#NuovoMei2016: il patron Giordano Sangiorgi: “L’indie deve unirsi per tutelare la musica Made in Italy”

Claudia Marchetti

#NuovoMei2016: il patron Giordano Sangiorgi: “L’indie deve unirsi per tutelare la musica Made in Italy”

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lunedì 19 Settembre 2016 - 10:01

Dal 23 al 25 settembre, Faenza torna ad ospitare il #NuovoMei2016, il Meeting delle Etichette Indipendenti. Un contenitore di musica, incontri, convegni, editoria che ospita anche il primo Festival del Giornalismo Musicale. itacanotizie.it volerà al MEI per raccontarvi la tre giornate ed ha intervistato per l’occasione il patron della grande manifestazione, Giordano Sangiorgi, per discutere dello stato di salute della musica indie, del suo futuro e di critica musicale.

Come “patron” del MEI ha sicuramente ben chiara la scena indipendente italiana, il cui futuro è oggi. Ma quale percorso sta attraversando?

Difficile rispondere. Non c’è più una scena indipendente unica. I mercati di riferimento si sono frammentati e il crollo della vendita dei cd ha fatto crescere una nuova scene emergente che con un po’ di visualizzazioni significate su YouTube effettua un forte ricambio generazionale. Mi sembra una fase piena di spunti che vanno nelle più diverse direzioni, ma certamente siamo di fronte a un ricambio generazionale di artisti che “dal  basso” stanno rivoluzionando i tradizionali schemi dell’indie rock, pop, cantautorale e rap. Una situazione di grande interesse.

L’indie fino a qualche anno fa era fuori da certe “logiche di potere”, oggi sembra in balìa di un certo business. Non crede?

Mi sembra normale che ci possa essere “un certo business”. Anzi  le risorse e gli spazi sono meno di quanto la scena indie meriterebbe, per noi per primi. Sulle “logiche di potere” credo che vi siano da sempre spesso legate a logiche geopolitiche oppure di gruppo che fa “cordata”. Sarebbe meglio per  l’area indie fare squadra tutti insieme, si valorizzerebbe di più in tutti i sensi tutta la scena musicale attuale.

Assodato che format come i talent show fanno male alla musica, come vede invece, da questa parte della musica, piattaforme come Musicraiser?

Musicraiser meriterebbe l’Oscar della Musica italiana. Se non ci fosse stato si sarebbe dovuto inventare. Per fortuna c’è stato e grazie al suo processo di “colletta dal basso” ha permesso l’uscita di almeno 300 produzioni e passa tutte indipendenti che sicuramente non avrebbero visto la luce, delle quali una buona parte di grande qualità e addirittura con veri e propri boom inattesi.

 Quest’anno il MEI ospita gli Stati Generali del Giornalismo Musicale. C’è da chiedersi: certa critica influenza la musica indipendente? Si pensi per esempio alle diverse giurie di Premi importanti come le Targhe Tenco…

Abbiamo ribaltato qust’anno il concetto tradizionale di meeting. Invece di fare il calendario e poi invitare i giornalisti, abbiamo deciso, visto il forte dibattito, di fare il primo Forum del Giornalismo Musicale in Italia. Abbiamo colto nel segno perché c’è un grande dibattito sul futuro della comunicazione musicale e penso ne sentiremo delle belle quindi invito tutti sabato 24 e domenica 25 settembre a non perdersi questo importantissimo appuntamento che ha già raggiunto i 110 giornalisti iscritti.  Per quanto riguarda i Premi, qualsiasi, non sono più un punto di arrivo ma un nuovo punto di partenza.

Al primo festival del giornalismo musicale ci saranno anche dei tavoli tematici. Tra questi “come vivere o almeno sopravvivere di giornalismo musicale”. Quanto sono importanti le webzine secondo lei?

Il web è stato fondamentale per la diffusione senza filtri della musica e dell’informazione su di essa. E’ indispensabile creare un business che permetta di vivere alla filiera creativa della musica di questa attività.

A proposito di futuro musicale. L’indie è sempre più un contenitore di tante cose. Nel bene e nel male. Quale via andrebbe intrapresa?

Mi sembra che le nuove generazioni stiano dimostrando che si possono battere con successo, pur con le difficoltà di oggi nel quale ci sono meno risorse e meno spazi, tante strade nuove. Quella più importante sarebbe quella, tutti insieme, di fare un grande lavoro per la tutela del Made in Italy musicale oramai tutto indipendente ed emergente per integrarlo a pieno titolo nei progetti culturali futuri del Paese.

 

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