Caso Diciotti, alcune riflessioni di Giovanni Lombardo

redazione

Caso Diciotti, alcune riflessioni di Giovanni Lombardo

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giovedì 21 Febbraio 2019 - 16:40

Caro direttore,

il caso Diciotti quando si è verificato?  Nell’agosto 2018. Il Ministro dell’Interno ci ha raccontato  – e continua a raccontarci con molta convinzione –  che  ha bloccato quella “nostra” nave  con più di cento naufraghi a bordo (non erano ancora “richiedenti asilo”) per far pressione sull’Unione Europea, nella fattispecie sulla Commissione, per cambiare il Regolamento di Dublino, detto “Dublino III”, che stabilisce: il richiedente asilo rimane nel Paese in cui arriva per la prima volta.  Questa regola è ormai considerata da tutti i 28 Paesi europei sbagliata, da cambiare. Assieme all’Italia anche la Grecia e tutti i Paesi dei confini meridionali dell’U.E. si trovano in enormi  difficoltà. Non c’era bisogno di tenere la nave “Diciotti” in mezzo al mare per farlo capire all’Europa. L’Europa lo sapeva benissimo da anni. Sì, dice Salvini, ma non aveva fatto niente. Andiamo indietro di  due anni. 2016: il Parlamento Europeo  inizia la discussione su una proposta di cambiamento del Dublino III, soprattutto per la parte che riguarda il blocco del richiedente asilo nel Paese di primo arrivo. Se ne discute per più di un anno. 2017, 16 novembre: si conclude la discussione nel Parlamento Europeo con l’approvazione a larga maggioranza di una Legge di modifica. I richiedenti asilo non dovranno  rimanere  per forza  là dove arrivano, ma verranno distribuiti fra i 28 ( o 27) Paesi  in base a criteri oggettivi, quali il PIL e la popolazione.

Chi rifiuterà di accogliere un migrante che gli è stato assegnato pagherà – per ogni  migrante –  250.000 euro; inoltre  gli verranno ridotti i contributi europei. Ma nell’Unione Europea esiste da alcuni anni il principio di  “co-decisione”, cioè: una legge va in applicazione se approvata dal Parlamento Europeo e dal Consiglio. Quindi ora tocca al Consiglio, che non è eletto come i 751 del Parlamento ma è composto da 28 ( o 27), un rappresentante per  ogni governo, a livello di Ministro, con delega ad impegnare nelle decisioni tutto il Governo. Il Governo Conte si insedia il primo giugno 2018. Proprio il 5 giugno è previsto un Consiglio europeo per discutere la Riforma votata nel 2017. La Bulgaria, presidente di turno del Consiglio ha elaborato una proposta che peggiora la Riforma votata dal Parlamento, nel senso che i richiedenti asilo rimarrebbero in gran parte nel Paese dove arrivano.  Questa proposta viene respinta. Ma non viene ripresa la discussione sulla Riforma. A fine giugno 2018 si riuniscono a Bruxelles tutti i primi ministri. Approvano diversi accordi ma non vincolanti e non viene presa in considerazione la Riforma votata dal Parlamento UE. Il nostro Ministro dell’Interno se la prende molto spesso con la Commissione, che non ha alcun potere per cambiare questa regola ma ha il dovere di far rispettare le regole europee. E’ invece in sede di Consiglio che può operare, e con la grinta che si ritrova potrebbe forse convincere gli altri 27 (o 26) ad approvare intanto la Riforma già votata dal Parlamento. Viene il dubbio che la grinta il Salvini sappia mostrarla soltanto in Italia e che quando va al Consiglio europeo perda consistenza. Con il nuovo Parlamento, che eleggeremo a fine maggio, si potrebbe riaprire una procedura per ulteriori miglioramenti. In Europa le procedure per varare una legge durano almeno due anni, e intanto applicheremmo una normativa che ci solleverebbe molto dagli obblighi di Dublino III. Questa vicenda mi pare che metta in evidenza come sia importante ampliare i poteri del Parlamento Europeo e togliere al Consiglio il potere di bloccare ogni legge.

Giovanni Lombardo

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