Alcamo, l’Istituto Girolamo Caruso dà il via alla settimana della legalità

redazione

Alcamo, l’Istituto Girolamo Caruso dà il via alla settimana della legalità

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martedì 21 Maggio 2019 - 17:35

Nel corso dell’incontro organizzato dalla scuola sul tema della lotta alla mafia sono intervenuti l’onorevole Piera Aiello, testimone di giustizia, il dottore Maurizio Agnello, procuratore aggiunto della Procura della Repubblica di Trapani, il Capitano della Compagnia dei carabinieri, Giulio Pisani, e il sindaco Domenico Surdi.

Si è svolto ieri mattina, presso l’auditorium dell’Istituto Tecnico Economico e Tecnologico Girolamo Caruso, il convegno sulla lotta alla mafia organizzato nell’ambito del progetto, coordinato dalla professoressa Gisella Di Gregorio, “La legalità cresce sui banchi di scuola”. L’istituto Caruso, diretto dalla preside Vincenza Mione, è diventato sotto la sua guida una scuola all’avanguardia in campo tecnologico tanto da attirare l’attenzione non solo dei media locali, ma anche regionali. Evidentemente, tale salto di qualità non ha riguardato solo suddetto ambito, ma anche quello della cultura mediante l’apertura della settimana della legalità ad Alcamo con un dibattito stimolante sul tema summenzionato. Infatti, all’incontro con gli studenti hanno preso parte importanti relatori come l’onorevole Piera Aiello, testimone di giustizia, il dottore Maurizio Agnello, procuratore aggiunto della Procura della Repubblica di Trapani, il Capitano della Compagnia dei carabinieri, Giulio Pisani e il sindaco Domenico Surdi, i quali con il loro contributo hanno arricchito quanto preparato accuratamente dagli alunni della scuola.

A dare il la all’evento è stato un video realizzato dai ragazzi nel 2013 durante il quale un gruppo di giovani musicisti si è esibito con il brano “I cento passi” dei Modena City Ramblers, un testo dedicato a Peppino Impastato, ucciso a Cinisi dalla mafia nel 1978. Successivamente, sul palco dell’auditorium, è andato in scena un dialogo immaginario tra Rita Atria e la madre, interpretato da due alunne e accompagnato dal sottofondo delle note musicali e dalla performance di una danzatrice. A Rita Atria, testimone di giustizia, suicidatasi dopo la morte di Paolo Borsellino, è stata dedicata anche una lettera scritta da una studentessa e poi letta davanti alla platea. L’emozionante lavoro dei ragazzi è stato seguito, come già accennato, dagli interventi degli ospiti succitati. A prendere per prima la parola è stata l’onorevole Piera Aiello, cognata di Rita Atria. “Io ho denunciato perché per circa 20 anni nel mio paese si ammazzava. Si ammazzava pure in mezzo al paese. Il detto Tanto si uccidono fra di loro non era vero. Mentre si uccidevano fra di loro al centro del paese hanno ucciso anche persone innocenti. Denunciare significa voler bene a tutti i cittadini del proprio paese. Il testimone è un simbolo di verità e giustizia. Lo dobbiamo proteggere quando è vivo. La persona si protegge da viva. È giusto ricordare i morti, è giusto ricordare chi ha perso la vita facendo il suo lavoro denunciando, però, è giusto pure stare vicino a chi soffre perché ha denunciato nei suoi territori. E Rita è una di queste”, ha affermato Piera Aiello. Poi, l’onorevole ha spiegato “Rita inizialmente denuncia perché voleva vendicarsi. Essendo una donna e non potendo armarsi, decide di denunciare per mandare chi aveva ucciso i suoi cari in galera. Però, quando poi incontra il grandissimo uomo che è Paolo Borsellino, un uomo da un carisma unico, non ci sono parole per definire questa persona perché noi abbiamo trovato un padre, un fratello, un amico, una spalla dove abbiamo pianto, dove abbiamo sorriso, abbiamo condiviso tantissimo con quest’uomo perché era un vero padre di famiglia, quando Rita incontra lui, noi lo chiamavamo zio Paolo, capisce che il vendicarsi non ha senso. La vendetta porta solo altra vendetta, altro sangue. Quando incontra quest’altra persona capisce che ha voglia soltanto di giustizia”. La testimone di giustizia ha invitato i ragazzi ad adottare la storia della giovane partannese della quale custodisce, ancora oggi, come un gioiello prezioso, il suo diario.

Dopo l’intervento della parlamentare, è stata la volta del procuratore aggiunto Maurizio Agnello, il quale rivolgendosi agli studenti ha dichiarato “Non credete mai a chi dice la mafia dà lavoro. La mafia strangola la già esamine economia siciliana, perché il piccolo commerciante, l’artigiano, oltre a pagare le tasse che è costretto a pagare in questo momento, si trova a dover dare il pizzo alla mafia in cambio di una non si sa bene che cosa”. Poi, il magistrato ha aggiunto “Quello non è un dare lavoro, un offrire protezione. Questa è una vera e propria estorsione. Il fatto che la mafia dia lavoro è una sciocchezza enorme. La mafia mette mano su tutto ciò che produce reddito, macchinette, scommesse clandestine, stupefacenti”. In seguito, il suo invito ai ragazzi “State lontani da chi vi offre la soluzione di un problema: con quello poi ci parlo io non ti preoccupare. Rivolgetevi con fiducia alle istituzioni”. E dopo “Se noi riconosciamo a qualcuno il potere di risolvere una controversia qualunque”- ha  spiegato il dottore Agnello – “Se voi fate così riconoscete a quella persona il diritto di risolvere una controversia. Quella persona si fa Stato perché voi lo avete investito di un compito del genere”. Successivamente, il procuratore aggiunto ha precisato “Siamo noi che investiamo quella persona di un compito che quella persona non deve e non può avere perché bisogna rivolgersi alle istituzioni”. Infine, il dottore Agnello ha concluso “Rivolgiamoci con fiducia alle istituzioni. È il primo ma importantissimo passo per fare di questa nostra terra una terra migliore”. Anche il Capitano della Compagnia dei carabinieri di Alcamo, Giulio Pisani, ha lanciato un appello al giovane pubblico “Il bene non è un entità astratta ragazzi, il bene si costruisce. E siccome non servono più eroi, ma servono persone comuni che facciano il loro dovere, e non lo dico io, lo diceva Paolo Borsellino, ci vogliono persone comuni che facciano il loro dovere. Io vi invito a fare squadra. Tracciate una linea rossa nella vostra testa e decidete da che parte volete stare, dalla parte della comunità o dell’individualismo, dell’egoismo? Del mi hanno rubato il motorino gli allungo 100 euro e me lo ridanno o dalla parte dell’andiamo in caserma, facciamo denuncia e i carabinieri magari me lo ritrovano il motorino? Magari no. Però, io vado a dormire guardandomi allo specchio avendo la coscienza pulita di non aver dato 10 euro a una organizzazione criminale. Solo questo, fate una scelta”. Dopo, il primo cittadino, Domenico Surdi ha concluso l’intervento degli ospiti “La nostra città è una città bella, ma è una città che ha sofferto di tutte e due i mali, sia della mala politica che della criminalità. Purtroppo, le cronache molto attuali ce lo ricordano. Quindi, l’attenzione non va mai calata. Io sono veramente orgoglioso di una città come la nostra in cui ci sono incontri del genere. In questa settimana ci siamo visti con il Capitano anche in altre occasioni. Ce ne saranno altre nei prossimi giorni e questo mi rende molto orgoglioso. Credo che sia, per chi non indossa una divisa o non fa di mestiere il procuratore aggiunto, il minimo che possiamo fare. Creare gli anticorpi affinché domani questo male, questi mali, perché c’è la mafia, la criminalità, il favoritismo, sono tutte cose che potremmo mettere in un unico contenitore oggi, vengano estirpati. Siate liberi sempre perché la libertà è l’unica cosa, come diceva poco fa il Capitano, che ci consente di svegliarci la mattina, di guardarci allo specchio ed essere orgogliosi di noi stessi e sereni”. Infine, il convegno è terminato con le domande che gli studenti hanno rivolto ai relatori. Quesiti che hanno dimostrato l’interesse dei giovani nei confronti della tematica della legalità e da far sperare che il messaggio di chi ha lottato contro la cultura mafiosa come Rita Atria, ossia combattere la mafia cominciando dal proprio comportamento, da piccolo seme possa tradursi in germoglio.

Linda Ferrara

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