Donne, Primo Maggio, Diritti

redazione

Marsala

Donne, Primo Maggio, Diritti

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martedì 30 Aprile 2019 - 07:30

I primi 6 mesi del 2018 avevano registrato ben 44 donne uccise, con un aumento del 30% rispetto al 2017. I primi 4 mesi del 2019, ne registrano una quindicina. Lo scorso anno furono 116 le donne alla fine vittime di femminicidio, uno ogni 72 ore; e se andiamo a ritroso, sono 115 nel 2016, 120 nel 2015, 117 nel 2014, addirittura 138 nel 2013. A ben vedere sono risultati altalenanti, che non conoscono un aumento o una reale diminuizione del fenomeno. Oscillano, raggiungono picchi tragici, subiscono delle improvvise impennate in determinati periodi dell’anno. Ma l’unica cosa certa è che i risultati non migliorano, anzi. Il dato è ancora più allarmante degli anni precedenti, perchè oggi nonostante la forte e capillare sensibilizzazione, le celebrazioni della Giornata Internazionale contro la Violenza sulla Donna, le manifestazioni di Non una di Meno, il grosso impegno dei Centri Antiviolenza, le cose non sono molto cambiate. Ed è snervante.

Oggi è sorta anche l’esigenza di porre maggiore attenzione verso la tutela della donna nelle sue varie sfaccettature: madre, moglie, lavoratrice, artista, musicista, attivista. L’esigenza è nata da uomini e donne che si pongono in netto contrasto con la politica della Lega e dei movimento ad essa vicini come il Popolo della Famiglia che inneggia ai valori del “loro” prototipo di famiglia, uno stereotipo vecchio e caduto già moltissimo tempo fa. Pro life, antiabortisti, “la donna procreatrice”, credetemi, sono molto, ma molto più pericolosi dei cosiddetti “terrapiattisti” che, a confronto, fanno ridere.

In vista del Concertone del Primo Maggio, sui social e nei mezzi di informazione è scoppiata una polemica trattata sotto diversi punti di vista. Alcuni giornalisti hanno notato come al Concerto del Primo Maggio di Roma non ci siano sul palco artiste donne, se non come membri di band. Da questo tam tam ne è nato un contro-concerto all’Angelo Mai tutto al femminile. Ma pensate se nel 2019 bisogna ancora organizzare eventi di sole donne come forma di protesta e per l’affermazione dei propri diritti! Mi ricorda un po’ le classi miste di una volta, ma con finalità opposte. Per il vero – e in un Paese ‘normale’ se un concetto di normalità esiste – il problema non è (o non dovrebbe essere) la presenza o meno di artiste, ma di un sistema, quello della musica commerciale, che fa acqua da tutte le parti. E chi ci porti al Concertone? La Turci, la Mannoia? Zilli, Consoli, Cristina Donà? Sarebbe forse più adeguata Giovanna Marini che però ha 82 anni. Questi sono solo i nomi più “noti”, grandi personaggi ma piccoli nel vasto panorama della musica indipendente dove di musiciste e cantautrici brave ce n’è parecchie. Perchè oggi il Primo Maggio di Roma è il fantasma di se stesso, fatto di sponsor, grossi management, gente che conta dietro le quinte. Il problema non è tanto legato a come è cambiata la musica oggi, ciò è solo una fetta di tutto quel sistema di cose che in Italia non funziona; un Paese svuotato di valori e di cultura, dove i sindacati devono tornare a dialogare con il Governo e se questo ha spazzato via ogni forma di concertazione sociale dal 2001 ad oggi, che i sindacati vadano a riprendersela.

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