Processo per voto di scambio ad Alcamo, l’arringa della difesa dell’ex senatore Papania

redazione

Processo per voto di scambio ad Alcamo, l’arringa della difesa dell’ex senatore Papania

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mercoledì 06 Febbraio 2019 - 15:49

Si è conclusa ieri pomeriggio, presso il tribunale di Trapani, la fase del procedimento giudiziario, nato a seguito dell’inchiesta della magistratura e concernente l’ipotesi di corruzione elettorale alle amministrative del 2012, riservata alla discussione degli avvocati difensori. Il legale dell’ex parlamentare ha chiesto l’assoluzione per il suo assistito.

Davanti al giudice Franco Messina, nell’aula intitolata all’avvocato Giuseppe Corso, si è svolta, nel primo pomeriggio di ieri, l’udienza del processo per voto di scambio alle elezioni amministrative tenutesi nel maggio del 2012 ad Alcamo. A prendere la parola è stato l’avvocato Nino Mormino, difensore dell’ex senatore della Repubblica, Antonino Papania, il quale è imputato nel procedimento giudiziario in corso insieme ad altri sei soggetti: Leonardo Vicari, Giovanni Renda, Leonardo (padre) e Giuseppe (figlio) De Blasi, Davide Picciché, Filippo Di Gaetano, Massimiliano Ciccia. Il legale dell’ex parlamentare, nell’incipit della sua arringa, ha ricostruito il clima della campagna elettorale di quasi sette anni fa che vedeva, ad Alcamo, contrapposti due schieramenti politici nella fase del ballottaggio. Uno a sostegno del candidato a sindaco, il dottore Sebastiano Bonventre, e l’altro in appoggio del rivale, l’avvocato Niclo Solina.

Quella del 2012 è stata definita, dal difensore dell’ex onorevole, una campagna elettorale “aspra” che, come molte competizioni che riguardano il livello comunale, si è caratterizzata per una forma organizzativa incentrata sulla raccolta dei voti degli elettori attraverso la propaganda del “porta a porta”. In questo contesto, dunque, secondo l’avvocato Mormino occorre collocare l’azione dei quattro soggetti coinvolti nel processo che si occuparono di tale compito e, precisamente, il Vicari, il Renda e i due De Blasi. Un incarico dispendioso, quello assunto dai succitati, in quanto esercitato capillarmente su tutto il territorio alcamese, e che gli era stato conferito dall’ex senatore della Repubblica del PD, Antonino Papania, che appoggiava all’epoca il candidato Bonventre (risultato vincitore per soli 39 voti). L’ex parlamentare aveva riconosciuto agli stessi quattro soggetti summenzionati delle somme da intendersi come impegno di spese elettorali e per tale motivo, secondo l’avvocato Mormino, “Non può essere considerato un illecito” la ricerca del consenso in questo quadro così delineato. Il legale, poi, si è soffermato sull’ipotesi di corruzione elettorale, disciplinata dal dpr 570 del 1960 art 86, sostenuta dal dottore Franco Belvisi. Su tale accusa, il difensore dell’ex parlamentare ha argomentato che l’offerta in cambio del voto deve raggiungere direttamente l’elettore, cosa che secondo la sua tesi non è avvenuta. E, quindi, per l’avvocato Mormino, la trasmissione della responsabilità effettuata dalla procura di Trapani nei confronti del suo assistito deve considerarsi “Non corretta”. Successivamente, il difensore di Antonino Papania, ha sottolineato che l’unica fonte sulla quale gli inquirenti si sono basati per la ricostruzione dei fatti, verificatisi nel 2012, è incentrata sulla narrazione tra il Vicari, il Renda e i due De Blasi, a bordo della seat ibiza, captata dagli inquirenti. Una circostanza che per il legale “Non consente di ampliare la visione complessiva della campagna elettorale”. E, dunque, per la difesa, il contenuto delle intercettazioni dà uno “Spaccato parziale della vicenda elettorale” e costituisce l’unica prova portata dall’accusa nel processo, in quanto nessun elemento sarebbe emerso nella fase del dibattimento. L’avvocato Mormino ha inoltre ricordato al giudice di avere sollevato durante il processo anche il vizio radicale di utilizzabilità di suddette intercettazioni, ma respinte dallo stesso dottore Messina. Il legale, poi, ha ribadito l’indipendenza dell’agire degli imputati Filippo Di Gaetano e Massimiliano Ciccia, entrambi collaboratori dell’ex parlamentare, nella vicenda della distribuzione dei pacchi alimentari attraverso l’accreditamento al Banco delle Opere di carità ai soggetti meno abbienti, e secondo l’accusa in cambio del voto. Le loro azioni, per il difensore, si sarebbero svolte senza l’influenza diretta del Papania. Inseguito, l’avvocato Mormino si è soffermato sulle due principali ipotesi accusatorie: la prima, riguardante la promessa di una somma di 50 euro in cambio del voto; la seconda, concernente la promessa di un posto di lavoro all’Aimeri Ambiente. Su tali ipotesi, secondo la difesa, non è emersa alcuna certezza. Nello specifico, per il legale non si contesta alla tesi della pubblica accusa le somme di denaro versate al Vicari, al Renda e ai due De Blasi da parte dell’ex senatore della Repubblica, ma agli elettori. Cosa quest’ultima che, per la difesa dell’ex parlamentare, costituisce la prova mancante del processo. Dunque, l’avvocato Mormino nella sua arringa ha sostenuto che le somme distribuite ai quattro soggetti citati dal suo assistito sono da considerare come rimborso delle spese per la benzina effettuate per la campagna elettorale e più precisamente per “Finanziare l’attività di propaganda” e quindi “Non affatto offerte agli elettori”. Elettori, poi, “Non meglio identificati” come riportato in una postilla all’interno delle ipotesi accusatorie, e menzionata dal legale, che avrebbe costituito, a suo dire, una limitazione del diritto di difesa. Inoltre, il difensore ha precisato che i cittadini citati come testi e la stessa parte lesa, l’avvocato Niclo Solina, non hanno mai dichiarato nel corso del procedimento giudiziario di essere a conoscenza della compravendita di voti durante lo svolgimento delle elezioni comunali del 2012. Per l’avvocato Nino Mormino, sono dunque due gli elementi negativi rispetto a quanto sostenuto dall’accusa: la mancanza delle somme di denaro consegnate agli elettori e il fatto che non è emerso nulla nel processo rispetto a quanto detto dai quattro soggetti intercettati. Sull’ammontare delle somme ottenute dai citati soggetti, poi, il legale si è soffermato per evidenziare la cifra, ritenuta dalla difesa irrisoria, e corrisposta agli stessi. Infatti, l’unico ammontare importante riscontrato nel processo concerne il pagamento mediante assegno di 500 euro effettuato presso la segreteria politica dell’ex senatore Papania, sita in via Roma ad Alcamo, ma destinato sempre alle attività svolte come propaganda elettorale ( affissioni di manifesti, cibo, distribuzione di volantini) e spartito tra il Vicari, il Renda e i due De Blasi. Invece, l’altro assegno contestato è quello addebitato al conto corrente del Senato della Repubblica e riguarda un finanziamento all’Alcamo calcio, di cui Antonino Papania era uno dei principali sostenitori, come affermato dal suo difensore, e quindi non concernerebbe la campagna elettorale. Entrambi assegni, ha affermato la difesa, sono stati emessi in un periodo antecedente (il primo ad aprile e il secondo a febbraio del 2012) e lontano dalla competizione elettorale, circostanza che non dimostrerebbe quanto sostenuto dal pubblico ministero. L’avvocato Mormino è ritornato, poi, sull’errore di individuazione nella trascrizione delle intercettazioni di Filippo Di Gaetano ( che secondo l’accusa si occupava anche dei pagamenti ai quattro soggetti intercettati in nome e per conto di Papania), scambiato, per la difesa, per tale Gaetano Lo Monaco (www.itacanotizie.it/processo-sul-voto-di-scambio-ad-alcamo-le-arringhe-dei-difensori-di-picciche-e-di-gaetano/).

L’altra ipotesi accusatoria, contestata dall’avvocato Mormino, ha riguardato invece la promessa del posto di lavoro all’Aimeri Ambiente (oggi Energetikambiente), discussa dai soggetti intercettati a bordo della Seat ibiza, che rappresenterebbe un’aspettativa degli stessi più che altro. Anche in questo caso, per il legale, non è stata portata in aula alcuna dimostrazione e non è stata esibita prova che qualcuno sia stato assunto prima e dopo le elezioni del 2012 nella società che si occupa di raccolta dei rifiuti in provincia di Trapani. Secondo l’avvocato Mormino “La promessa ancora una volta è stata fatta a chi si prodigava nella raccolta dei voti” e non agli elettori. Inoltre, come ricordato dal difensore, l’unico episodio che avrebbe avuto una tale ipotesi è quello relativo alla promessa dell’imputato Davide Picciché (per il quale il pubblico ministero ha chiesto nella sua requisitoria l’assoluzione) rivolta a tali Giuseppe Amato e Antonino Mistretta, e mai verificata. Nelle conclusioni della sua arringa, quindi, l’avvocato Nino Mormino ha chiesto al giudice la formula assolutoria per il suo assistito. Ieri pomeriggio, si è conclusa dunque la fase del processo riservata alle dichiarazioni della difesa. La prossima udienza, nella quale è prevista la possibilità di replica dell’accusa, è stata fissata il 26 febbraio prossimo.

Linda Ferrara

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