Ferrandelli: “Sui fondi europei, politici siciliani incapaci”

Vincenzo Figlioli

Ferrandelli: “Sui fondi europei, politici siciliani incapaci”

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giovedì 23 Maggio 2019 - 06:02

Il 26 maggio è ormai alle porte e i cittadini italiani si preparano a tornare alle urne per il rinnovo dell’Europarlamento. Tra le novità politiche di questa consultazione elettorale, c’è +Europa, in cui si sono ritrovati a convergere la tradizione radicale di Benedetto Della Vedova ed Emma Bonino con il progetto politico Italia in Comune del sindaco di Parma Federico Pizzarotti. Capolista nel collegio Sicilia – Sardegna è l’ex deputato regionale Fabrizio Ferrandelli.

Cosa l’ha portata a scegliere +Europa?

Anzitutto, la volontà di autorappresentare i territori. Il mio movimento, I Coraggiosi, ha voluto essere cofondatore di questa nuova realtà politica. Il futuro della Sicilia e dell’Italia si gioca assieme, non si può tornare a 28 staterelli in un mondo globalizzato, dove è in atto una guerra commerciale con Usa e Cina protagoniste e la Russia cerca di imporre la propria influenza. Noi siamo una forza autenticamente europeista, consapevole che tante opportunità sono state mancate a causa dei politici siciliani. Ricordiamo, a riguardo, che l’87% delle somme messe a disposizione della Sicilia dall’Unione sono state rimandate indietro per incapacità gestionale. Io, per la mia esperienza lavorativa e come ex deputato regionale, so bene che le uniche risorse che possono arrivare sui territori non possono provenire dal governo nazionale né dalla Regione, né dalle già tartassate tasche dei cittadini.

Il dato sui fondi comunitari non utilizzati nasce più da incapacità o dalla mancata volontà politica di modernizzare la Sicilia?

Credo che incapacità e volontà coincidano. Per anni il Parlamento di Bruxelles è stato vissuto dagli italiani più come un rifugio per politici a fine corsa che come un’opportunità. Altri Paesi esteri mandano invece i propri esponenti migliori e i risultati sono diversi, come insegna la Polonia, che ha una capacità di spesa dei fondi comunitari pari al 97%. Il giudizio negativo sulla classe dirigente europea, purtroppo, è dovuto anche a questo. Se l’Europarlamento fosse stato percepito come luogo delle opportunità, sarebbe stato un valore apprezzato. L’Unione Europea non solo ha garantito 70 anni di pace ma ha anche messo a disposizione i fondi per i depuratori. Dal 2007 ad oggi queste somme non sono state utilizzate e addirittura ci ritroviamo a pagare multe per le infrazioni commesse. Mi chiedo poi: dov’erano i politici trapanesi quando si decideva sulle quote tonno? Ovunque, ma sicuramente non a Bruxelles. Se fossero stati lì, li avrebbero spinti all’emersione dal nero o avrebbero difeso l’agricoltura. Noi vogliamo andare in Europa per cambiarla, per passare dall’Unione economica a un’Unione politica, con gli Stati Uniti d’Europa. Riteniamo sia un’occasione per costruire un sistema di regole condivise in materia di lavoro, ambiente e diritti.

Che tipo di effetti potrà avere il voto alle Europee sullo scenario politico italiano?

Il voto a +Europa è l’unico voto utile per togliere seggi ai sovranisti, a chi vuole tornare indietro sui diritti e racconta la favola del “prima gli italiani”, che somiglia a quella a cui hanno creduto gli inglesi votando la Brexit, con i risultati fallimentari che adesso sono a tutti evidenti. Queste elezioni incideranno molto sulla politica nazionale, perché finita la campagna elettorale il governo dovrà dirci se aumenterà le tasse, l’Iva o introdurrà la patrimoniale. Noi aderiremo al gruppo Alde dei liberaldemocratici, che grazie all’ingresso di nuove realtà potrà essere determinante nei nuovi equilibri europei. Anche se saremo minoranza in Italia, faremo parte della maggioranza a Bruxelles.

Nel trapanese il comprensibile mal contento per il ridimensionamento di Birgi ha portato alla costituzione del comitato civico #sevolovoto, che lega l’affluenza alle urne al rilancio dell’aeroporto. Che ne pensa?

Penso che sia una giusta provocazione, legittima e utile, purchè voglia affrontare il problema e maturare effetti. Chi non vota si iscrive al partito dei mugugni, subisce le scelte degli altri e perde il diritto a lamentarsi. In questa fase, per quanto mi riguarda, vedrei bene la cogestione di alcune operazioni commerciali con l’aeroporto “Falcone e Borsellino”. Ma non si può non evidenziare che in questa vicenda emerge tutta l’incapacità della politica siciliana, che propone continui tavoli tecnici, soprattutto a ridosso delle elezioni, mentre il fatturato diminuisce del 56% e i negozi chiudono. Per questo dico che bisogna votare forze credibili e non compromesse con la gestione di questi anni e che il voto resta l’arma più importante per cambiare le cose.

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