I muretti a secco Patrimonio dell’Umanità per l’Unesco e richezza del Mediterraneo

redazione

I muretti a secco Patrimonio dell’Umanità per l’Unesco e richezza del Mediterraneo

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mercoledì 28 Novembre 2018 - 16:27

L’Unesco ha iscritto “L’Arte dei muretti a secco” nella lista degli elementi immateriali dichiarati Patrimonio dell’umanità. È quanto si legge in un post sul profilo Twitter dell’organizzazione che si congratula con gli 8 paesi europei che hanno presentato la candidatura: oltre all’Italia, Croazia, Cipro, Francia, Grecia, Slovenia, Spagna e Svizzera.

Nel bacino del Mediterraneo i muretti in pietra a secco per uso agricolo cominciano a diffondersi con la colonizzazione greca, rappresentando oggi uno dei più significativi esempi di archeologia agricola. La Sicilia ne è ricca come la Puglia. Anche nei nostri territori – tra Marsala e Petrosino – l’arte della pietra è ben presente tutt’oggi, dove i muri a secco svolgono un’importante funzione di difesa dal rischio idrogeologico perché capaci di drenare le acque piovane trattenendo il fango che altresì danneggerebbe le colture degli orti, e sono diventati ecosistema importantissimi in grado di dare ospitalità a numerose specie di organismi che non avrebbero avuto scampo nei campi arati e coltivati.

«L’arte del `Dry stone walling´ riguarda tutte le conoscenze collegate alla costruzione di strutture di pietra ammassando le pietre una sull’altra, non usando alcun altro elemento tranne, a volte, terra secco», spiega l’Unesco nella motivazione del provvedimento. «Le strutture a secco sono sempre fatte in perfetta armonia con l’ambiente e la tecnica esemplifica una relazione armoniosa fra l’uomo e la natura. La pratica viene trasmessa principalmente attraverso l’applicazione pratica adattata alle particolari condizioni di ogni luogo in cui viene utilizzata. I muri a secco svolgono un ruolo vitale nella prevenzione delle slavine, delle alluvioni, delle valanghe, nel combattere l’erosione e la desertificazione delle terre, migliorando la biodiversità e creando le migliori condizioni microclimatiche per l’agricoltura».

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