Caporalato a Marsala: arrestati due agricoltori per sfruttamento della manodopera

redazione

Caporalato a Marsala: arrestati due agricoltori per sfruttamento della manodopera

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giovedì 14 Giugno 2018 - 08:47

Lavoravano per 3 euro all’ora nelle campagne di Marsala e di Mazara del Vallo, ricevevano pane duro a pranzo e a cena, venivano sfruttati anche per 12 ore al giorno. Questo è quanto erano costretti a subire diversi lavoratori immigrati, clandestini e regolari, reclutati da due agricoltori marsalesi, padre e figlio, di 68 e 35 anni, arrestati oggi dalla Polizia di Stato di Trapani.
I due sono finiti ai domiciliari su ordine del GIP di Marsala con l’accusa di sfruttamento della manodopera aggravato e in concorso.
Il Giudice ha disposto anche il sequestro preventivo di due vigneti e di un vasto oliveto, di proprietà degli arrestati, dove venivano fatti lavorare gli immigrati.
Le indagini della Squadra Mobile, coordinate dalla Procura della Repubblica di Marsala, sono durate sei mesi e hanno accertato che i due “caporali” sfruttavano gli immigrati facendoli lavorare non solo nelle loro aziende, ma anche mettendoli a disposizione di altri agricoltori di Mazara del Vallo e di Marsala. Quasi ogni mattina andavano a prelevarli con le loro macchine e li portavano nei campi per fare la vendemmia, la raccolta delle olive, della frutta e della verdura.
Sono state le intercettazioni e le telecamere piazzate dagli investigatori a inchiodare i “caporali”. I due arrestati facevano rapide contrattazioni con gli immigrati sulla paga oraria, sulle ore di lavoro e sul cibo e decidevano quale lavoratore impiegare: chi “faceva troppe storie” sul compenso o sul cibo veniva subito “scartato”.
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Dalle indagini della Polizia è emerso che gli arrestati sfruttavano la manodopera almeno da tre anni, facendo fare turni di lavoro massacranti che iniziavano alle 5 del mattino.

Tre euro era la paga oraria massima oltre alla “mangiarìa”, cioè il panino che i due “caporali” davano ai lavoratori come pasto della giornata, non sempre previsto se la paga era un po’ più alta. Spesso, però, il pane era duro e scarso; per questo motivo, alcuni degli immigrati sfruttati si lamentavano, chiedendo almeno del pane più morbido e più grande. I lavoratori si rivolgevano ai due uomini chiamandoli “padrone” e, questi, a loro volta li chiamavano con i nomi della settimana: “giovedì” era uno degli uomini sfruttati.
Gli immigrati venivano prelevati da un capannone nelle campagne di Marsala, dove vivevano in pessime condizioni igienico sanitarie, o erano reclutati direttamente nei centri di accoglienza per migranti.
I terreni sequestrati dalla Polizia saranno confiscati dallo Stato, perché utilizzati per compiere il reato di sfruttamento della manodopera.
LE REAZIONI – Ferma condanna è stata espressa da parte del sindaco di Marsala, Alberto Di Girolamo: “Giudico disumano e incivile il comportamento di queste due persone che sfruttavano lo stato di bisogno di lavoratori stranieri che per soli 3 euro all’ora erano costretti a lavorare anche per 12 ore al giorno e, peraltro, in condizioni assai precarie. Sono purtroppo convinto che questo episodio non sia il solo. Voglio esprimere il mio compiacimento alla Magistratura e agli uomini della Squadra Mobile della Questura per avere individuato e assicurato alla giustizia questi negrieri cui sono stati anche preventivamente sequestrati i terreni. Chi lavora lo deve fare in maniera sicura, dignitosa e con l’adeguata retribuzione”.
“Le operazioni anticaporalato a Mazara, Marsala e Vittoria, dove braccianti lavoravano per pochi euro l’ora fino a 12 ore al giorno, vivevano in fogne a cielo aperto e ricevevano pane duro per pranzo e cena, confermano come esista un’emergenza-sfruttamento nelle campagne siciliane. Siamo grati a Procure e Polizia di Trapani e Ragusa per queste inchieste, emblematiche e coraggiose. Le forze dell’ordine e la magistratura, però, non possono rimanere sole a combattere questa battaglia di civiltà”. Lo affermano Nino Marino, Maria Concetta Di Gregorio e Tommaso Macaddino, segretari generali di Uila Sicilia, Ragusa e Trapani, che aggiungono: “Devono essere i consumatori, i cittadini, a fare la differenza quando vanno a fare gli acquisti affermando concretamente, come da tempo ripetiamo noi della Uila, che Buono È Legale! Devono essere le associazioni delle imprese agricole a fare fronte con noi inserendo nel nuovo contratto nazionale di lavoro dei braccianti, che torneremo a discutere la prossima settimana, le clausole anticaporalato proposte dalle organizzazioni sindacali”. Marino, Di Gregorio e Macaddino, ricordando infine i dati di uno studio recentemente diffuso dalla Uila, dichiarano: “Oggi, da Mazara a Vittoria abbiamo avuto ulteriore e drammatica conferma dei motivi di allarme che, dati alla mano, avevamo manifestato nelle scorse settimane. Sui campi siciliani lavorano molti più italiani (115 mila 801, pari al 78.04 per cento) che stranieri. Dati in linea con quelli dell’intero Meridione ma in controtendenza rispetto al Nord. Temiamo che nella nostra Isola, dietro una forbice così ampia, si nasconda un gigantesco fenomeno di sfruttamento della manodopera irregolare, una inquietante mole di lavoro nero e caporalato”.
Anche la segretaria generale della Flai Cgil di Trapani Giacometta Giacalone, esprime “apprezzamento per l’attività delle forze dell’ordine impegnate nello scardinare il sistema di illegalità e di sfruttamento nel mondo del lavoro agricolo. “Lo sfruttamento e il caporalato – dice Giacalone – non sono circoscritti ma si tratta di un fenomeno assai diffuso che vede centinaia di uomini e di donne, per lo più immigrati, sottostare, da parte di datori di lavoro senza scrupoli, a condizioni lavorative disumane, senza diritti, senza regole, a ritmi estenuanti e con stipendi, se tali si possono definire, minimi”. Proprio sul tema dello sfruttamento dei migranti le organizzazioni sindacali e la Prefettura hanno istituto, lo scorso anno, un tavolo tecnico per trovare soluzione al fenomeno attraverso sistemi di accoglienza durante le campagne di raccolta e le assunzioni, con il collocamento pubblico, in agricoltura. “Con il protocollo di intesa, unico in Sicilia, siglato in Prefettura – dice Giacalone – si garantisce il collocamento dei lavoratori contrastando il lavoro nero e lo sfruttamento. Al momento la sede dell’ufficio di collocamento si trova a Castelvetrano ma stiamo lavorando affinché vi siano altre sedi in provincia di Trapani e in tutta la Regione”.

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