Imposte non pagate, sequestro preventivo per Francesco e Sergio Lo Trovato

redazione

Imposte non pagate, sequestro preventivo per Francesco e Sergio Lo Trovato

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martedì 30 Luglio 2019 - 18:28

Guai giudiziari per la famiglia Lo Trovato, da anni in prima linea nell’ambito della gestione di servizi sanitari privati in Sicilia e ben nota anche a livello nazionale. Su delega della Procura di Catania, i Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo diretto e per equivalente di denaro e beni per un valore complessivo di oltre 3 milioni di euro, emesso dal gip del Tribunale etneo nei confronti del 52enne Sergio Lo Trovato e del papà Francesco (87 anni) rispettivamente presidente del Consiglio d’amministrazione e amministratore di fatto (nonché direttore generale) del “Consorzio Siciliano di Riabilitazione Società Consortile A R.L.

Costituito nel 1980, con sede amministrativa a Viagrande (CT), il Consorzio svolge, quale prevalente attività, quella di “fisioterapia” mediante la gestione diretta di 19 centri di riabilitazione dislocati in più province siciliane che gestisce 19 centri in Sicilia, tra le province di Catania, Siracusa, Ragusa, Enna, Trapani e Caltanissetta. In particolare, nel trapanese, oltre al Centro Aias di contrada San Silvestro a Marsala, risultano attive le strutture di Alcamo (Piano Santa Maria), Mazara del Vallo (contrada Altavilla/Malpasso), Paceco (via Campo sportivo) e Salemi (contrada San Francesco di Paola). Complessivamente, il Consorzio assiste una media di 5000 disabili l’anno e può contare su circa 800 collaboratori (tra dipendenti e liberi professionisti).

Francesco Lo Trovato è noto anche per il suo impegno politico nelle file del centrodestra siciliano. Nel 2012 si candidò alle elezioni regionali con la lista Musumeci presidente, raccogliendo nel collegio trapanese 1554 preferenze.

L’ipotesi delittuosa contestata ai due indagati è quella di “dichiarazione infedele”, reato tributario previsto e punito dall’articolo 4 del D.Lgs. n.74 del 2000. Nello specifico i due hanno sottratto al pagamento delle imposte, per le annualità che vanno dal 2013 al 2016, redditi complessivi per oltre 10 milioni di euro. Il profitto contestato, costituito dall’imposta evasa (I.R.E.S.), pari a oltre 3 milioni di euro è stato sottoposto a sequestro preventivo diretto (anche per equivalente) attraverso il rinvenimento delle somme disponibili su conti correnti personali degli indagati e della società. L’investigazione del Nucleo di Polizia Economico- Finanziaria di Catania (Gruppo Tutela Finanza Pubblica) trae origine dall’esecuzione di una verifica fiscale condotta dai finanzieri che ha portato, nell’ottobre 2018, alla contestazione amministrativa di redditi non dichiarati per 10,7 milioni di euro nonché di oneri non deducibili per 2,9 milioni di euro.

Lo schema fraudolento ideato e perseguito dagli indagati è consistito nell’attribuire al C.S.R. la natura giuridica di società consortile che, quale ente non commerciale, perseguendo finalità mutualistiche e solidali, non avrebbe dovuto avere, tra l’altro, quale scopo strutturale quello di produrre utili. La realtà aziendale che, nei fatti, è emersa alla luce delle ispezioni documentali eseguite dalle Fiamme Gialle e delle dichiarazioni assunte da persone informate sui fatti, è quella di un’impresa commerciale fortemente patrimonializzata nonchè dotata di una struttura organizzativa rilevante (600 dipendenti, oltre 200 collaboratori, beni strumentali per 10 milioni di euro).

Si tratta, in altre parole, di una azienda del terziario in grado di governare l’intero ciclo di fornitura delle prestazioni di servizio a terzi attraverso la remunerazione dei fattori produttivi e il conseguimento di utili.

Le anomalie rilevate dai finanzieri nel corso di una meticolosa ed approfondita indagine, durata 5 mesi (dal deposito della comunicazione di reato alla richiesta di questa Procura di misure cautelari reali), sono molteplici e gravi: gli utili prodotti dal Consorzio, per i quali gli indagati pretendevano di non assolvere il pagamento di imposte, erano conferiti a una fondazione della famiglia Lo Trovato, destinati a investimenti finanziari “speculativi” ed elargiti sottoforma di contributi a soggetti economici terzi, alcuni dei quali amministrati e di proprietà di familiari di Francesco Lo Trovato; gli indagati risultavano avere cariche gestorie in imprese fornitrici abituali del C.S.R.;

impiego di risorse del C.S.R. a beneficio di attività non istituzionali, non destinate alle persone bisognose di terapie fisioterapiche; trattasi della conduzione di un villaggio turistico a Modica (RG), “KikkiVillage” e della gestione di impianti fotovoltaici; altre imprese concorrenti della C.S.R. operano nel medesimo mercato di riferimento quali enti a scopo di lucro così dichiarando regolarmente i redditi d’impresa da loro prodotti.

La società C.S.R. pur formalmente rappresentata da Sergio Lo Trovato, è risultata gestita e diretta dal genitore Francesco, il quale – secondo gli inquirenti – disegna le strategie aziendali, non è sottoposto a livelli decisionali superiori e governa l’organo amministrativo. Quale retribuzione della sua opera prestata, il “fasullo” Consorzio gli ha assegnato una retribuzione di 200 mila euro annui a fronte dei 30 mila spettanti al figlio Sergio.

Da rilevare che, come evidenziato dal gip nel provvedimento cautelare eseguito dai finanzieri, il Giudice della Commissione Tributaria Regionale, con una sentenza depositata a maggio di quest’anno, ha statuito che il C.S.R. è un ente commerciale e come tale, anche per gli anni d’imposta in controversia (2009 e 2010), deve assolvere il pagamento dei tributi in forma ordinaria.

“Con l’odierno provvedimento reale – si legge nella nota della Procura catanese – la Guardia di Finanza di Catania ha recuperato alle casse dell’Erario le imposte non assolte da un ente privato che, a danno anche dell’imprenditoria sana che opera nel medesimo settore, ha provato a “mimetizzarsi” sotto la forma di un ente non commerciale frodando lo Stato ed ottenendo, parallelamente, un vantaggio competitivo per sbaragliare la concorrenza nell’offerta dei servizi”.

Sulla vicenda si registra la replica del presidente del Consorzio Siciliano di Riabilitazione, Sergio Lo Trovato: “Abbiamo sempre agito con linearità rispetto alle norme del settore in cui operiamo. Più volte negli ultimi vent’anni abbiamo subito verifiche, controlli e ispezioni di natura finanziaria, con cui ci veniva contestato il mancato pagamento di imposte e tasse nelle varie forme. Opponendoci sistematicamente a questi rilievi, abbiamo avuto conferma nelle sedi giudiziarie della correttezza ed esattezza del nostro operato. Ad oggi l’unica sentenza passata in giudicato è quella emessa dalla Commissione Tributaria Regionale il 26 marzo 2007, che ha statuito la ‘natura non commerciale del Consorzio’. Posizione ribadita con due sentenze di primo grado del 2014 e del 2015. Esiste ancora un contenzioso con l’Agenzia delle Entrate sulla medesima questione, pendente in Cassazione, che farà definitivamente chiarezza su questa vicenda. Ci colpisce profondamente, ora, essere destinatari del provvedimento emesso dalla Procura di Catania e messo in atto dalla Guardia di Finanza. Ci colpisce che si parli di investimenti ‘speculativi’, quando da oltre 52 anni il Csr-Aias ha investito tutte le proprie risorse per creare nuovi Centri di riabilitazione per le persone con disabilità, garantendo attività riabilitative di qualità in zone della Sicilia prima del tutto sprovviste di questi servizi. Tutto quello che facciamo, lo facciamo per i disabili e per le loro famiglie, erogando persino più prestazioni sanitarie rispetto a quelle che dovremmo effettuare sulla base delle convenzioni con le Asp, garantendo anche assistenza, tante attività nei Centri diurni, cure e sollievo per i disabili gravi e gravissimi, iniziative di integrazione sociale. Ci spiace molto che si parli di business in un settore così importante come lo è quello dell’assistenza alle persone fragili e che si accusi il Csr di condotte che non ci appartengono”.

“Il sequestro milionario al Consorzio siciliano di riabilitazione effettuato dalla Guardia di Finanza è un grosso campanello d’allarme per l’intero settore. Se è vero quanto riportato dalla cronache, sarebbe gravissimo che utili di tali entità siano conseguiti sulla pelle dei pazienti da società che, tra l’altro, dovrebbero avere finalità mutualistiche e commerciali e non di lucro”.
Lo affermano i deputati del M5S all’Ars, componenti della commissione Salute (Cappello, Pasqua, Siragusa e De Luca).
“Musumeci – sostiene Giorgio Pasqua – provveda a serrare i controlli nel settore e al contempo elimini le enormi sperequazioni tra le varie province delle risorse previste dall’articolo 26 della legge 883 del ’78, atteso che la provincia di Catania fa la parte del leone, mentre altrove arrivano briciole o poco più”.

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