Avis, Marsala maglia nera per le donazioni. L’appello della presidente Galfano: “In ospedale poche sacche di sangue”

redazione

Avis, Marsala maglia nera per le donazioni. L’appello della presidente Galfano: “In ospedale poche sacche di sangue”

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domenica 22 Dicembre 2019 - 07:30

“Il sangue non si fabbrica, non si acquista in farmacia”. Con queste parole, a chiosa della esaustiva intervista, la presidente AVIS Marsala, Isabella Galfano, da 8 anni alla guida di questa associazione benefica in città, ha reso chiaro il messaggio di sensibilizzazione rivolto ai marsalesi che in verità disertano la sede di via Giacinto Abruzzesi. Marsala è infatti all’ultimo posto nella classifica dei donatori di sangue. Eppure, donare sangue, oltre a essere un gesto solidale verso il prossimo, un dono impagabile per chi lo riceve, è un ottimo sistema per fare prevenzione.

Presidente Isabella Galfano, chi può donare il sangue?

Il sangue può donarlo qualsiasi persona in un’età compresa fra i 18 e i 65 anni in buono stato di salute. Possono donare sia gli uomini che le donne. L’AVIS di Marsala è aperta sia il giovedì che la domenica, sempre di mattina. E’ preferibile venire a digiuno portando ovviamente la carta d’identità e la tessera sanitaria.

Chi viene per la prima volta diventa immediatamente donatore?

No, il primo prelievo corrisponde alla certificazione del donatore, dopo di che si accerta se può diventare tale.

In che modo?

Si fanno una serie di controlli in merito allo stato di salute del potenziale donatore periodico. La prima volta viene prelevato un piccolo quantitativo di sangue. Il campione viene portato presso il centro trasfusionale di Marsala il quale ci manderà il risultato delle analisi effettuate. Sarà direttamente il medico o l’infermiera abilitata ad avvisare il candidato donatore, tramite telefono, se le analisi hanno rivelato l’idoneità, ovvero se ha tutti i requisiti necessari.

Quali sono questi requisiti?

Che non abbia soprattutto malattie trasmissibili e mi riferisco alle epatiti e alla sieropositività. Il donatore non può pesare meno di 50 Kg dato che il sangue prelevato coincide con il 10% del peso corporeo.

Dunque il prelievo è direttamente proporzionale al peso del donatore?

In media vengono prelevati 450 ml di sangue, non di più. Un prelievo non dura comunque più di 10 minuti e questo è un tempo massimo, come stabilito dal protocollo.

Perché non più di 10 minuti?

Dopo i 10 minuti la qualità non è più buona. Molto dipende comunque dal cosiddetto “calibro” delle vene. I donatori con vene più grandi sono più avvantaggiati anche perché il sangue presente in vena va a finire “a cascata” per così dire, direttamente in sacca. Il sangue ci impiega meno tempo a riempire la sacca, ecco. Per chi ha le vene più piccole ci vuole un pochino più di tempo. In ogni caso, a prescindere dal quantitativo in sacca, il limite massimo di tempo è 10 minuti.

Vengono usati aghi speciali durante la fase della donazione?

Sì. Si tratta di aghi speciali e adatti per la donazione del sangue. Non si tratta di aghi di siringa normali ma sono ugualmente indolore. Gli aghi e le sacche sono ovviamente sterili e monouso.

Il sangue può salvare vite umane ed è un importante gesto d’amore verso il prossimo. Come risponde Marsala ai vostri continui appelli che incentivano a diventare donatori?

Marsala risponde malissimo. Siamo l’ultima città sia in provincia di Trapani che nella classifica regionale. A Marsala raccogliamo appena 1900 sacche di sangue all’anno. Le donne donatrici marsalesi siamo appena 354 e gli uomini sono appena 1000. Come possono 1354 persone sopperire a quelle che sono le necessità di una città di quasi novantamila abitanti?

Altrove che numeri si raggiungono?

La media è di 40 sacche ogni 1000 abitanti. Teoricamente, a Marsala, si dovrebbero riempire 3600 sacche come da media nazionale. Guardi le faccio un conto semplice. Su 90 mila abitanti, quelli compresi nella fascia d’età fra i 18 e i 65 anni sono all’incirca 60 mila. Anche ammettendo che la metà possa avere problemi di salute che li farebbero automaticamente escludere dall’essere potenziali donatori, scendiamo a 30 mila. Anche supponendo che la metà abbia paura dell’ago o sia distratto da problemi quotidiani, restano 15 mila persone. Come vede i conti non tornano. E’ un’assurdità, ma da 40 anni, noi siamo davvero l’ultima città della Sicilia. E’ una situazione stagnante e anche quest’anno il bilancio si è concluso in negativo.

Quanti soci AVIS ci sono qui a Marsala?

I soci sono poco meno di 1400.

La città più virtuosa in Sicilia, in termini di donatori, qual è?

Ragusa è la città della Sicilia in cui si dona di più. L’AVIS di Ragusa conta 13mila soci, come vede, se rapportati ai nostri, non c’è paragone. Tra l’altro Ragusa ha il primato anche in Europa per raccolta di sangue e di plasma. E’ nel DNA dei ragusani la donazione. In ogni famiglia c’è un donatore. Spesso lo sono i genitori e anche i nonni, dunque è normale per chi nasce e cresce in un contesto simile, donare il sangue.

Qual è secondo lei la remora principale del marsalese verso la donazione?

Io credo che siano convinti che tanto c’è qualcun altro che dona e quindi si sentono esentati anche perché pensano che in ospedale comunque il sangue ci sia. E invece non è così.

Manca il sangue?

Molti interventi chirurgici vengono traslati altrove perché non ci sono sacche sufficienti. Tenga presente che a Marsala “siamo fortunati” perché non si effettua la cardiochirurgia e quindi le operazioni si fanno a Palermo. Anche i malati oncologici vanno a Palermo, così come quelli affetti da leucemia. Se fosse tutto a “pieno regime” saremmo messi ancora peggio. Donare il sangue significa fare prevenzione. Abbiamo salvato moltissime persone

In che senso salvato? Ci spieghi meglio.

Molte persone erano ammalate e non lo sapevano ma grazie agli esami effettuati per donare il sangue lo hanno scoperto in tempo e così hanno potuto curarsi. L’ultimo caso risale a qualche settimana fa. Un donatore ha scoperto di essere malato di cancro alla prostata e fortunatamente ha potuto iniziare le cure in tempo prima che la malattia progredisse. Facendo gli esami per il prelievo ci siamo accorti che alcuni valori erano un po’ alterati, diversi dal solito. Gli accertamenti che abbiamo consigliato hanno rivelato la malattia che può essere curata se presa in tempo. Noi facciamo pure l’elettrocardiogramma e questo ha consentito ad alcuni donatori di scoprire dei problemi al cuore. Da noi è obbligatorio fare anche la visita cardiologica ogni anno.

Il donatore dunque è sottoposto a controlli periodici?

A noi sta a cuore la salute del nostro donatore. Se sta bene, ovviamente può donare. Come vede, far del bene, donando sangue, vuol dire fare prevenzione. Abbiamo salvato vite umane operando in questo modo. Chi dona, oltre a far del bene, protegge la sua salute.

Far del bene fa bene a chi lo fa?

Sì, assolutamente. Il sangue non si fa fabbrica e non si acquista in farmacia. Molte medicine, soprattutto quelle per curare l’epatite, vengono fatte dal plasma ed è grazie al donatore che rappresentano una cura per gli ammalati. Ogni volta che dono del sangue mi sento fisicamente e psicologicamente serena. Non mi importa a chi andrà il mio sangue, mi sento bene e questo mi appaga.

L’AVIS come si sovvenziona? I donatori pagano una quota?

Assolutamente no, tutto è gratuito. Il donatore non è pagato né riceve un compenso. Le AVIS in tutta Italia lavorano per convenzione e con le ASP di riferimento. Queste convenzioni sono nazionali e viene riconosciuto un importo per ogni sacca proprio perché serve a tenere in piedi le strutture. Non ci sono utili. Noi siamo un’Associazione senza scopro di lucro equiparati ai LEA che sono i Livelli Essenziali di Assistenza. Con questi soldi noi paghiamo medici e infermieri, affitto, luce, segretaria, colazione abbondante per i donatori, telefono, le apparecchiature elettromedicali, tutto insomma.

La domenica mattina insomma si può fare qualcosa di buono e tornare a casa più sereni?

Sì. Noi offriamo un’abbondante colazione, caffè e succo di frutta. Quale modo migliore per iniziare la giornata?

Tiziana Sferruggia

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