phoenix dimostra ancora una volta di essere un grande attore dall’espressività infinita, ci stupisce continuamente con sguardi eloquenti e gag che non dimenticheremo tanto facilmente, altrettanto si può dire della sua nemesi Josh Brolin, che interpreta l’ispettore della Omicidi Bigfoot Bjorsen; il rapporto tra i due, continuamente in bilico tra l’attrazione e la repulsione, darà vita a scene caratterizzate da divertentissimi tira e molla con allusioni nemmeno troppo velate… (dopotutto è pur sempre P.T. Anderson, quando mai si è censurato!)

Il film è godibilissimo, forse risulta un po’ lungo, ma ogni singola scene, alla fine, è indispensabile dentro lo shaker andersoniano.

Anche perché intricata, questa è una pellicola che invita a farsi rivedere soprattutto per poterne apprezzare i più livelli di lettura caratteristici del regista; purtroppo non ho letto l’omonimo libro di Thomas Pynchon (e non ne capisco il motivo, visto che sembra proprio il mio genere!) quindi non so quanto Anderson abbia fatto sua l’opera per la realizzazione del film.

Insomma… Se vi piacciono i noir, i colpi di scena, le trame fittefittefittefittefitte con interpretazioni da “urlo” e turpiloquio gratuito, se siete degli appassionati dell’era dell’acquario, delle cravatte con le donnine nude dipinte a mano o semplicemente adorate le bananette ricoperte di cioccolato… questo film è quello giusto!

Daniela Casano

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