Il seme di Greta e il ritorno all’impegno politico

Vincenzo Figlioli

Marsala

Il seme di Greta e il ritorno all’impegno politico

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giovedì 26 Settembre 2019 - 06:30

Domani le piazze italiane si riempiranno di migliaia di studenti che manifesteranno contro le politiche dei grandi della Terra in materia di tutela ambientale. Accanto al viso determinato della sedicenne Greta Thunberg, sta crescendo un nuovo movimento globale, che ha il merito di aver riportato il seme dell’impegno politico e sociale nel mondo giovanile. Era dai tempi del movimento no global che non si vedevano mobilitazioni di questo genere. Tra la fine degli anni ’90 e l’inizio del nuovo millennio, da Seattle a Genova l’opinione pubblica mondiale ebbe modo di conoscere le idee di quei ragazzi che dormivano con una copia di No Logo di Naomi Klein sotto il cuscino e dimostrarono di aver compreso con grande anticipo le contraddizioni della globalizzazione. Manganelli, infiltrati e macchine del fango contribuirono a disperdere i no global, ma i fatti degli anni successivi dimostrarono la validità delle loro intuizioni.

Per quanto il movimento nato intorno a Greta Thunberg appaia diverso per impostazione complessiva, oltre che per formazione culturale e politica, la sensazione è che la risposta potrebbe essere la stessa di allora. Chi però c’era in quegli anni e c’è, con una più matura consapevolezza adesso, ha il dovere morale di proteggere questa mobilitazione dal fango politico o dal qualunquismo nichilista che già si intravede sui social. Il ritorno all’impegno politico, l’attenzione all’ambiente e al bene comune da parte dei giovani rappresentano il miglior modo per riprendere quel filo spezzato nel 2001, tra il G8 di Genova e l’attacco alle Torri Gemelle. Vanno dunque incoraggiati, questi giovani, che metteranno in questa mobilitazione la loro energia, la loro voglia di cambiare le cose e – perché no? – anche un po’ della loro sana ingenuità. Vanno sicuramente incalzati e stimolati a scegliere bene le fonti di informazione, a coltivare una conoscenza profonda delle cose che contestano per poterle cambiare davvero, a non abbandonarsi alla tentazione di vivere questa giornata come una semplice occasione per fare un giorno in meno di scuola. Ma non vanno derisi, né sbeffeggiati, come talvolta anche la stampa ha superficialmente fatto, con l’intento di far passare il principio che i nostri cortei erano migliori dei loro. Anche perché, le generazioni più mature hanno spesso dimostrato una totale incapacità di ragionare collettivamente, preferendo rifugiarsi nel proprio comodo individualismo. Se proprio non riusciamo a unirci alla loro protesta, quantomeno cerchiamo di non ostacolarli.

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