Emanuele Granata: un manovale marsalese antifascista e anarchico nella Guerra di Spagna

redazione

Emanuele Granata: un manovale marsalese antifascista e anarchico nella Guerra di Spagna

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martedì 03 Dicembre 2019 - 07:30

Nella storia della nostra Città, sono stati dedicati vari articoli, ricordi e anche strade a dei mercenari che combatterono da volontari fascisti nella Guerra di Spagna (1936-1939) ma nessuno ha mai citato un nostro concittadino antifascista, un semplice manovale anarchico che combatté la Guerra civile per gli ideali di libertà del popolo spagnolo contro il Golpe franchista, insieme ad un centinaio di siciliani antifascisti, di cui 14 della Provincia di Trapani”. Ad affermarlo, è l’ex docente di Spagnolo del Liceo “Pascasino” di Marsala Giovanni Marchetti, oggi in quiescenza, laureatosi a Palermo in Lingua e Letteratura Spagnola con la tesi “Bibliografia storico-politica della Spagna Contemporanea (1917-1981)”. “Sin dagli anni ’70, ho coltivato per la Storia della Spagna contemporanea e la Guerra di Spagna in particolare, una grande passione, tanto da aver creato su quest’ultimo avvenimento, uno degli Archivi più documentati in Italia”, ci ha detto il professor Marchetti. A seguire la ricostruzione della storia documentata.

Emanuele Martino Granata, nasce a Marsala il 5 maggio 1906 da Domenico e Francesca Diana nella via Domenico Guerrazzi n. 6 (e non il 9 maggio né in via Guarrasi come erroneamente indicato dall’Istituto Ferruccio Parri e da altre fonti anarchiche). Si trasferisce sin da bambino con la madre in Tunisia dove era già espatriato e lavorava il padre Domenico, carrettiere. Manovale, abbraccia gli ideali anarchici e si rifugia in Spagna, dopo essere stato espulso dalla colonia francese. Si sposta in Francia dove viene arrestato agli inizi degli anni ’30 a Briançon con gli anarchici Edmondo Lelli, Ulisse Merli e Amleto Lippi , sorpresi con 38 Kg di esplosivo contenuti in una valigia. Processato per direttissima, Granata viene assolto e cacciato subito dal Paese. Rifugiatosi nel Marocco spagnolo, viene arrestato a Melilla durante i moti rivoluzionari dell’aprile del 1932; detenuto per 26 giorni, viene poi trasferito a Malaga ed espulso dalla Spagna. Segnalato in Tunisia, nel 1935 frequenta gli anarchici Giovanni Puccioni e Vincenzo Mazzone e agli inizi del 1936 viene imprigionato a Marsiglia per avere violato il bando di espulsione dalla Francia. Liberato dopo qualche settimana, in estate Granata si trova ad Algeri dove – secondo le spie dell’OVRA – prepara con altri anarchici un attentato al Duce. Il 12 agosto del 1936, a poco meno di un mese dallo scoppio della Guerra Civile Spagnola (il 19 luglio 1936), l’anarchico marsalese arriva a Barcellona con l’aiuto di Giuseppe Pasotti e si arruola nella Colonna Italiana (sezione italiana della Colonna Ascaso) che si costituisce a Barcellona il 17 agosto 1936. La sezione italiana viene subito impiegata in favore della Repubblica spagnola nei combattimenti a Monte Pelato, a Tardienta, Almudévar e Huesca.

Emanuele Granata si trova ancora nel fronte aragonese nel febbraio 1937, quando si sparge la notizia, del tutto infondata, della sua morte, per mano del nemico franchista. Tornato in Francia verso la fine del 1938, evita i campi di concentramento e dal console della Spagna Repubblicana si fa rilasciare a Parigi un passaporto che gli servirà per passare in Belgio dove nel maggio del 1938 viene arrestato, e insieme all’anarchico Orlando Luciani, cacciato nel Lussemburgo. Rientrato a Bruxelles in ottobre, si arruola nell’esercito francese fino alla metà del 1940, allorquando scappa in Tunisia dove viene arrestato e internato nell’ottobre del 1941 nel campo di sorveglianza di Le Kef insieme a Ruggero e Loris Gallico, Pietro Bongiovanni, Silvano Bensasson e Maurizio Valenzi (quest’ultimo futuro sindaco comunista di Napoli). Nel marzo del 1942 è ancora prigioniero a Le Kef in Tunisia. Poi Granata partecipa alla Resistenza nelle fila della 28° Brigata Garibaldi “Mario Gordini” che opera nel ravennate. Dopo la liberazione, il 4 dicembre entra nel CNL locale per conto degli anarchici del neocostituito Movimento Comunista Libertario.

Nel 1947 Emanuele Granata è a Milano, in contatto con la FAI, e fa pubblicare su “Solidaridad Obreza” (Parigi, 27 dicembre 1947), un trafiletto per cercare di rintracciare il compagno spagnolo Manuel Rubio, col quale era internato a Le Kef. A Milano è uno dei protagonisti del Movimento Anarchico Lombardo, collabora alla stampa libertaria e partecipa al III Congresso di Livorno della FAI – nell’aprile del 1949 -; con altri 30 anarchici è tra coloro che interviene al convegno: “L’Anarchismo e i lavoratori. Un convegno di studi sui rapporti fra Movimento Anarchico e Movimento dei Lavoratori”. Gli atti del convegno vengono pubblicati l’anno successivo (il 10 febbraio 1950) dalla casa editrice Gruppo Milano 1. Negli ambienti milanesi frequenta gli anarchici Marco Pirelli, Alberto Moroni ed Ernesta Sacchi. Granata sposa Ernesta a Milano l’8 agosto del 1953.

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