Liberato il peschereccio mazarese “Airone”. Era stato sequestrato a 30 miglia dalle coste libiche

Vincenzo Figlioli

Liberato il peschereccio mazarese “Airone”. Era stato sequestrato a 30 miglia dalle coste libiche

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venerdì 17 Aprile 2015 - 12:34

“Esprimo vivo compiacimento e congratulazioni alla Marina Militare Italiana che ha impedito un atto di pirateria a danno di un peschereccio di Mazara del Vallo che era stato dirottato verso le coste libiche con la forza delle armi da non meglio identificati miliziani”.

Queste le prime dichiarazioni del sindaco Nicola Cristaldi, dopo aver ricevuto la notizia della liberazione del peschereccio ‘”Airone”, sequestrato questa notte dalle autorità libiche mentre navigava in acque internazionali, a circa 30 miglia dalla coste africane. Lo stesso Cristaldi aveva espresso preoccupazione per la vicenda, così come il presidente del Distretto della Pesca Giovanni Tumbiolo, che si era messo in contatto con il Ministro dell’Agricoltura e della Pesca libico.

A bordo dell’imbarcazione, di proprietà dell’armatore Vito Mazzarino, erano presenti sette uomini, tre mazaresi (tra cui il comandante Alberto Figuccia) e quattro tunisini.

Sulla vicenda è intervenuto anche Santo Adamo, presidente dell’associazione armatori “Progetto Pesca del Mediterraneo”:

“Esprimiamo gioia per la positiva risoluzione della vicenda del peschereccio Airone. La notizia della sua liberazione è stata accolta con esultanza da tutta la nostra marineria. Grazie all’intervento della Marina Militare oggi si è evitato un atto di pirateria assurdo e con conseguenze che non vogliamo nemmeno immaginare. La decisione unilaterale della Libia di estendere a 72 miglia le loro acque internazionali lo riteniamo un atto fuori da qualsiasi logica del diritto internazionale. Al di là delle vicende militari e politiche che interessano i Paesi rivieraschi, diventa necessario che l’Italia e l’Europa affrontino con determinazione il nostro diritto a svolgere l’attività di pesca in tutta sicurezza. Non si può più attendere l’appianamento delle questioni politiche interne a quei Paesi. Il problema non è soltanto italiano, è una vicenda di livello internazionale sulla quale l’Europa dovrebbe riflettere e agire di conseguenza. Auspichiamo l’intensificazione dei controlli militari nelle zone di mare di confine, a salvaguardia della vita di tutti gli operatori della pesca”.

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