Processo Perricone, ascoltati gli ultimi testi della difesa dell’ex vicesindaco di Alcamo

redazione

Processo Perricone, ascoltati gli ultimi testi della difesa dell’ex vicesindaco di Alcamo

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giovedì 18 Luglio 2019 - 17:03

Nel corso dell’udienza di ieri mattina, presso il tribunale di Trapani, sono stati interrogati un dipendente del Comune di Castellammare del Golfo che nel 2005 si occupò della gara d’appalto del porto vinta dall’unica impresa presentatasi: l’Ati guidata dal “Coveco”.  Inoltre, è stato effettuato l’esame di un dipendente della Soatech, la società che rilascia le certificazioni indispensabili alle aziende che vogliono partecipare ai bandi per i lavori pubblici. Infine, è stato sentito un ex commercialista, componente del collegio sindacale della Cea, la società, secondo la Procura, amministrata occultamente dallo storico esponente politico del PSI alcamese.

È durata circa un’ora e mezza, ieri mattina, l’udienza del processo a carico dell’ex vicesindaco di Alcamo, Pasquale Perricone, e di altri tre soggetti, la cugina Maria Lucia Perricone, Marianna Cottone ed Emanuele Asta, che si sta svolgendo a Trapani davanti al presidente del collegio dei giudici, il dottore Enzo Agate, e a latere la dottoressa Roberta Nodari e la dottoressa Chiara Badalucco. Il procedimento giudiziario è scaturito dall’inchiesta “Affari sporchi” del 2016 condotta dai pubblici  ministeri della Procura di Trapani, la dottoressa Rossana Penna e il dottore Marco Verzera. Tra i reati contestati dalla magistratura trapanese ai soggetti succitati vi sono: l’associazione a delinquere, la truffa aggravata ai danni dello Stato e della Ue, la corruzione, la bancarotta fraudolenta. Proprio in merito a quest’ultima accusa, dunque, sono stati ascoltati gli ultimi testi della difesa dell’ex vicesindaco di Alcamo: un dipendente del Comune di Castellammare del Golfo che nel 2005 si occupò della gara d’appalto del porto e che è stata vinta dall’unica aggiudicataria: l’Ati (Associazione temporanea di imprese) guidata dal Consorzio Veneto “Coveco”. Inoltre, è stato effettuato l’esame di un dipendente della Soatech, la società che rilascia le certificazioni indispensabili alle aziende che vogliono partecipare ai bandi per i lavori pubblici. Infine, un ex commercialista, componente del collegio sindacale della Cea, la società amministrata, secondo la Procura, in maniera occulta dallo storico esponente politico del PSI alcamese. Quindi, il primo ad essere sentito dall’avvocato Giuseppe Benenati, legale dell’ex vicesindaco di Alcamo è stato il teste Simone Cusumano, un ingegnere del settore lavori pubblici del municipio castellammarese, attualmente sospeso dal servizio perché imputato in un procedimento giudiziario per corruzione. Il teste è stato esaminato in quanto è stato RUP della gara d’appalto del 2005 avente ad oggetto i lavori di ampliamento del porto di Castellammare del Golfo. A seguito del decreto di sequestro del cantiere, emesso dalla procura di Trapani per il reato di frode nelle pubbliche forniture ed eseguito dalle fiamme gialle nel maggio 2010, sono finite, infatti, sotto la lente degli investigatori la consortile Nettuno e la società Cea, dietro le quali per i pm si celerebbe la figura di Pasquale Perricone. L’ingegnere Cusumano ha spiegato, interrogato dall’avvocato Benenati, di essere stato nominato nel 2005 dall’allora sindaco di Castellammare del Golfo (Giuseppe Ancona) come componente esterno del seggio di gara, per l’appunto. Una gara che ha definito “strana” a causa dell’unica proposta di partecipazione pervenuta all’ente e, nello specifico, dall’Ati costituita dalla capogruppo, la Coveco, e da altre due imprese, la Cogem e la Comesi. Il teste Cusumano ha dichiarato, inoltre, di non avere mai conosciuto Pasquale Perricone, ma di averne sentito parlare in quanto aveva rivestito la carica di presidente del Consiglio comunale di Alcamo. Poi, l’ingegnere ha dichiarato di non essere mai stato  contattato dall’ex esponente politico. Infatti, ha specificato che le persone con le quali si è sempre relazionato in merito ai lavori del porto di Castellammare erano Domenico Parisi e Rosario Agnello della Cea, Mauro Gnech della Coveco e una donna, sempre del Consorzio Veneto, di cui non è riuscito a ricordare il nome. Il pubblico ministero, la dottoressa Penna, ha chiesto al teste Cusumano se ricordava la circostanza che il Comune di Castellammare del Golfo fosse stato commissariato e sciolto per mafia nel 2006, durante la giunta guidata dal sindaco Ancona, e se il cantiere del porto fosse stato aperto l’anno successivo. L’ingegnere Cusumano ha ritenuto possibile tale eventualità. Nel corso dell’interrogatorio, poi, il teste ha spiegato che nel 2008, quando al municipio si è insediato il sindaco Marzio Bresciani, sono state fatte due commissioni straordinarie, poiché la Regione Sicilia, dopo avere finanziato un primo lotto dei lavori di 20 milioni di euro, aveva chiesto al comune di presentare un progetto esecutivo per un secondo lotto di 15 milioni di euro. Dal momento che l’ente non è stato in grado di realizzarlo, il compito è stato preso in carico dall’istituzione regionale. Infine, il teste della difesa ha risposto alla dottoressa Penna in merito alla sospensione dal suo servizio presso l’ente castellammarese, ossia, la succitata accusa di corruzione, emersa dall’inchiesta condotta dal medesimo pubblico ministero, per la quale è in corso un processo. Replicando, invece, alle domande dell’avvocato Giovanni Lentini, difensore di Maria Lucia (detta Mary) Perricone, il dirigente comunale attualmente sospeso ha dichiarato di non conoscerla. Successivamente, l’avvocato Benenati ha depositato i quattro verbali di gara dei lavori del porto di Castellammare del Golfo. Il secondo teste, Giuseppe Anzalone, è stato esaminato dapprima dall’avvocato Lentini. Il signor Anzalone si occupa in particolare del rilascio delle certificazione Soa, indispensabili per le imprese che vogliono lavorare nel settore degli appalti pubblici. Il teste ha raccontato di avere conosciuto Mary Perricone in occasione di una sua richiesta di rilascio delle attestazioni SOA per la società Imex Italia, identificando la cugina di Pasquale Perricone come amministratrice della summenzionata società (in realtà è l’unica impresa di Import/Export in cui l’ex vicesindaco di Alcamo figura come amministratore). Nello specifico, si trattava di certificazioni che rendevano possibile la partecipazione ad appalti fino ad un importo di circa 200 mila euro. In quel momento, il teste ha inoltre aggiunto che non era intenzione della Perricone di estenderle ad altre società. Relativamente alla Cea, il signor Anzalone ha spiegato di essersi occupato della suddetta società intorno alla metà del 2014 fino al 2015, controllando la sua capacità di attestazione su incarico di un’altra società. Dall’interrogatorio è emerso che è stato lo stesso testimone a suggerire ai due cugini di costituire il consorzio stabile Coimp. Riguardo ai controlli effettuati sulla Cea, il signor Anzalone ha anche spiegato che le certificazioni della Cea erano quasi tutte parzialmente scadute. E, dunque, di scarso valore. Durante il controesame del pubblico ministero, il testimone della difesa ha raccontato di avere incontrato i Perricone negli uffici ubicati nella periferia di Alcamo, di non ricordare se in essi vi fosse anche la sede della Imex, ma di sapere che vi erano dei problemi relativamente all’affitto dei locali della Cea e di averlo appreso proprio dai due cugini. Alla domanda della dottoressa Penna per quale ditta avesse effettuato i controlli sulle certificazioni della Cea, il teste ha indicato la Pentacostruzioni, il cui legale rappresentante è il signor Paolo Stellino ( un teste della difesa sentito già davanti al collegio dei giudici) e di essersi confrontato con il geometra Domenico Parisi per tale compito. Inoltre, il signor Anzalone non ha saputo spiegare che tipo di attività svolgesse l’ex vicesindaco di Alcamo e di immaginare che nel corso degli incontri effettuati operasse come consulente della società Imex. Infine, ha precisato che il consorzio stabile Coimp è stato costituito con le ditte Sciortino e Ferrara, rispettivamente di Calatafimi, e l’impresa Mirrione di Alcamo, ma di conoscere solo quest’ultima. Secondo l’accusa di questo processo, l’idea della costituzione del consorzio stabile scaturirebbe dall’esigenza di dissimulare la titolarità della società Imex Italia in capo a Pasquale Perricone, di nascondere al fisco gli utili di questa realizzati attraverso emissioni di fatture inesistenti e di riprodurre costi fittizi all’interno delle dovute dichiarazioni. Il consorzio sarebbe stato inoltre messo su al fine di procurarsi lavori in sub appalto per il rifacimento della galleria di Segesta, lungo l’A29 Trapani-Palermo, e per partecipare agli appalti per la ricostruzione post terremoto in Emilia Romagna. Infine, è stato ascoltato il teste Ettore Bisignani, commercialista e componente, negli anni 2005-2006, del collegio sindacale della Cea insieme ai colleghi Alessandro Sciortino e Fabio Chiossone, anche questi testi della difesa sono stati già sentiti. Con il secondo, ha dichiarato il testimone, si è dimesso dalla carica ricoperta a causa delle obiezioni sul bilancio della società e, in particolare, sulla trasparenza del conto economico e dello stato patrimoniale. Il dottore Bisignani ha riferito, inoltre, di essersi stupito del fatto che un’impresa così complessa potesse investire in cantieri lontani, come quelli avvenuti in Sardegna. Tra gli altri cantieri della società Cea, invece, ha menzionato il porto di Trapani. Il testimone della difesa ha precisato anche di essersi relazionato in Cea con Domenico Parisi, Mariagrazia Blunda e Mary Perricone (che ha individuato in aula) ma di non aver mai conosciuto Pasquale Perricone. Nel corso dell’udienza è emerso che è venuto a mancare il teste Giorgio Muscarello, vicepresidente della Legacoop Sicilia del settore edile, sentito in tribunale il 26 giugno scorso. Durante quell’interrogatorio, il signore Muscarello aveva dichiarato che negli anni ’90 Pasquale Perricone aveva subito degli atti intimidatori e per tale motivo gli fu suggerito di allontanarsi dalla Cea (cosa avvenuta nel 1996). Dai controlli effettuati dalle forze dell’ordine di Alcamo, dietro indicazione della procura, è stato comunicato dal pm che non sono emerse denunce effettuate dallo storico esponente del PSI alcamese. Viceversa, il legale dell’ex vicesindaco ha informato il collegio dei giudici dell’esistenza di un procedimento giudiziario in merito che è stato archiviato presso il tribunale di Trapani. La prossima udienza del processo in corso si terrà invece il 25 settembre e verranno ascoltati i testimoni delle lista della difesa di Marianna Cottone.

Linda Ferrara

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