No al ddl Pillon, il Centro Antiviolenza “La Casa di Venere” di Marsala alla manifestazione di Palermo

redazione

No al ddl Pillon, il Centro Antiviolenza “La Casa di Venere” di Marsala alla manifestazione di Palermo

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mercoledì 07 Novembre 2018 - 12:16

Saranno presenti alla manifestazione contro il Decreto Pillon a Palermo, le volontarie del Centro Antiviolenza “La Casa di Venere” di Marsala. La protesta inizierà da Piazza Croci sabato pomeriggio nel capoluogo siciliano e contemporaneamente in diverse città italiane per dire “no” al ddl proposto dal senatore leghista Pillon, sulla revisione delle norme in materia di separazione, divorzio e affido dei minori, che, “… ci porta indietro di 50 anni e intende trasformare le vite degli ex coniugi e dei loro figli/e in un percorso ad ostacoli che, di fatto, crea maggiori contrasti imponendo regole che stravolgerebbero la vita proprio di quei figli che vorrebbe tutelare”.

L’iniziativa legislativa mira, infatti, a ristabilire il controllo pubblico sui rapporti familiari e nelle relazioni attraverso interventi disciplinari, con una compressione definita da diverse parti “inaccettabile dell’autonomia personale degli individui. “Protestiamo anche noi per dire no alla mediazione obbligatoria e a pagamento delle parti in caso di separazione perché la mediazione ha come presupposto la scelta volontaria – affermano dalla “Casa di Venere” assieme a tutti i cittadini che scenderanno in piazza e a chi si oppone con forza al decreto -. Inoltre tale obbligo viola apertamente il divieto previsto dall’art. 48 della Convenzione di Istanbul, mettendo in pericolo le donne che fuggono da un partner violento”.

Ma i “no” sono anche per l’imposizione di tempi paritari e alla doppia domiciliazione/residenza dei minori affinchè non diventino oggetti da spostare a proprio piacere; “no” al mantenimento diretto perché cancellare l’assegno di mantenimento a favore dei figli dà per scontato che ciascun genitore sia nella condizione di garantire al figlio pari tenore di vita; “no” al Piano Genitoriale perchè non si possono stabilire in via preventiva quali saranno le esigenze dei figli sin da piccolissimi; “no”, ancora, all’introduzione del concetto di “alienazione parentale” che in giustizia ancora ha lati ambigui. Ma a pagarne le spese sono ancora una volta i figli minori che, potrebbero trovarsi a vivere con il genitore che invece rifiutano.

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