Il paradiso dei palloncini

redazione

MammAvventura

Il paradiso dei palloncini

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mercoledì 24 Aprile 2019 - 07:10

A me piace il Natale. Mi piace proprio l’atmosfera, le luci, il freddo, le sere sotto le coperte, davanti la tv. Ma soprattutto mi piace Babbo Natale. Perché Babbo Natale è buono. “Ma se tu non fai la brava, lui non ti porta i regalini e la Befana, brutta con il naso grosso e il porro sul viso, ti porta il carbone”.

A Pasqua, la Santa Risurrezione, la processione, la primavera (forse, prima o poi). E le uova di Pasqua. Che se tu decidi di mettere tua figlia in punizione, nei cinque minuti successivi incontri due zie, quattro nonni, sei amiche, un ex professore del liceo, i testimoni di Geova, tutti belli lì, con un uovo bello e infiocchettato, con tanto di carta colorata e sorpresa a tema. E addio punizione.

L’anno scorso ne abbiamo collezionati 14.

Cosa ne abbiamo fatto di 14 uova di Pasqua, chiederete voi. Li abbiamo mangiati. Tutti. Pure le briciole.

A giugno, per la prova costume, ci hanno rimandato alla sessione successiva. Sulla bilancia c’era scritto: “ritenta, sarai più fortunata”. Ma pare che anche quest’anno non andrà meglio.

A Pasqua ci sono le caramelle, i palloncini, il cocco bello, il tamburello da ultras, con quel rumore da stadio che ti rimbomba nelle orecchie, il sabato pomeriggio alle 15, quando vorresti dormire e ti senti a San Siro, con tua figlia che sembra dirigere l’intera Fossa dei Leoni.

E ci sono le bancarelle, per le vie della città. Ogni bancarella, una fermata. Ogni fermata, un “no”. Ogni “no”, un pianto. Ogni pianto, un giramento di “occhi” al cielo. E poi, nuova bancarella. Come alla fiera, nuovo giro, nuova corsa.

Se sei fortunata, torni a casa con il palloncino di Bing, che da quel giorno inizia lentamente a morire fino ad emettere l’ultimo sospiro, in un soleggiato pomeriggio di maggio, quando triste e solo, abbandonato in un angolo di cameretta, si lascia andare ad un destino crudele e comune a tutti i palloncini.

“Ti ricorderemo sempre come un felice compagno di giochi. Che la raccolta differenziata ti sia lieve e che la pace sia con te, piccolo dolce coniglietto Bing”.

Ma poi, Pasqua è difficile da spiegare. Natale è diverso: nasce Gesù Bambino, siamo tutti contenti, festeggiamo, apriamo i regalini e amen. A Pasqua la faccenda si complica. Perché Gesù muore. Si ma poi, dopo tre giorni, resuscita. “Resuscita”, capite. Ad una bambina di tre anni. Come glielo spieghi.

Io le ho raccontato tutta la storia (vabbè, certi passaggi li abbiamo saltati altrimenti non sarebbe bastato tutto il periodo di Quaresima per concludere il discorso).  Barabba, i chiodini sui piedi, tre giorni, la Mamma addolorata e poi la risurrezione. Lei ha capito, in realtà. Ha capito tutto. Ha capito talmente bene che mi ha chiesto quando il nostro pesciolino Nemo (morto qualche tempo fa) sarebbe ritornato a nuotare nell’acquario.

Sempre più complicato. Che’ qui a risorgere è solo Lui. Tutti gli altri comuni mortali sfigati muoiono e basta.

“Mamma, ma se “resusce” solo Gesù, allora quando tu morirai non “resuscerai” mai più?”.

Ecco, appunto. L’ho detto che a me piace il Natale, le palline, gli addobbi, le candele. I discorsi, quelli allegri. Mica quelli dove io muoio e, alla fine, inspiegabilmente, non resuscito nemmeno.

Ps. In memoria di tutti i palloncini lasciati morire in solitudine e di tutti quelli volati in cielo prematuramente, prima ancora di varcare la soglia di casa. R.I.P.

Michela Albertini

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