Le domande difficili

redazione

Marsala

Le domande difficili

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martedì 07 Maggio 2019 - 06:01

A me piace Maria De Filippi. Sono una fan temeraria e la seguo da anni. Forse perché ha avuto la furbizia (almeno lei) di lasciare la carriera da avvocato e condurre l’intero palinsesto di Canale 5, presentando una serie di perfetti sconosciuti senza mai alzarsi dalle scale dello studio televisivo. Forse perché è la certezza dei miei sabato sera d.C. (dopo Chiara). O forse perché sta con Maurizio Costanzo e, già solo per questo, mi fa tenerezza.

Non saprei, comunque Maria mi piace. Sabato sera mia figlia, affascinata dal programma Amici (ma, secondo me, più dal ballerino Rafael), mi chiede: “Mamma, questo è maschio?”, indicando proprio la Maria nazionale. Le rispondo che no, non è un maschio, anche se porta i capelli corti (e brutti, oltretutto). Lei, non convinta dalla mia risposta, rimane perplessa e torna a chiedermi: “Mamma, ma sei sicura che non è un maschio, senti come parla, ha la voce strana”. Allora, armata di tanta pazienza perché nel frattempo c’era una sfida in corso, che io evidentemente mi stavo perdendo, le rispondo che no, non è un uomo, anche se effettivamente ha la voce strana (e brutta, oltretutto). Mi guarda nuovamente perplessa, con la faccia di una che vuole chiedermi ancora qualcosa, ma non trova le parole giuste. Passa qualche minuto e mi domanda: “Mamma, ma allora, se non è un maschio, forse è Gesù?”.

Io rimango muta. Non so se ridere o piangere e alla fine, nel dubbio, mangio una patatina. Di quelle buone, al peperoncino.

Passa qualche giorno. Lunedì, forse affascinata dalle processioni in città e dal ricorrente tema della risurrezione, mentre andavamo di fretta a scuola e cercavo di prepararle una merenda degna di essere chiamata tale (della serie “è uno sporco lavoro ma qualcuno lo deve pur fare”), torna sull’argomento religioso.

Questa volta mi chiede: “Mamma, ma tu sei Dio?”. Così, a brucia pelo.

Beh. Vorrei dirle che un po’ noi mamme siamo come Dio. Comandiamo in famiglia. Governiamo ogni singolo aspetto casalingo. Scegliamo cosa mangiare per pranzo e a che ora mangiare per cena. In base al nostro bucato, siamo in grado di decidere cosa indosserà il resto della famiglia. E quando un figlio chiede qualcosa a papà, noi siamo sempre la risposta giusta. “Chiedi alla mamma”.

Quindi, sì. Mi verrebbe da dirle che effettivamente io sono Dio. Che sarebbe anche un po’ complicato da spiegare, ma, del resto, anche se dicessi che io non lo sono, rimarrebbero degli interrogativi a sorpresa a cui dover comunque rispondere.

Scelgo comunque di dirle la verità, a mio rischio e pericolo. Io guardo lei, lei guarda me. La merendina rimane sopra il tavolo a guardarci entrambe. E poi, lei esclama: “Ma certo, mamma. Perché se tu eri Dio, come facevi ad essere la mia mamma e pure la madre di Gesù, quello che sta in televisione, nel programma dove si canta e si balla?”.

Siamo un po’ confuse, io di più. La guardo intontita. Sarà pure perché sono le 8.30 del mattino, sono sveglia da poco e comunque siamo in ritardo. Lei mi guarda, mi abbraccia e mi dice: “Va bene, mamma. Sono contenta di non essere la sorella di quello là. Ora sbrigati che è tardi.”

Io tiro un sospiro di sollievo, l’argomento sembra essere definitivamente chiuso. Prendiamo lo zainetto, usciamo da casa, ci dirigiamo verso scuola.

La merenda rimane sul tavolo, a guardarci in uscita, come la dissolvenza a stella delle slide su power point.

L’abbiamo dimenticata proprio lì, sul tavolo. Poco male. Tanto non era un granché, ne sono sicura.

Michela Albertini

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