Difendersi dalle fake news

Vincenzo Figlioli

Marsala

Difendersi dalle fake news

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venerdì 20 Luglio 2018 - 07:12

Il mondo della comunicazione, si sa, è uno degli ambiti in cui il colonialismo lessicale anglofono si fa sentire maggiormente. Già il termine “media” viene spesso pronunciato alla maniera degli inglesi, benchè si tratti di un vocabolo di matrice latina che andrebbe pronunciato esattamente come si legge. Apparentemente si tratta di una questione poco rilevante, che però aiuta a capire quanto il nostro modo di comunicare subisca l’influenza di una porzione di pianeta che viene a ragione considerata la culla dell’informazione. Chiaramente, dalle stesse latitudini è stata esportata anche la tendenza a inquinare un ambito così prezioso e delicato come quello del giornalismo, attraverso il fenomeno delle fake news, le false notizie.

Menzogne, mistificazioni e propaganda c’erano già ai tempi della guerra di Troia. Ma non c’erano i social, che come ogni altro mezzo possono avere un valore positivo o negativo a seconda delle finalità con cui vengono utilizzati. Fino a 10 anni fa il web offriva grandi opportunità di controinformazione per chi volesse accedere a notizie che i media tradizionali riportavano in maniera incompleta o parziale. Negli ultimi anni, invece, sono aumentati gli spazi di disinformazione, sia a livello globale (ne abbiamo scritto qualche giorno fa a proposito di Russia Gate e simili) che a livello locale. Sono proprio alcuni episodi avvenuti negli ultimi giorni in provincia di Trapani a dover indurre a un’attenta riflessione giornalisti e destinatari dell’informazione. Nel giro di 48 ore ci siamo ritrovati alle prese un presunto suicidio a Custonaci e con un presunto tentativo di rapimento di una bambina tra Palma Marausa, ad opera di sedicenti uomini di colore. Particolarmente delicata questa seconda vicenda, che è stata veicolata anche attraverso un messaggio vocale diffuso su whatsapp.

In situazioni del genere non è mai facile fare la scelta giusta, soprattutto per chi scrive per un giornale on line, dove la tempestività è fondamentale. Quando anche si decide di attendere e verificare, ci si sente travolti da segnalazioni e input di vario genere che tendono a dar forza alla voce di partenza, magari aggiungendo dettagli assolutamente verosimili. A volte è capitato a noi di fare valutazioni errate, a volte ad altri colleghi. Ma fino a che punto possiamo inseguire il primato della notizia a fronte di imbeccate che si rivelano poco attendibili? Ce lo chiediamo quotidianamente, nella convinzione di non avere la verità in tasca né soluzioni in grado di scardinare i tranelli delle fake news con cui ogni giorno ci confrontiamo.

Conoscenza delle regole deontologiche e selezione accurata delle fonti da cui attingere le informazioni sono i due capisaldi che dovrebbero costituire l’irrinunciabile bagaglio di ogni giornalista nell’accompagnare il lettore a una lettura dei fatti seria ed equilibrata. Ma a volte anche tutte le cautele del mondo possono non bastare. Ed è qui che servirebbe un ragionamento ad ampio spettro da parte dell’Ordine dei Giornalisti, che ha il dovere di aiutare chi esercita questa professione ad affrontare nella maniera migliore le insidie che ogni giorno rischiano di intaccarne la credibilità. Nella consapevolezza che se il ruolo di mediazione del giornalismo dovesse venir meno, il mondo somiglierebbe sempre più a uno scenario distopico, in cui ciascuno assemblerebbe una verità individuale vuota e priva di senso, buona solo ad alimentare uno stato di conflitto permanente ad ogni angolo di strada.

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