Operazione “Tigra”, assolto “perché il fatto non sussiste” Lorenzo Catarinicchia

redazione

Operazione “Tigra”, assolto “perché il fatto non sussiste” Lorenzo Catarinicchia

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giovedì 15 Ottobre 2015 - 16:22

Era imputato anche Umberto D’Arpa, ma era già stato giudicato per lo stesso reato dal Tribunale di Palermo
Si è concluso innanzi al Tribunale monocratico di Marsala l’ultimo stralcio del processo scaturito dall’operazione antidroga “Tigra” effettuata dalla Polizia di Stato del commissariato di Marsala nel novembre del 2011. In quell’occasione i poliziotti eseguirono ordini di custodia cautelare emessi dal Gip di Marsala, su richiesta della Procura, per dodici persone. Quasi tutti i coinvolti optarono per riti alternativi. In due, Lorenzo Catarinicchia, incensurato di 34 anni, difeso dall’avvocato Giovanni Gaudino, e Umberto D’Arpa, palermitano di 44 anni, assistito dal legale Trinceri, hanno scelto di essere giudicati con il rito ordinario, celebrato innanzi al giudice monocratico Matteo Giacalone. A conclusione del processo Catarinicchia – che dopo l’operazione della polizia era stato sottoposto ad obbligo di firma – è stato assolto con formula piena “perché il fatto non sussiste”. Secondo l’Accusa, parlando al telefono con una donna coinvolta nelle indagini, Catarinicchia avrebbe usato un linguaggio criptato allo scopo di trafficare la droga, dicendo che “il pesce era pronto”, ma il suo difensore Gaudino ha precisato che Catarinicchia per vivere commerciava pesce. Secondo quando comunicato all’epoca dalla polizia, in quel periodo Marsala era investita dal fenomeno dello spaccio di droga. Le indagini presero le mosse dall’arresto – avvento qualche mese prima – di un palermitano fermato con un chilo di eroina pura pronta destinata alla vendita a Marsala. L’operazione fu chiamata “Tigra” dal nome dell’auto che, secondo i poliziotti, sarebbe stata usata per i traffici in questione. Nel processo appena concluso era imputato anche Umberto D’Arpa, ma era già stato processato per lo stesso reato dal Tribunale di Palermo e quindi per “ne bis in idem” non è stato giudicato.

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